26/09/2012, 00.00
ISLAM
Invia ad un amico

Il film e le vignette su Maometto: per occidente e islam è tempo di una laicità sana

di Samir Khalil Samir
Il mondo islamico risente di una frustrazione plurisecolare e reagisce in modo emozionale ad ogni minima critica. Allo stesso tempo l'occidente provoca senza ritegno e rispetto. Per uscire dal conflitto di civiltà, la soluzione è seguire il papa di Regensburg o della Ecclesia in Medio Oriente. Anche i musulmani devono imparare a non offendere ebrei, cristiani e altre religioni. Piuttosto che tarpare la libertà di critica, meglio attuare critiche, ma secondo la ragione.

Beirut (AsiaNews) - Ora che le fiammate e gli scontri si sono sedati, possiamo ripensare alla pubblicazione del film anti-islam ("L'innocenza dei musulmani")  e alle vignette blasfeme su Maometto (pubblicate a Parigi su Charlie Hebdo) per cercare di comprendere cosa ha provocato l'ondata di reazioni violente, che hanno causato la morte di decine di persone, centinaia di feriti e distruzioni senza numero.

Il concetto di libertà è quasi sconosciuto nel mondo islamico

Analizzando la situazione, la prima cosa che emerge è che nei Paesi musulmani il concetto di libertà di espressione è sconosciuto, perché viviamo in regimi che sono in pratica delle dittature, che soffocano questo diritto. Quando qualcuno fa o dice qualcosa, l'intera comunità si sente aggredita e reagisce contro la comunità dell'altro (in questo caso gli Usa per il film; la Francia per le vignette). Tutto questo è assurdo ma comprensibile, perché le comunità islamiche, in genere, non hanno ancora scoperto e sperimentato la libertà individuale di coscienza e di parola.

Un altro punto da mettere in luce è il tipo di reazione: a un discorso si risponde con un discorso, a un'immagine con un'immagine; alla violenza si può rispondere con la violenza... Ma non vi è alcun diritto a rispondere ad un film con la violenza di cui siamo stati testimoni.

Il film è sì violento, ma di un altro tipo di violenza, che ha bisogno di una qualità diversa di risposta. Il trailer del film che ho visto è di una grande mediocrità ed aggressivo. L'aggressività, eticamente non è una cosa buona, ma la gente ha diritto di aggredire almeno a parole. E questo almeno finché non c'è un accordo internazionale che dica che le religioni sono un argomento tabù. In tal caso questa aggressività diviene illegittima.

Andando più a fondo, dobbiamo ricordare che nel mondo musulmano in cui viviamo è presente una frustrazione grandissima perché ci sentiamo molto in ritardo riguardo al resto del pianeta, mentre una volta eravamo molto avanzati; eravamo i pionieri in tante scienze: astronomia, matematica, medicina, filosofia, ecc. Questo ci rende vulnerabili e ipersensibili a qualunque cosa: basta che qualcuno faccia anche una velata allusione alla nostra situazione, e noi ci sentiamo aggrediti. Dobbiamo imparare a convivere con le nostre frustrazioni.

Non limitare la libertà, ma la provocazione non aiuta

Purtroppo, fra di noi ci sono pure persone che usano queste emozioni del mondo musulmano, ampliate dall'ignoranza e dalla povertà,  per andare contro all'occidente, per motivare questa lotta. Invece varrebbe la pena guardare le cose con più razionalità, rispondendo secondo ragione alle accuse e alle aggressioni, mostrando loro le ingiustizie e le falsità che commettono.

L'occidente, da parte sua, invece di aiutarci ad educare questa sensibilità estrema, cerca di limitare la libertà dei suoi membri. La libertà non deve essere limitata.  Però l'individuo deve imparare che la provocazione e l'aggressione spirituale non portano frutto.

Tanti ora invocano "più senso di responsabilità dei Paesi occidentali". Ma nel caso del film non è implicato nessun Paese occidentale o governo: esso è l'opera di un individuo o di un gruppo di individui; negli Stati Uniti vi è libertà di esprimersi finché non si fa del torto a persone o comunità. Non dobbiamo limitare la libertà. Dobbiamo avere più etica, questo sì.

Limitare la libertà perché noi, nel mondo arabo, non la sopportiamo, è inaccettabile! Dobbiamo imparare a usare dello spirito critico in tutti i campi, compreso il campo religioso. Finché non avremo imparato ad usare lo spirito critico verso i nostri testi sacri (Bibbia, Vangelo, Corano, ecc.), non potremo dialogare, e ancor meno liberarci dal nostro fondamentalismo.

L'Islam attacca ogni giorno cristianesimo e ebraismo

D'altra parte, è falso pensare che l'Occidente sia il solo a criticare l'altro (in questo caso l'Islam). Il mondo islamico critica tutti i giorni l'Occidente. Il problema è nel modo di farlo. Calunniare l'altro, dire il falso, non fa parte della libertà della persona. Questo film comporta anche calunnie e falsità, accanto agli elementi di verità. E questo non è etico.

