25/07/2025, 08.22
ASIA CENTRALE-AFGHANISTAN
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Infrastrutture e commercio: la via centrasiatica per Kabul

di Vladimir Rozanskij

Pur senza arrivare al riconoscimento politico completato da Mosca, il Kazakistan ha firmato un'intesa coi talebani per un'importante linea ferroviaria. Anche Uzbekistan, Kirghizistan e Turkmenistan stanno promuovendo accordi con la benedizione di Pechino. Unica eccezione resta il Tagikistan, dove pesa ancora la questione delle discriminazioni della minoranza tagica in Afghanistan.

Astana (AsiaNews) - La Russia ha riconosciuto l’emirato islamico dell’Afghanistan, che ha ripreso il potere a Kabul quattro anni fa, mentre i Paesi dell’Asia centrale non si affrettano ad associarsi al riconoscimento, pur avendo aperto importanti linee di dialogo con il governo dei talebani, cercando di accordarsi sui progetti infrastrutturali e l’ampiamento delle prospettive di mercato. Dietro a questi movimenti locali c’è sempre l’occhio vigile della Cina, che potrebbe trarre i suoi vantaggi dal riavvicinamento degli afghani con i centrasiatici.

A inizio luglio si è recata in visita a Kabul un’importante delegazione dal Kazakistan, guidata dal vice-premier e ministro degli esteri Murat Nurtleu, incontrandosi con i vertici dei talebani e firmando un memorandum sui principi di costruzione e sfruttamento della ferrovia che dovrà unire l’Asia centrale con quella meridionale. Astana ha dichiarato il suo interesse a realizzare una tratta dalla città di Torgundi al confine con il Turkmenistan fino a Herat, che permetterà di trasportare grandi carichi di merci fino ai porti pakistani, con un investimento da mezzo miliardo di dollari, una somma paragonabile all’intero export di produzioni kazache in Afghanistan nel 2024.

Nurtleu ha assicurato che “l’Afghanistan è diventato uno dei partner più importanti per noi, e intendiamo aumentare gli scambi commerciali fino a 3 miliardi dollari”, con impegni espliciti da entrambe le parti. Il Kazakistan è pronto a moltiplicare le consegne di prodotti agricoli, carburanti e lubrificanti, fertilizzanti minerali e materiali dell’industria chimica. Prima di Nurtleu, ad aprile si era recato nella capitale afghana l’altro vice-premier del Kazakistan, Serik Žumangarin, che aveva espresso l’interesse di Astana per i siti minerari in Afghanistan, da dove erano stati prelevati dei campioni per le ricerche sulle caratteristiche dei metalli non ferrosi.

Il Kazakistan non ha accesso al mare, e la stragrande maggioranza delle sue consegne di petrolio sul mercato mondiale avviene attraverso la Russia, quindi logicamente cerca itinerari alternativi per raggiungere l’Oceano indiano, dovendo anche cercare altre possibilità di esportare la produzione agricola, visto che i russi stanno occupando tutto lo spazio di questo settore in Asia centrale. Anche l’Uzbekistan ha fatto importanti passi di avvicinamento al commercio con l’Afghanistan, e una delegazione da Taškent è giunta a Kabul una settimana dopo quella kazaca di Nurtleu, anch’essa per discutere di tratte ferroviarie. Il 18 luglio i rappresentanti di Uzbekistan, Pakistan e Afghanistan si sono accordati per l’elaborazione comune tecnico-economica dei progetti per il Corridoio Transcaspico, per unire Termez con la meta pakistana di Kharlachi.

Il Turkmenistan allo stesso tempo continua a sviluppare le trattative con i talebani per il gasdotto Tapi (Turkmenistan-Afghanistan-Pakistan-India), con la speranza di esportare il proprio gas nelle regioni asiatiche meridionali. Anche il Kirghizistan conta sull’attivazione di nuovi contatti con l’Afghanistan, dopo aver escluso i talebani dalla lista ufficiale delle organizzazioni terroristiche proibite nel Paese, seguendo l’esempio del Kazakistan, mentre in Uzbekistan e in Turkmenistan non erano mai stati messi all’indice.

L’unico governo della regione che finora si rifiuta di avere relazioni commerciali con Kabul è quello del Tagikistan, rendendo evidente che non esiste una strategia comune per tutta l’Asia centrale nel rapporto con i talebani. In questo caso è particolarmente sensibile la questione dello status dei tagichi in Afghanistan, che hanno perso tutte le proprie rappresentanze nelle amministrazioni centrali e locali dopo la presa del potere del 2021. Si tratta di una questione molto dolorosa per le autorità di Dušanbe, vista la notevole consistenza della minoranza tagica in Afghanistan. Su tutto rimane intensa l’attenzione di Pechino, considerando l’importanza dell’incrocio geostrategico dell’Afghanistan nell’apertura degli itinerari verso il Golfo Persico, che se connetteranno l’Asia centrale anche in direzione meridionale renderanno molto più significativo anche il Corridoio di Mezzo, la nuova direzione degli affari cinesi verso l’Europa, fattore decisivo del progetto One Belt-One Road su cui la Cina continua a investire molti miliardi di dollari.

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