14/09/2004, 00.00
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India, mosaico di fedi minacciato dal fondamentalismo induista

Il censimento nazionale smaschera le accuse induiste contro le minoranze religiose

New Delhi (AsiaNews) – Per la prima volta il censimento nazionale indiano ha radiografato la situazione religiosa nel Paese. Dai dati del censimento - realizzato nel 2001 e i cui risultati sono stati resi noti dal governo pochi giorni fa - risulta che i cristiani costituiscono il 2,3% della popolazione indiana. I fedeli cristiani sono circa 24 milioni, 8 milioni dei quali vivono nelle città e 16 nelle campagne.

Alcuni responsabili cristiani esprimono osservazioni a partire dalla pubblicazione del censimento, denunciando la campagna dei gruppi fondamentalisti indù contro le minoranze religiose. "Sorpresa" per il momento di pubblicazione del censimento è espressa da John Dayal, segretario generale dell'All India Christian Council, e da suor Mary Scaria, della Commissione Giustizia e pace dell'arcidiocesi di Delhi. "La ricerca è stata realizzata 3 anni fa, ma viene pubblicato solo ora, in un momento in cui le forze che si battono per l'Hindutva [l'ideologia indù, ndr], stanno lanciando una campagna per destabilizzare la società alla vigilia di alcune importanti elezioni locali". I gruppi sostenitori dell'ideologia induista sono il Bharatiya Janata Party (BJP), fino a maggio al governo in India,  e il Rashtriya Swayamsevak Sangh (RSS), il braccio militare del BJP.

L'attivista John Dayal afferma che il censimento smaschera alcune falsità della propaganda induista sulla presenza cristiana nel paese. "I fondamentalisti indù affermano che il nordest dell'India sarebbe totalmente cristiano e accusano i cristiani di aver operato conversioni di massa. Ma questa è una bugia" sottolinea Dayal. "Basta guardare le cifre: al di là del Nagaland (dove i cristiani sono il 90% dei 2 milioni di abitanti), negli altri stati della regione essi sono sempre una minoranza: 34% nel Manipur, 19% del Kerala, 1,9% del Chhatisgarh e 0,3% del Madhya Pradesh" sottolinea Dayal.

In occasione della pubblicazione del censimento, Vankaiah Naidu, alto esponente del BJP, ha dichiarato che i dati sulle religioni "sono motivo di grave preoccupazione per tutti coloro che si preoccupano dell'integrità dell'India nel lungo periodo". L'accenno di Naidu è al tasso di crescita della popolazione musulmana (36%), che sarebbe molto più alto rispetto a quello degli indù (20,3%).

A questo riguardo John Dayal denuncia il deliberato travisamento dei dati da parte di Naidu allo scopo di danneggiare la minoranza musulmana: "Sono stati inclusi il Kashmir e l'Assam [stati con una presenza islamica del 67% e del 30%, ndr], sempre esclusi dai precedenti censimenti del 1981 e del 1991. E' evidente lo scopo di tutto questo: dare una falsa impressione dell'aumento dei musulmani nel paese". In questo modo le accuse dei fondamentalisti indù ai musulmani  - di convertire molti indù all'islam - verrebbero confermate dalle cifre del censimento. I musulmani sono 138 milioni, pari al 13,4% della popolazione. Gli indù sono l'80,5%, i sikh l'1,9,i buddisti lo 0,8%.

La ricerca ha stabilito in modo ufficiale il numero degli abitanti indiani: 1 miliardo 28 milioni 610.328 gli abitanti che fanno dell'India il secondo Paese più popoloso del mondo.  I maschi sono più numerosi  (532 milioni) rispetto alle femmine (496 milioni).

Il censimento ha inoltre evidenziato i dati sulla povertà del Paese: metà delle case indiane non ha l'elettricità, 2 su 3 sono senza l'acqua corrente, 6 su 10 non dispongono di servizi igienici.

Ci sono 48 dottori ogni 100mila abitanti. L'analfabetismo raggiunge il 64,8% della popolazione, con una netta disparità fra uomini (75,3%) e donne (53,7%). L'analfabetismo femminile raggiunge il 63,8% nello Uttar Pradesh e il 60,1% nello Jharkhand. Un bambino su 4 non va a scuola; 25 milioni di bambini non sono mai entrati in un'aula scolastica. Dieci milioni di minori lavorano e vivono sulle strade. (LF)
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