04/12/2012, 00.00
EGITTO
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Il Cairo, decine di migliaia assediano il palazzo presidenziale. Morsi fugge per sicurezza

Cariche della polizia per tenere lontano i manifestanti. Il bilancio è di 18 feriti non gravi. Giovani, leader dei partiti democratici, membri delle istituzioni, sono giunti da tutte le parti del Cairo e da altre zone del Paese per la "marcia dell'ultimo avvertimento". Obiettivo: costringere il presidente a un passo indietro. Si rompe il fronte comune dei giudici per il boicottaggio del referendum.

Il Cairo (AsiaNews) - Decine di migliaia di persone si sono scontrate con la guardia repubblicana davanti al palazzo presidenziale, nelle violenze sono rimaste ferite 18 persone, nessuna in modo grave. Fonti vicine alla presidenza affermano che Mohamed Morsi avrebbe abbadonato per sicurezza la sua residenza. Ieri, partiti democratici e membri delle istituzioni hanno chiamato all'adunata generale contro il presidente e il referendum sulla costituzione provvisoria scritta solo dagli islamisti. La "marcia dell'ultimo avvertimento" è partita oggi alle 17 (ora locale) dalla moschea di Rabaa al-Adawaya, nel quartiere di Nasr, e dalla moschea di el-Nour ad Abassya, dirigendosi verso il palazzo presidenziale di Heliopolis, per mostrare ai Fratelli musulmani che almeno il 50% della popolazione non è con loro. Le immagini trasmesse in diretta dal network al-Jazeera, ma solo nella versione in arabo, mostrano decine di migliaia di persone accalcate davanti al palazzo.  Un'altra manifestazione è stata allestita in piazza Tahrir, divenuta ormai uno dei luoghi simbolo delle proteste democratiche degli egiziani. 

Le forze dell'ordine temono scontri, anche armati, fra democratici e islamisti. Ieri, Nasr Abdelsalam, storico leader della Al-Gamaa Al-Islamiya ha lanciato un appello ai giovani leader delle proteste di evitare in tutti i modi manifestazioni violente. I capo islamico ha fatto un esplicito riferimenti alla Chiesa copta, ortodossa e cattolica, affinché controlli lo svolgersi pacifico delle manifestazioni, senza attacchi a palazzi, case, auto o persone. 

I primi a proporre una nuova grande manifestazione in contrasto con quella organizzata dagli islamisti a Giza lo scorso 1 dicembre sono stati i membri del National Salvation Front, gruppo che raccoglie tutti i leader dei partiti laici di opposizione. Fra essi vi sono anche i due ex candidati alle presidenziali Amr Moussa e Hamdeen Sabbahi, e Mohamed el-Baradei, premio Nobel per la pace ed ex capo dell'Agenzia internazionale per il nucleare. "L'Assemblea costituente è illegittima - afferma Hussein Abdel-Ghani, portavoce del gruppo - essa ha prodotto una costituzione sfigurata, che ha escluso le donne, i cristiani, i lavoratori e gli intellettuali. In modo pacifico, faremo tutto ciò che è in nostro potere per evitare questo nuovo assalto degli islamisti alle istituzioni del Paese". I leader fanno notare che gli islamisti hanno sempre mentito approfittando della situazione di caos. Alla vigilia delle elezioni presidenziali di giugno, dopo la vittoria di Giustizia e Libertà alle parlamentari di gennaio, lo stesso Morsi aveva garantito che i Fratelli Musulmani non avrebbero presentato alcun candidato per evitare di monopolizzare il potere. Poche settimane dopo presentò fra le critiche la sua candidatura, sottolineando però che la sua sarebbe stata solo una carica di mera rappresentanza, proprio per servire al meglio i cittadini egiziani. Oggi detiene tutti i tre i poteri: esecutivo, legislativo e giudiziario.

Intanto, l'adesione di un sindacato dei giudici alle scelte del presidente rompe il fronte compatto per il boicottaggio del referendum costituzionale del 15 dicembre. Oggi, Talaat Ibrahim Mohamed Abdullah, attuale capo della Corte di cassazione ed ex vice presidente della Corte costituzionale vicino ai Fratelli musulmani, ha annunciato che i giudici hanno terminato lo sciopero. Molti di loro collaboreranno con le autorità per preparare il Paese al voto. (S.C.)

 

 

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