23/04/2010, 00.00
VIETNAM - VATICANO
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Il presidente della Conferenza episcopale diviene arcivescovo coadiutore di Hanoi

di Nguyen Hong
Mons. Pietro Nguyen Van Nhon, vescovo di Da Lat, 72 anni, è coadiutore di mons. Giuseppe Ngo Quang Kiet, 58 anni. Molti sospettano che la Santa Sede si sia piegata alle pressioni del governo che vuole rimosso l’arcivescovo di Hanoi, “istigatore di rivolte”. In cambio ci sarebbero i rapporti diplomatici e il viaggio di Benedetto XVI in Vietnam. Ma lo stesso mons. Kiet afferma: La Santa Sede mi ha sempre appoggiato. I motivi sono la mia salute.
Ho Chi Minh City (AsiaNews) – La conferenza episcopale vietnamita ha informato oggi che mons. Pietro Nguyen Van Nhon è stato nominato arcivescovo coadiutore di Hanoi. La nomina è stata pubblicata ieri dal Vaticano e sta suscitando molte interpretazioni sui motivi di questa decisione.
 
Alcuni dicono che la nomina del coadiutore è il primo passo per allontanare l’arcivescovo di Hanoi, mons. Giuseppe Ngo Quang Kiet, inviso al governo. Ma lo stesso arcivescovo puntualizza: “La Santa Sede e la Conferenza Episcopale sono state sempre accanto a me, quando sono stato criticato”. I motivi all’origine della nomina del coadiutore sono solo legati alla sua salute.
 
Al presente, mons. Van Nhon, 72 anni, è vescovo di Da Lat e presidente della Conferenza episcopale. Dal ’91 al ’94 egli è stato vescovo coadiutore di Dalat, fino a divenirne ordinario nel ’94.
   
Egli è chiamato a collaborare e in futuro sostituire l’attuale arcivescovo di Hanoi, mons. Giuseppe Ngo Quang Kiet, 58 anni, da cinque anni nella capitale, già vescovo di Lang Son-Cao Bang, alla frontiera con la Cina, dal 1991.
 
Mons. Kiet è tornato ad Hanoi dal 9 aprile, dopo una lunga visita a Roma, per motivi di salute. Da almeno un anno si conoscono le sue povere condizioni di salute, ma si conoscono anche tutte le difficoltà e la forte opposizione che egli sopporta da parte del governo della città. Mons. Kiet ha infatti sempre appoggiato le denunce dei cattolici per l’esproprio illegale ad opera del governo della ex nunziatura di Hanoi e della parrocchia di Thai Ha. Per fermare manifestazioni e critiche, la polizia e teppisti al loro soldo hanno picchiato sacerdoti e laici; razziato chiese; imprigionato fedeli.
   
Il governo accusa mons. Kiet di essere “istigatore delle rivolte” e per questo ha scatenato contro il prelato anche una campagna stampa e manifestazioni per costringerlo ad abbandonare il posto, tanto che il suo arrivo a Roma il 4 marzo scorso era stato visto come una partenza definitiva dal Vietnam.
   
La nomina di un vescovo coadiutore (quindi con diritto di successione) più anziano dell’ordinario appare strana a molti e spinge i fedeli a domandarsi sulle ragioni. Parlando con la stampa locale, mons. Kiet tranquillizza tutti: “Mons. Pietro Nguyen Van Nhon – dice – è un vescovo molto rispettabile ed è degno di essere pienamente responsabile dell’arcidiocesi di Hanoi”.
 
Ma fra i cattolici si sussurra che il governo ha convinto Vaticano e Conferenza episcopale vietnamita ad allontanare mons. Kiet e che per questo sarebbe disposto  a pagare “qualunque prezzo, anche varando i rapporti diplomatici” e dare il segnale verde per una visita di Benedetto XVI in Vietnam per il 6 gennaio del 2011.
 
Secondo tali voci, per costringere il Vaticano ad accettare, il governo avrebbe anche bloccato una visita della sua delegazione a Roma, prevista per questo aprile. Tale visita doveva appunto far nascere una commissione per lo studio dei rapporti diplomatici fra Vietnam e Santa Sede.
 
La decisione vaticana di nominare mons. Van Nhon a coadiutore sembra essere il primo passo per la rimozione di mons. Kiet da Hanoi. La scelta di Van Nhon sarebbe dovuta alla sua particolare “facilità” a trattare con le autorità governative.
 
Fedeli, suore, sacerdoti e religiosi di Hanoi amano moltissimo mons. Kiet e sono dispiaciuti della sua partenza, ma “continueranno ad obbedire alla Madre Chiesa” anche con questa scelta.
Mons. Kiet ha risposto a tutte queste voci con un’intervista riportata su VietCatholic di ieri.
 
In essa egli precisa che, a causa del suo stato di salute, lui stesso ha domandato alla Santa Sede di essere rimosso dall’incarico. Ma né la Santa Sede, né la Conferenza episcopale hanno accettato che lui si ritiri. Mons. Kiet ribadisce più volte che anche nei momenti più difficili del suo rapporto col governo, “la Santa Sede e la Conferenza episcopale sono state sempre accanto a me, quando sono stato criticato”.
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