08/03/2024, 13.20
THAILANDIA - MYANMAR
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Il Governo birmano in esilio critica l'assistenza umanitaria inviata da Bangkok

Il ministro Win Myat Aye ha dichiarato che teme la collaborazione della Thailandia con la giunta militare e ha proposto un meccanismo di aiuti parallelo. A novembre un gruppo di parlamentari dell'Asean aveva condotto una missione esplorativa al confine e aveva confermato i blocchi da parte dell'esercito del Myanmar nella distribuzioni dell'assistenza. Intanto il numero di sfollati interni è salito a 2,7 milioni.

Yangon (AsiaNews) - Il governo di unità nazionale (NUG) in esilio del Myanmar ha criticato le modalità di invio di aiuti alla popolazione birmana colpita dal conflitto civile che nel Paese imperversa da tre anni. 

In un’intervista alla testata The Irrawaddy, Win Myat Aye, ministro per gli Affari umanitari e la gestione dei disastri, ha dichiarato che il NUG accoglie con favore l'iniziativa del governo thailandese ma non è soddisfatto della sua attuazione. 

Secondo i dati delle Nazioni unite, 18,6 milioni di persone necessitano di assistenza umanitaria in Myanmar, mentre il numero di sfollati interni è salito a 2,7 milioni. 

La Thailandia ha intenzione di lanciare un corridoio umanitario, ma “non pensiamo che sarà efficace”, ha detto Win Myat Aye: “In precedenza, gli aiuti umanitari venivano forniti attraverso il Centro AHA”, il Centro di coordinamento dell’Asean per l’assistenza umanitaria sulla gestione dei disastri. “Ma il Centro AHA - ha continuato il ministro - deve fornire gli aiuti attraverso il regime. La consegna degli aiuti è controllata dal regime, quindi non è efficace nel raggiungere le persone bisognose. Ora, la Thailandia afferma che utilizzerà il Centro AHA per attuare la sua nuova iniziativa. È come ripetere un errore passato. Non ci saranno miglioramenti significativi se gli aiuti continueranno a essere forniti tramite il Centro AHA”.

Il mese scorso il governo thailandese, guidato dal primo ministro Srettha Thavisin, aveva annunciato la creazione di un centro al confine tra Thailandia e Myanmar per supervisionare la distribuzione di aiuti - inizialmente alimenti e forniture mediche – con l’aiuto della Croce rossa del Myanmar e della Thailandia. “Quando le forniture umanitarie arriveranno in Myanmar, la Croce Rossa si occuperà della distribuzione”, ha commentato Win Myat Aye. Tuttavia la Croce rossa “è sotto il controllo del regime e pertanto la consegna non sarà effettiva. Gli aiuti non possono raggiungere le persone in difficoltà nelle aree controllate dal NUG, dalle Forze di difesa popolare e dalle organizzazioni etniche”. L’iniziativa punta a raggiungere 20mila sfollati interni in tre località, uno sforzo “di piccola scala”, secondo il ministro del NUG, che teme inoltre una rivendicazione da parte del regime: “affermando di aver consentito l’assistenza umanitaria transfrontaliera con l’aiuto della Thailandia”, l’esercito birmano potrà “trarre enormi crediti da un progetto minuscolo. Non ci opponiamo a questa iniziativa. Stiamo solo suggerendo che accanto all’iniziativa venga implementato un meccanismo supplementare, alternativo o parallelo”, che il NUG ha proposto al governo thailandese dopo una consultazione con gli attori locali. A momento però non è chiaro se Bangkok accetterà la proposta.

A novembre dello scorso anno, i Parlamentari dell’Asean per i diritti umani e la People’s Empowerment Foundation avevano condotto una missione esplorativa nelle città di confine di Mae Hong Son e Mae Sariang, per valutare l'impatto del conflitto sulle popolazioni provenienti dagli Stati birmani Karen e Kayah. Nel loro rapporto conclusivo segnalavano i costanti blocchi dell’esercito birmano nella distribuzioni di aiuti umanitari ed evidenziavano i continui attacchi dell’aviazione contro i civili rifugiati nelle aree di confine tra il Myanmar e la Thailandia. “Nonostante le recenti perdite militari, la giunta del Myanmar rimane una grave minaccia per il benessere dei civili del Paese e i continui attacchi aerei e altre operazioni militari hanno portato a un numero crescente di sfollati interni e rifugiati lungo il confine con la Thailandia”, si legge ancora nel documento, che ricorda che a fornire assistenza umanitaria sono principalmente “organizzazioni della società civile guidate da donne”, “mentre la giunta ha bloccato le vie di accesso agli aiuti e ne ha trasformato la consegna in un’arma”.

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