22/11/2004, 00.00
EGITTO – IRAQ
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Il mondo intorno al futuro dell'Iraq

Al via la conferenza della diplomazia internazionale: elezioni il 30 gennaio e sicurezza nazionale le priorità in agenda.

Sharm El Sheikh (AsiaNews/Agenzie) - Prendo il via oggi a Sharm El Sheikh, in Egitto, la due giorni per raggiungere un accordo internazionale sull'Iraq: i vertici della diplomazia mondiale si riuniscono per trovare una soluzione alla crisi irachena. Ieri, intanto, è stato annunciato che le elezioni per il parlamento iracheno si terranno il 30 gennaio; la nuova assemblea nazionale di transizione procederà alla formazione del governo e scriverà la nuova Costituzione definitiva del Paese. In origine la tornata elettorale era prevista per il 27 gennaio. La maggioranza sciita, oppressa a lungo sotto il regime di Saddam Hussein, appoggia le elezioni e si augura che non vi siano ulteriori rinvii; molti sunniti, al contrario, premono per spostare la data e minacciano di boicottare le urne.

Alla vigilia della conferenza internazionale è circolata anche una bozza della dichiarazione finale: in essa si ha il riconoscimento politico del governo Allawi; si chiede di rilanciare il ruolo delle Nazioni Unite e il processo di irachenizzazione; c'è la condanna del terrorismo e la richiesta ai Paesi confinanti (non nominati, ma tutti vi riconoscono in particolare Iran e Siria) di non ostacolare il processo di pace e si controllare le frontiere, onde evitare l'ingresso di terroristi; si richiamo gli Usa e il governo Allawi a moderare l'uso della forza.

La conferenza, organizzata dall'Egitto su richiesta di Baghdad, riunisce i Paesi confinanti con l'Iraq, i membri del G8, la Cina, la troika araba incaricata del dossier iracheno (Tunisia, Algeria, Barhein), Unione europea, Lega araba, Nazioni Unite e Organizzazione della conferenza islamica (Oci).

Il dibattito si concentrerà sulle elezioni generali del 30 gennaio: esse rappresentano la prossima tappa del processo politico avviato il 30 giugno scorso, con il trasferimento dei poteri dall'amministrazione civile della coalizione americana (Cpa) al governo ad interim di Allawi.

Baghdad ha già ricevuto 35 milioni di euro per finanziare lo scrutinio e chiede l'aiuto della

comunità internazionale per garantire la sicurezza durante le elezioni.

La stesura della bozza conclusiva del congresso è stata caratterizzata da serrate trattative fra Francia, Germania, Russia e Cina: ruolo delle nazioni Unite e ritiro delle truppe americane i punti salienti del confronto. Il testo sottolinea con forza il rilancio del ruolo dell'Onu nel processo di

democratizzazione dell'Iraq e afferma che il mandato della forza internazionale non è "illimitato".

La Francia non è riuscita a ottenere che alla conferenza partecipassero anche le "truppe militanti", i gruppi armati che in questi mesi si sono resi protagonisti di attentati e violenze come il movimento di Moqtada al Sadr.

Escluse anche in futuro eventuali trattative con i ribelli; si terrà invece una riunione con i rappresentanti politici e della società civile irachena per "condividere" i risultati del summit di Sharm El Sheik.

I vertici della politica mondiale hanno inoltre approvato la cancellazione dell'80% del debito estero dell'Iraq, vincendo le ultime resistenze della Russia. Francia, Germania e Russia avevano rifiutato di cancellare più del 50% del debito, mentre gli Stati Uniti auspicavano un taglio pari al 95%. Secondo Hans Eichel, ministro tedesco dell'economia, si cancellerà subito "il 30% del debito", una seconda parte - corrispondente ad un ulteriore 30% - verrà tagliata "in base a un programma elaborato dal Fondo monetario Internazionale", mentre il rimanente 20% "dipenderà dal buon esito del programma avviato dall'FMI".

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