20/11/2020, 13.03
INDONESIA
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Imprenditore cattolico: agli affari unisco la compassione per i più poveri

di Mathias Hariyadi

La storia del 95enne Pandji Wisaksana, per cui l’età è un numero. Il Covid-19 gli impedisce di andare in palestra. Ancora oggi svolge le faccende quotidiane assieme alla moglie 90enne e gestisce le attività finanziarie. Dal padre cieco per il lavoro nelle miniere l’ispirazione per ridare la vista agli indigenti. La sua associazione ha garantito in 10 anni almeno 6mila operazioni gratuite di cataratta.

Jakarta (AsiaNews) - A 95 anni Pandji Wisaksana non ha in programma una particolare dieta e se la pandemia di Covid-19 non avesse colpito l’Indonesia, come il resto del mondo, andrebbe ancora oggi almeno due volte a settimana in palestra. Per lui l’età è solo un numero, mentre la memoria è ancora lucida e non ha bisogno di aiuti per le faccende quotidiane, comprese le transazioni bancarie e le attività finanziarie. E non si stanca mai di affermare il proprio essere un uomo d’affari e imprenditore di origini cinesi, nutrito e sostenuto da una profonda fede in Gesù Cristo. 

Fin da giovanissimo, il businessman cattolico indonesiano si è dato da fare per avviare una propria attività. Dalla prima impresa incentrata sulle risorse naturali fino ai pneumatici in gomma, egli si è poi dedicato ai materiali domestici in plastica sotto il celebre marchio “Pioneer”. Un nome che non manca mai nelle case degli indonesiani sin dal 1960. Il suo successo gli è valso il soprannome di “Padre della plastica in Indonesia”, mentre risale al 1975 la fondazione di PT Prakarsa Pralon, per la  produzione di tubi in Pvc di cui è stato un precursore. 

Pandji Wisaksana ha celebrato con tutta la famiglia i 95 anni il 27 giugno scorso. A luglio la moglie Trijuni Pandji ha raggiunto il traguardo dei 90 anni. La coppia ha tre maschi e due femmine, tutti con una carriera di successo nell’ambito lavorativo, e una grande perdita: la scomparsa degli figlio più piccolo, mentre si trovava negli Stati Uniti per un periodo di studi. 

“Per prima cosa - racconta ad AsiaNews - voglio sottolineare la mia profonda morale e la fede cristiana. Sono questi gli ingredienti, che mi hanno permesso di diventare quello che sono oggi, ancora in salute a livello fisico e ‘libero’ da un punto di vista finanziario. Tutto questo - aggiunge - anche grazie al fatto che non ho nemici e non porto alcun tipo di rancore verso gli altri”. 

“Negli affari - prosegue - abbiamo sempre deciso di attenerci al principio della responsabilità sociale di impresa, come azione obbligatoria prevista nel quadro delle normative della legge indonesiana. Tuttavia, credo anche nella responsabilità personale sul piano sociale poiché essa rappresenta una questione morale fondamentale, che ogni individuo è chiamato ad attuare”. Ancora giovanissimo, egli ha creduto nell’impegno sociale da affiancare all’ambito lavorativo, considerandoli un binomio inscindibile anche per la storia personale e di famiglia. 

Quando era ancora giovanissimo, infatti, ha visto suo padre - emigrato dalla Cina continentale all’isola di Bangka agli inizi del XX secolo - diventare cieco a causa delle difficoltà patite nel suo lavoro di minatore, senza adeguate misure di protezione. La perdita della vista del padre lo ha spinto a focalizzare l’attenzione e le iniziative benefico-umanitarie proprio in questo settore, cercando di dare speranza a quanti non erano più in grado di vedere o potevano farlo con grande difficoltà. 

Il suo attivismo e l’impegno in società lo hanno spinto ad aderire, nel 1971, al Lions Club del quale è ancora oggi uno dei membri più longevi. Nel 2006 è il promotore di una iniziativa chiamata “Gerakan MataHati” (movimento della coscienza) assieme ad altri imprenditori di primo piano del Paese, per garantire operazioni di cataratta ai più poveri e indigenti.

In questa sua esperienza ultra-decennale, il movimento ha garantito almeno 6mila interventi gratuiti in tutta la nazione, perché “dare la vista non è solo curare una mancanza - spiega Wisaksana - ma è anche trasformare la vita dei pazienti”. Essi, infatti, “diventeranno più indipendenti, potranno svolgere il loro lavoro e prendersi cura delle loro famiglie”. Resta il fatto che, per l’imprenditore cattolico, l’umanità non è una “operazione di marketing”, quanto piuttosto tracciare la via perché altri uomini facoltosi seguano le sue orme e si adoperino a favore degli altri, dei più sfortunati. 

Ha collaborato Royani Lim

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