Ma anche il mondo islamico deve fare il suo esame di coscienza. Ad esempio, ogni giorno l'islam attacca cristianesimo e ebraismo nei libri - anche nei libri scolastici -, e nei discorsi degli imam, insegna spesso falsità, eppure nessuno dice nulla.

Un esempio: tutti i giorni sentiamo dire che "la Bibbia è stata manipolata, e falsificata (tahrif al-Ingil)", senza mai dare la minima prova della falsificazione. Ma questa è un'offesa verso ciò che noi abbiamo di più sacro! Oppure dicono su Gesù Cristo cose che sono non vere. Ma loro le annunciano, le ripetono, le propagano. I musulmani (come i cristiani, gli ebrei, e tutti quanti) devono imparare ad essere più ragionevoli, e noi - in questo caso noi cristiani - dobbiamo imparare il diritto a rispondere a queste accuse e falsità con argomenti razionali.

Seguendo Benedetto XVI, dobbiamo superare il momento dell'emozione e della reattività, per affermare la ragione. Qui, la parola ‟ragione" è quella che lui ha definito nel suo discorso a Regensburg, che comprende la dimensione spirituale ed etica.

Il papa afferma che l'occidente ha separato la razionalità dalla sua dimensione spirituale ed etica. E questo si vede in questo filmetto o in queste vignette; ma il mondo musulmano, a sua volta, ha svuotato la fede della razionalità e naviga solo nell'emozionale. In tal modo il conflitto fra culture e civiltà è inevitabile.

Libertà e razionalità, laicità e religione

Per uscire da questa situazione ognuno ha un passo da fare, ma non posso impedire la libertà, né ridurla, rimanendo inteso che nessuno ha la libertà di calunniare e di dire il falso. Agli occidentali, devo dire: dovete correggere la vostra razionalità con un minimo di etica; e ai musulmani, che devono correggere la loro religione ampliandola alla razionalità e all'universalità.

Nei discorsi svolti durante la sua visita in Libano e nell'esortazione apostolica Ecclesia in Medio Oriente, Benedetto XVI parla di laicità sana e di fondamentalismo (nn. 29 e 30), che sono i problemi di cui stiamo discutendo. Il papa dice che occorre un equilibrio fra politica e religione, senza escludere nessuna delle due. La laicità sana permette un legame fruttuoso fra il politico e il religioso.

Il Libano sembra più aperto a questa doppia dimensione dando spazio ad ogni gruppo religioso e nello stesso tempo garantendo una legge comune a tutti, che aiuta la convivenza. Questo modello può aiutare i Paesi arabi e musulmani, dove spesso politica e religione coincidono, eliminando la libertà, Ma può aiutare anche l'occidente, che nella visione secolarista ha eliminato il religioso.

Vietare le critiche alle religioni e all'ateismo?

Ora vi sono diverse organizzazioni che chiedono misure internazionali per frenare questi casi di offese alle religioni. Il gruppo più importante che ha fatto questo passo è l'Organizzazione dei Paesi islamici.

Ma i Paesi islamici rischiano di usare queste direttive anti-blasfeme come avviene in Pakistan, attaccando tutti coloro che non sono musulmani (cristiani, indù, sikh, baha'i, ecc..). Se vogliamo dare alcune direttive generali per non offendere le religioni, siamo d'accordo; ma se questo significa tagliare le ali della libertà e della ragione, per cui non si può più parlare di elementi da correggere in una religione o un'altra, non sono d'accordo.

Per questo è molto pericoloso accettare questa proposta, ma è anche vero che dobbiamo metterci d'accordo a livello universale sul rispetto dei diritti umani, compresi quelli religiosi. Cominciamo ad applicarli in modo totale, dato che né in occidente, né nel mondo islamico i diritti umani sono applicati in pienezza, sebbene in occidente ci sia qualcosa di più.

Purtroppo, nei Paesi islamici, ad esempio, la libertà di coscienza è inesistente. Secondo la legge islamica, un musulmano che si converte all'ebraismo, al cristianesimo o a un'altra religione, merita la morte. Ma questo è contrario alla Carta universale dei diritti dell'uomo. Addirittura, i musulmani hanno scritto una loro ‟Carta islamica dei diritti dell'uomo"; ma se è "islamica" non è più universale!

Ogni religione deve portare il suo contributo alla riflessione ma per arrivare tutti insieme, religiosi e atei, a un nuovo umanesimo. Questo è lo sforzo che si fa all'Onu o all'Unesco. Tale sforzo deve essere potenziato.

 

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Patriarca Rai ai leader musulmani: No agli insulti contro le religioni
24/09/2012
Islamabad, la "stupida" violenza nel giorno dell'amore per il Profeta: 23 morti e 200 feriti
22/09/2012
P. Samir: I tabù dei musulmani, la falsa libertà dell'occidente
21/09/2012
Mosca bandisce il film anti-islam: "estremista". Youtube a rischio
02/10/2012
Mindanao, leader musulmani appellano alla calma sul film anti-islam
29/09/2012


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”