07/12/2021, 12.32
TURCHIA
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Inflazione, guerra dei numeri: Ankara vieta l’accesso all’ufficio di statistica

La sicurezza vieta l’ingresso nella sede del Tuik a Kemal Kilicdaroglu, fra i principali leader dell’opposizione. I critici accusano l’istituto di scarsa trasparenza e credibilità. A Istanbul l’aumento dei prezzi su base annua è del 50%, l’inflazione colpisce soprattutto beni di prima necessità e carburante. 

Istanbul (AsiaNews) - I dati forniti dal governo turco sull’inflazione - che assieme al crollo della lira hanno innescato proteste di piazza - sono diventati elemento di tensione, con le opposizioni sugli scudi a lamentare scarsa trasparenza nei numeri ufficiali che definiscono “poco credibili”. Ad alimentare lo scontro, la decisione delle autorità di impedire l’accesso nella sede dell’Ufficio nazionale di statistica (Tuik) al parlamentare Kemal Kilicdaroglu, leader del Partito repubblicano (Chp) e fra i più autorevoli esponenti dell’opposizione. 

La vicenda si è verificata il 3 dicembre scorso, ma in queste ultime ore ha innescato nuove proteste con il fronte anti-governativo che attacca la leadership di Ankara, accusandola di manipolazione e scarsa credibilità. Secondo alcuni testimoni, le guardie di sicurezza da dietro le sbarre dell’edificio hanno invitato l’esponente dell’opposizione ad allontanarsi, aggiungendo che il divieto di accesso era stato emanato dal capo dell’istituto il quale risponde al presidente Recep Tayyip Erdogan.

Il crollo drammatico della lira turca (meno 45% rispetto al dollaro) ha determinato una rapida impennata dei prezzi e alimentato i sospetti di manipolazioni dei numeri da parte del Tuik, per coprire i dati reali. Erdogan ostenta sicurezza nonostante i numeri e difende una politica economica tutt’altro che ortodossa, che vuole mantenere bassi i tassi di interesse per stimolare crescita ed esportazioni grazie a una valuta competitiva. Per gli economisti il controllo dell’inflazione viene attuato mediante aumento dei tassi di interesse, una politica che il presidente turco considera “un male che rende i ricchi più ricchi e i poveri più poveri”.

Nel frattempo, un gruppo di economisti indipendenti, uniti nell’Inflation Research Group (denunciati in sede penale nei mesi scorsi proprio dal Tuik per le critiche espresse), ha elencato dati che smentiscono - di molto - quelli ufficiali. Una questione controversa e non di poco conto, perché sul dato relativo all’inflazione si giocano gli aumenti salariali, le pensioni, oltre agli affitti e alle tasse. L’aumento dell’inflazione ha eroso il potere di acquisto di una larga parte dei lavoratori: circa 20,5 milioni di persone vivono grazie a uno stipendio fisso, mentre altri 10 milioni fra i quali vedove, anziani e orfani si affidano alle pensioni o ai sussidi forniti dallo Stato.

Commentando il divieto di ingresso alla sede dell’ufficio di statistica, Kilicdaroglu ha definito del tutto “inaffidabili” i dati forniti e denunciato l’istituto per un episodio “senza precedenti nella storia repubblicana”. Immediata, e furiosa, la replica del governo per bocca del ministro degli Interni Suleyman Soylu che accusa il leader dell’opposizione di “emulare” terroristi e teppisti con la mancata “irruzione” nella sede del Tuik, difeso dallo stesso Erdogan secondo cui i vertici dell’istituto devono rendere conto solo “al presidente e ai ministri competenti”. 

Intanto non accenna a fermarsi la corsa dei prezzi, come emerge dai numeri forniti in queste ore e relativi a Istanbul, capitale economica e commerciale del Paese: il costo della vita è cresciuto del 50,18% su base annua, con il solo dato relativo agli affitti che fa registrare un più 71,43%. I dati Ipa (İstanbul Planning Agency) si basano su un paniere di 321 prodotti analizzati in 3mila diversi punti della metropoli: l’olio di semi di girasole registra una crescita del 137,59%, la farina di grano +109,14%, il carburante +102,72%, lo zucchero 90,71% e le uova del 40,21%. Il settore che ha fatto registrare la maggiore tendenza al rialzo è quello dello “svago e cultura” con il 21,11%; per Veysel Ulusoy, membro esecutivo dell’Inflation Research Group (Enag), l’inflazione “sta raggiungendo dei livelli incontrollabili”.  

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