02/02/2006, 00.00
VATICANO - QUARESIMA
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Il Vangelo, "strumento" per lo sviluppo dei popoli

di Piero Gheddo

Anche la pubblicistica cristiana trascura il fatto che le cause profonde favorevoli o di ostacolo allo sviluppo sono prima di tutto religiose, culturali, educative, di mentalità e strutture sociali.

Il tema "Vangelo e sviluppo" dei popoli è trascurato dalla pubblicistica cristiana e quasi assente anche nei molti convegni ecclesiali sul come combattere la fame nel mondo. Nel messaggio per la Quaresima 2006 Benedetto XVI affronta questo problema: "Il primo contributo che la Chiesa offre allo sviluppo dell'uomo e dei popoli non si sostanzia in mezzi materiali o in soluzioni tecniche, ma nell'annunzio della verità di Cristo che educa le coscienze e insegna l'autentica dignità della persona e del lavoro, promuovendo la formazione di una cultura che risponda veramente a tutte le domande dell'uomo". E' una verità non nuova nei documenti papali, nel Concilio Vaticano II (vedi la "Gaudium et Spes" e l'"Ad Gentes") e nelle assemblee episcopali (si veda quella di Puebla). Ma quando si scende dall'enunciazione teologica all'esame delle situazioni concrete di sottosviluppo, la tendenza dominante anche nella Chiesa, e in associazioni ed enti impegnati in campo sociale, è di attribuire le cause e i rimedi al sottosviluppo a fattori materiali, tecnici, politici, economici, ignorando le cause profonde che sono religiose, culturali, educative, di mentalità e strutture sociali favorevoli o di ostacolo allo sviluppo.

"La Civiltà Cattolica" lamentava anni fa (21 luglio 1991) che "il numero dei documenti ecclesiali riguardo al problema del debito internazionale è tale da rendere impossibile una panoramica esauriente: in pochi anni la macchina ecclesiastica ha prodotto più di 250 prese di posizione da parte di conferenze episcopali, di singoli vescovi, di gruppi ecclesiali". Ma se si cerca qualche documento o studio su "Vangelo e progresso dell'uomo" e su "Missione e sviluppo dei popoli" si rimane delusi: non c'è quasi nulla di specifico. Eppure Benedetto XV scrive nel suo Messaggio che "gli esempi dei santi e le molte esperienze missionarie che caratterizzano la storia della Chiesa costituiscono indicazioni preziose sul modo migliore di sostenere lo sviluppo". Giusto, ma chi nella Chiesa studia queste "esperienze missionarie", in modo che risultino esemplari per favorire lo sviluppo? Lo stesso mondo degli studi e dell'animazione missionaria in Italia studia e pubblicizza i problemi che riguardano le cause e i rimedi materiali al sottosviluppo (debito estero, aiuti economici, regole del commercio internazionale, ecc.), ma ignora quasi del tutto le esperienze dei missionari come modello dello spirito e delle tecniche per creare sviluppo.

Visitando da decenni i missionari in ogni parte del mondo, ho toccato con mano che qui in Italia parliamo di soldi, di multinazionali, di colpe della globalizzazione, mentre i missionari sul campo, descrivendo le cause del sottosviluppo, si riferiscono alla mancanza di educazione, alla corruzione delle élites, alle lotte intestine fra le etnie, a mentalità e culture fondate su visioni inadeguate dell'uomo e della donna, alle stesse religioni che, pur avendo anche valori da salvare, ostacolano lo sviluppo; in una parola, mettono in risalto non i valori materiali, tecnici, finanziari, ma quelli culturali, educativi, religiosi. E spesso concludono: "Qui solo il Vangelo può cambiare queste situazioni disumane di miseria e di ignoranza".

E' quel che diceva la beata Madre Teresa: "La più grande disgrazia dell'India è di non conoscere Gesù Cristo". Sembrano parole assurde di fronte ad un paese di un miliardo e più di abitanti, con immensi problemi di diritti umani, economici, sociali, tecnici da risolvere. Ma Benedetto XVI le dà ragione citandola nel suo Messaggio, poiché noi crediamo, e la storia ce lo dimostra ampiamente, che "il primo contributo che la Chiesa offre allo sviluppo dell'uomo e dei popoli… (è) l'annuncio della verità di Cristo". Per cui un autentico sviluppo umano presuppone di assicurare a tutti "l'effettiva libertà religiosa". Il nostro tempo, con tutte le delusioni che ci riserva ogni giorno circa le ricette e gli sforzi per aiutare i popoli poveri, ci orienta a prendere sul serio il Messaggio di Benedetto XVI, potenziando le indagini e gli studi per dimostrare in modo molto concreto la verità di quanto già affermava Giovanni Paolo II: "Lo sviluppo dell'uomo viene da Dio, dal modello di Gesù uomo-Dio, e deve portare a Dio" ("Redemptoris Missio", n. 59).

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