26/09/2023, 08.59
RUSSIA
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I popoli minori della Russia non riconoscono le elezioni

di Vladimir Rozanskij

Con un comunicato comune i leader autonomisti di tatari, circassi, scandinavi, baskiri e attivisti di altre minoranze sconfessano i risultati delle elezioni amministrative tenute in tutto il Paese due settimane fa. Il voto pesantemente condizionato dalla repressione di ogni voce alternativa a Putin viene definito una "vergognosa farsa politica" in una "Federazione russa che non ha un futuro"

Mosca (AsiaNews) - I vari movimenti regionalisti e di liberazione nazionale, che rappresentano i popoli nativi e le regioni “colonizzate” della Federazione russa, hanno diffuso un comunicato in cui dichiarano di non riconoscere gli esiti di quelle che definiscono le recenti “pseudo-elezioni” amministrative nei vari soggetti federali dello scorso 8-10 settembre, che hanno interessato anche le regioni occupate e “annesse” dell’Ucraina.

L’appuntamento elettorale, secondo il comunicato, è stato organizzato “dal regime criminale russo, guidato dal criminale internazionale Vladimir Putin”. I movimenti indipendentisti dichiarano di non riconoscere “questa vergognosa farsa politica”. In una fase di aggressione bellica, di imposizione sempre più esplicita della dittatura e di privazione dei diritti dei cittadini dei propri diritti e libertà, con la chiusura dei mezzi d’informazione indipendenti e degli istituti di difesa sociale, nel pieno delle repressioni politiche e della persecuzione dei “diversamente pensanti”, queste elezioni hanno mostrato in modo ancora più evidente che “la Federazione russa non ha un futuro, e il regime putiniano non gode di un reale consenso delle persone, sta vivendo in realtà i suoi ultimi giorni”.

Sono state elezioni menzognere del ruscismo, il regime russo-fascista, da parte di un Paese-terrorista guidato da criminali di guerra, si afferma nel comunicato. La contrapposizione ad esso, secondo i rappresentanti dei popoli della Russia, “è possibile per molte altre vie, compresa la resistenza armata, ma senza cercare di scendere al livello del sistema criminale putiniano”. Di certo oggi in Russia non sono possibili delle “elezioni oneste, e l’esistenza di questo Stato menzognero costituisce una minaccia a tutto il mondo civilizzato”. I popoli non russi propongono dunque di “smontare totalmente” la Federazione, creando una serie di nuovi Paesi indipendenti nelle “regioni colonizzate dalla Russia”, come una possibile garanzia della pace per tutti.

Il Comitato internazionale dei popoli nativi della Russia porta la firma di Sergej Antonov del movimento “Libera Udmurtia”, di Rafis Kašalov, primo ministro del governo del Tatarstan indipendente in esilio e cofondatore del movimento “Libero Idel-Ural” che unisce le varie nazionalità della zona degli Urali, di Meretuko Kenan Kaplan, presidente del Consiglio Unito della Circassia, di Denis Ugrjumov, del movimento “Libera Ingermanlandia” dei popoli scandinavi della Russia, di Ruslan Gabbasov, guida del movimento nazionale baškiro all’estero, di Aida Abrakhmanova del Centro sociale Pan-Tataro in Svezia, di Petr Khlebovič dell’opposizione anticomunista in Polonia e copresidente della sezione orientale di “Solidarnost combattente”, e di molte altre personalità da tempo impegnate a promuovere l’autonomia di questi popoli. Attivisti, politici e studiosi che agiscono anche dal Kazakistan, dalla Bielorussia, dalla regione russa di Smolensk al confine con Polonia e Bielorussia e da varie zone della Siberia e del Caucaso.

I firmatari ricordano che “nella storia ogni popolo deve affrontare delle prove, ci sono i giorni della gioia e quelli della tristezza, e noi dobbiamo sempre onorare la memoria dei nostri avi, dei nostri eroi nazionali, che con il proprio sacrificio, rischiando e perdendo la propria vita, hanno difeso gli interessi dei popoli, delle regioni e degli Stati”. Dal poeta ucraino Taras Ševčenko a Nelson Mandela, gli esempi da seguire non mancano, in tutti i Paesi del mondo.

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