03/10/2018, 14.53
VATICANO
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Indiani al Sinodo: Senza giovani non esiste la Chiesa di domani

Stamane in Piazza San Pietro la messa d’apertura del Sinodo. Coinvolgere di più le nuove generazioni, perchè la responsabilità della Chiesa è nelle loro mani. Calo di vocazioni. L’impegno per gli alluvionati del Kerala.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Ascoltare di più i giovani e coinvolgerli nelle iniziative della Chiesa; “svecchiare” le gerarchie ecclesiastiche e rinnovarle con nuova linfa giovanile; sostenere le famiglie nella formazione spirituale delle nuove generazioni. Sono i commenti espressi questa mattina in Piazza San Pietro a Roma da parte di alcuni indiani che hanno partecipato alla messa d’apertura del Sinodo dei vescovi dedicato ai giovani. Alcuni sostengono che i giovani sono attivi nelle associazioni cattoliche, altri invece evidenziano un vuoto nelle parrocchie dell’India, dove “si dà loro ancora troppo poco spazio”. Su tutto emerge una difficoltà nel comprendere le nuove generazioni, i loro sogni e le loro aspirazioni, ma viene anche ribadita l’urgenza di accompagnarle nel cammino di vocazione, discernimento e sostegno alla fede.

La necessità di capire i giovani e guidarli è proprio alla base dell’incontro sinodale voluto da papa Francesco. Negli ultimi giorni si sono rincorse le polemiche sulla loro scarsa partecipazione, evidenziando l’esiguo numero dei delegati ammessi agli incontri (36 da tutti i Paesi, contro i 266 partecipanti dei vertici della Chiesa), che non hanno diritto di voto e possono partecipare solo in qualità di “uditori”.

Nella moltitudine vi sono sr. Joshna e sr. Alekhya, della congregazione di Santa Maria Maddalena Postel, venute dall’Andhra Pradesh. Le religiose evidenziano un calo di vocazioni in India. Per porvi un freno, la loro comunità organizza ogni settimana un incontro con i catechisti della parrocchia, al termine della funzione domenicale. “Dobbiamo far riscoprire ai giovani la bellezza della fede, della preghiera, ispirarli a lavorare nella società e con i poveri”. Poi però aggiungono che non sono loro a incontrare i ragazzi, compito che è assegnato ai catechisti.

In seguito incontriamo Ranjith Kumar Pentareddy, diacono del Pime da Hyderabad. A San Pietro è con lo zio Vijay Kumar Duppimpudi, che sostiene: “Nella maggior parte delle parrocchie mancano delle iniziative dedicate ai giovani. In pochi partecipano agli eventi”. Senza giovani, replica Ranjith, “non esiste la Chiesa. È nostro compito attirarli e coinvolgerli di più nelle gerarchie. Essi devono avvertire che la responsabilità della Chiesa è nelle loro mani”. Inoltre “non devono aver paura di professare la loro fede, nonostante le tensioni scatenate dai nazionalisti indù”. Secondo Vijay, “dobbiamo anche ringiovanire i vertici e ripartire dall’educazione spirituale impartita nelle famiglie”.

A proposito di responsabilità, dal Kerala giungono esperienze differenti. Ne parlano p. Varghese Pirul, della diocesi di Arnakulam, e p. Jimmichan, segretario della Chiesa siro-malabarese. I ragazzi del loro Stato sono “molto attivi a livello di associazioni e movimenti: tra questi, Kerala Catholic Youth Movement, Siro-Malabar Youth Movement, Christian Life Charities, Catholic Mission League. Si incontrano una volta a settimana e svolgono diversi lavori. Anche nelle recenti alluvioni hanno distribuito generi di prima necessità e aiuti, portato soccorso alle persone in difficoltà”. Sono tutti giovani, conclude p. Varghese, “che hanno degli obiettivi nella vita, vogliono studiare, lavorare e affermarsi”.

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