06/10/2025, 10.28
COREA DEL SUD
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Il giorno del Chuseok (con sempre meno giovani)

di Lisa Bongiovanni

Secondo un sondaggio condotto dal Korea Rural Economic Institute solo il 40,4% degli intervistati ha dichiarato che avrebbe organizzato il Charye - uno dei rituali che caratterizzano l'odierna festa tradizonale del raccolto. Nel 2016 erano il 74,4%. Un indice delle trasformazioni della società coreana. Per le giovani generazioni la festività che segnava il ritorno nella città d'origine è diventata la stagione dei viaggi all'estero.

Seoul (AsiaNews/Agenzie) - In Corea del Sud oggi è il giorno del Chuseok, una delle più importanti festività della tradizione.Quasi 500mila veicoli si sono spostati da Seoul verso la provincia, per riunirsi con la famiglia in vista della giornata di oggi. Un sondaggio condotto dal Korea Rural Economic Institute (Krei), però, mette in luce come anche questa tradizione stia subendo l’effetto dei repentini mutamenti nella società coreana. Solo il 40,4% degli intervistati, infatti, ha dichiarato che avrebbe organizzato il Charye - uno dei rituali che caratterizzano la giornata - rispetto al 74,4% del 2016, sottolineando una tendenza destinata a proseguire. Il Krei ha attribuito questa diminuzione a diversi fattori come la semplificazione delle usanze, l'aumento delle famiglie più piccole e il cambiamento dei valori tra le giovani generazioni.

Il Chuseok, o Festa del Raccolto, cade il quindicesimo giorno dell’ottavo mese del calendario lunare. Richiama le radici agricole del Paese celebrando i raccolti autunnali che garantivano la sopravvivenza o una buona qualità della vita in vista dell’arrivo dell’inverno. È conosciuto internazionalmente come la “Festa del Ringraziamento coreana”, nascendo come occasione per ringraziare la natura e gli antenati, in linea con le radici confuciane di questa festività.

La giornata è scandita da una serie di riti e si apre con il primo di questi: il “Charye”. La famiglia si riunisce attorno a una tavola imbandita da numerose pietanze disposte seguendo i punti cardinali. Un liquore di riso viene versato in ogni bicchiere presente sulla tavola in corrispondenza di ciascun antenato. Tutto ciò viene offerto agli avi. I piatti, infatti, vengono preparati privi di aglio e cipollotti perché, come in altre culture, sono considerati un repellente per gli spiriti ultraterreni e rischierebbero di allontanarli. Una volta che la tavola è pronta, tutti i membri della famiglia si inchinano seguendo un ordine gerarchico dettato dall’età. Si bruciano dei bastoncini di incenso per invitare gli spiriti degli antenati e la finestra viene aperta come a farli entrare. Concluso il Charye, arriva il momento per tutti i commensali di mangiare. Tra i piatti più comuni spiccano i Jeon, frittelle salate di verdure, pesce o carne; i Japchae, noodles di patate saltati in padella; e i Songpyeon, ravioli dolci di riso a forma di mezzaluna con un ripieno di fagioli, castagne, sesamo o miele, cotti al vapore su aghi di pino per un aroma particolare. Si dice che sorseggiando l’acqua che gli antenati hanno bevuto durante il rituale, le paure scompaiono.

Dopo aver mangiato, le famiglie si recano alle tombe degli antenati e le ripuliscono dalle erbacce cresciute durante l’estate: un gesto chiamato beolcho, parte della pratica del Seongmyo. La giornata prosegue attraverso altri eventi conviviali. Tra questi il Ssireum, una forma di lotta tradizionale in cui i partecipanti si sfidano a far cadere l’avversario di schiena con solo l’uso delle braccia. Al calare della sera ci si riunisce per il Ganggangsullae, una danza - dal 2009 Patrimonio culturale immateriale Unesco - che vede soprattutto le donne ballare in cerchio indossando l’abito tradizionale, l’Hanbok, cantando e inscenando momenti di vita rurale. È una preghiera per un raccolto abbondante. La giornata si conclude uscendo all’aperto per guardare la luna piena, che si dice essere la più grande e luminosa dell’anno.

Il calo nella partecipazione ai riti tradizionali è trainato soprattutto dalle nuove generazioni. Per molti giovani il Chuseok non coincide più con il ritorno nella città dorigine, ma diventa unoccasione per viaggiare allestero, spinti da una mentalità sempre più globale e dalla padronanza del digitale che offre nuovi modi di restare in contatto con la famiglia. Non a caso, in questi giorni di festività l'aeroporto internazionale di Seoul-Incheon prevede un record di 2,45 milioni di passeggeri. Secondo Justin Fendos, docente alla Dongseo University in Corea del Sud, le vacanze all’estero sono un indicatore interessante per visualizzare questa differenza generazionale: se per i quarantenni e cinquantenni la prima esperienza fuori dal Paese avveniva in media a 31 o 40 anni, per i ventenni e trentenni attuali letà scende a 21 e 26 anni. I risultati del sondaggio del Krei, però, sono ricollegabili anche a diversi altri fattori. La cultura del lavoro coreano, con i suoi ritmi serrati, rende difficile adempiere a tutta la complessità di riti come il Charye. Anche chi non rinuncia alla tradizione, infatti, la riadatta secondo esigenze moderne: i piatti tipici vengono sempre più spesso acquistati già pronti e la tradizionale danza del Ganggangsullae viene seguita in televisione. È in atto una fase di transizione in cui i rituali ancestrali si semplificano, si adattano, trovando nuove forme dentro una società che cambia rapidamente.

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