04/07/2025, 11.38
MYANMAR
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I fondi europei dietro la cybersorveglianza cinese in Myanmar

Un’inchiesta di Finance Uncovered ha rivelato che quasi 40 milioni di dollari provenienti da fondi per lo sviluppo di Regno Unito, Norvegia e Danimarca sono stati investiti in un compagnia che in Myanmar opera infrastrutture e tecnologie legate alla sorveglianza digitale. Le accuse coinvolgono software sviluppati in Cina e usati per intercettare comunicazioni, bloccare VPN e monitorare gli utenti. Sistemi che dopo il colpo di Stato del 2021 hanno permesso alla giunta militare di ampliare il controllo sulla rete. 

Yangon (AsiaNews) – I finanziamenti per lo sviluppo di alcuni Paesi europei sono stati investiti in una compagnia di telecomunicazioni cinese che si occupa di videosorveglianza in Myanmar. A rivelarlo è stata un’inchiesta di Finance Uncovered, secondo cui quasi 40 milioni di dollari provenienti da fondi per lo sviluppo europei sono stati investiti nella compagnia Frontiir, che fornisce servizi del Myanmar, un Paese da oltre quattro anni devastato dalla guerra civile. Secondo le indagini, l’azienda ospiterebbe nei propri data center sofisticate tecnologie cinesi di sorveglianza, che consentirebbero alla giunta militare birmana di intercettare comunicazioni, monitorare le attività online e bloccare i sistemi VPN utilizzati dai cittadini per accedere a notizie e social media.

Il sistema è costituito da strumenti sviluppati da Geedge Networks, azienda di cybersicurezza co-fondata da Fang Binxing, l’architetto del cosiddetto "Great Firewall" cinese, che blocca la navigazione degli utenti su temi ritenuti controversi da Pechino. Gli altri strumenti sono il Tiangou Secure Gateway, in grado di decrittare traffico cifrato, e il sistema Cyber Narrator, che analizza in tempo reale i dati di navigazione degli utenti e consente alle autorità di identificare minacce sulla base del comportamento online. 

Frontiir, che opera con il marchio Myanmar Net, ha respinto ogni accusa, affermando di non aver mai costruito o progettato sistemi di sorveglianza e di non aver mai collaborato con il governo birmano per intercettare comunicazioni. Tuttavia, la documentazione ottenuta durante l’inchiesta mostra che nel novembre 2020 l’azienda aveva elaborato una proposta per un sistema di “intercettazione legale”, su richiesta del precedente governo guidato da Aung San Suu Kyi. Il progetto, mai realizzato, prevedeva il tracciamento della posizione degli utenti, l’accesso ai contenuti multimediali e la lettura di messaggi ed email, ma sotto garanzia di un mandato legale. Dopo il colpo di Stato del febbraio 2021, ogni intento di regolamentare tali attività è stato abbandonato, e l’esercito ha al contrario ampliato gli strumenti di controllo digitale.

La vicenda ha messo in difficoltà i partner europei di Frontiir: il fondo britannico British International Investment (BII), sotto il controllo del Foreign Office, ha investito nella compagnia 26 milioni di dollari. La norvegese Norfund ha partecipato con 3 milioni e l’agenzia danese IFU con altri 10,5 milioni. I fondi, trasferiti tramite il Myanmar Opportunities Fund II nel 2019, quando il Paese era ancora su un percorso democratico, erano destinati a estendere l’accesso a internet alle fasce più vulnerabili della popolazione. Tuttavia, dopo il golpe militare del 2021, nessuno dei tre enti ha ritirato il proprio sostegno.

Secondo fonti interne, vendere ora le quote vorrebbe dire lasciarle a compratori cinesi, diminuendo ulteriormente il controllo sulle attività dell’azienda. Alcune ONG locali hanno quindi invitato gli investitori europei a restare, per evitare di abbandonare il Paese nelle mani del regime birmano e dei suoi alleati.

Nel frattempo Frontiir ha visto crescere i profitti: nei sei mesi successivi a settembre 2021, ha registrato un utile netto di 4,8 milioni di dollari. Parallelamente, la compagnia ha contribuito all’infrastruttura del dipartimento governativo responsabile della cybersorveglianza, installando cavi in fibra ottica nella sede del Dipartimento per l’Informazione e la Sicurezza Informatica, ancora in uso dopo il colpo di Stato. Frontiir ha giustificato l’operazione come un requisito di licenza e ha assicurato che le linee non sono mai state attivate.

Le sanzioni imposte dal Regno Unito e dall’Unione europea impediscono alle aziende di fornire tecnologia di sorveglianza alle autorità del Myanmar, ma trattandosi di investimenti indiretti, i fondi non rientrano nell'embargo internazionale. 

In seguito al colpo di Stato, l’esercito birmano ha intrapreso una vera e propria guerra digitale contro i propri cittadini. Oltre 2.000 persone, per esempio, sono state arrestate per post considerati ostili alla giunta. 

Già nel 2021 la compagnia norvegese Telenor si era ritirata dal Paese dopo aver ricevuto pressioni per attivare un sistema di intercettazione, ritenuto incompatibile con le leggi internazionali. Secondo un ex dipendente, oggi nessun fornitore internet può operare in Myanmar senza dare accesso ai dati degli utenti.

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