26/11/2007, 00.00
INDIA - MYANMAR
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Il dramma dei piccoli profughi birmani in India

di Nirmala Carvalho
Montu Ahanthem, attivista per i diritti dell’infanzia, lancia un appello perché il governo indiano affronti il problema dei giovani rifugiati dal Myanmar a Moreh. Circa 200 minori nella zona vivono di prostituzione, sono sfruttati, ammalati e malnutriti.
Mumbai (AsiaNews) – In un momento in cui le sofferenze del popolo birmano sono tornate sotto i riflettori dei media internazionali, non dimentichiamoci anche delle enormi difficoltà che affrontano i profughi dal Myanmar in India. A ricordarlo ad AsiaNews è Montu Ahanthem attivista del gruppo per i diritti dell’infanzia, Manipur Alliance for Child Rights (MACR).
 
A Moreh, una piccola città al confine tra India ed ex Birmania, vicino Manipur, vivono centinaia di bambini che necessitano di tutto. Questa zona, da cui entra in India ogni genere di consumo, compresa l’eroina, ha visto negli ultimi anni anche un grande flusso di rifugiati da tutto il Myanmar.
 
In tutto – racconta Ahnthem – sono circa 200 i piccoli birmani che vivono a Moreh e nei villaggi più interni di Zoldam, Zangoulen, Changtung e T. Nampao. La zona è popolata da tribù Kukis Chin. Questi minori necessitano di cure particolari e non dispongono di nessun sostegno economico: i genitori come unico mezzo di sostentamento entrano nel giro della prostituzione. Il risultato è che molti di loro finiscono su una strada, costretti a lavorare come “schiavi del sesso per mantenere la loro stessa famiglia”. Le bambine diventano prostitute e molti altri vengono abusati o sfruttati. L’attivista continua raccontando di “denutrizione, malaria, dissenteria e scabbia”. Senza contare traumi psicologici e “l’alto rischio di contagio da Hiv/Aids a cui sono esposti”.
 
La necessità di procurarsi ogni giorno da vivere, inoltre, rende impossibile per i bambini andare a scuola. Le comunità cristiane presenti nella zona stanno aiutando i rifugiati birmani, offrendo un minimo di cure mediche. Ma anche la stessa MACR “non può fare molto”.
 
L’attivista lancia infine un appello al governo indiano, perché metta in agenda, tra le “sue priorità”, l’assistenza ai giovani rifugiati birmani. La situazione politica locale, però, è molto tesa e non incoraggia alcun intervento di sostegno. L’area di Moreh è sotto il controllo dell’esercito indiano, che vigila sui confini per bloccare il narcotraffico, il contrabbando e le infiltrazioni di gruppi ribelli.
 
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