Intellettuale indiana tribale rifiuta un premio per ‘solidarietà’ ai bambini palestinesi
Jacinta Kerketta ha declinato il prestigioso Room to Read perché co-sponsorizzato da aziende Usa che sostengono la guerra di Israele a Gaza (e in Libano). Lo scorso anno una scelta analoga per protesta contro gli abusi ai danni degli adivasi nel Manipur. Sacerdote indiano: un “passo coraggioso”.
Delhi (AsiaNews) - Quello di Jacinta Kerketta, giornalista, poetessa, assistente sociale e attivista “di aver rifiutato il prestigioso premio Room to Read” è un “passo coraggioso” perché, come riporta The Wire, il riconoscimento è “co-sponsorizzato da UsAid”. È quanto sottolinea ad AsiaNews p. Prakash Louis, gesuita della provincia di Patna, commentando la scelta dell’intellettuale e attivista indiana che, già in passato, si era distinta per aver declinato riconoscimenti per sostenere le proprie battaglie. Dietro la scelta di questi giorni, prosegue il sacerdote, vi è anche la precisa volontà di esprimere in modo fermo “la propria solidarietà ai bambini della Palestina”.
Nata nel 1983, Jacinta Kerketta, è una giornalista, poetessa e attivista di lingua hindi. I suoi componimenti e il suo giornalismo discutono e approfondiscono temi come l’identità Adivasi dei giovani, le proteste contro l’oppressione sistemica in India, la violenza di genere, specialmente contro le donne e lo sfollamento forzato di intere comunità. Forbes India l’ha nominata una delle 20 migliori donne del Paese capaci di raggiungere il successo e di affermarsi senza bisogno di aiuti esterni e provenendo da una famiglia senza risorse particolari.
Kerketta ha rifiutato di accettare il premio Room to Read Young Author Award del 2024, assegnato congiuntamente da UsAia e Room to Read India Trust, per la sua raccolta di poesie per bambini “Jirhul”, pubblicata da Iktara Trust’s Jugnu Publication, Bhopal. “Jirhul” esplora i diversi fiori presenti nelle foreste delle regioni adivasi, offrendo una prospettiva socio-politica unica attraverso la lente delle esperienze indigene.
La decisione di rifiutare il premio è profondamente radicata nelle sue preoccupazioni etiche. Ha espresso la sua disapprovazione nell’accettare qualsiasi riconoscimento che coinvolga gli aiuti statunitensi, in particolare quando migliaia di bambini soffrono a causa dei conflitti in regioni come la Palestina. La Kerkatta ha detto che i libri per i bambini sono importanti, ma gli adulti non sono stati in grado di salvare i bambini, migliaia dei quali vengono uccisi in Palestina.
L’attivista ha infine sottolineato l’ironia relativa a organizzazioni che promuovono l’educazione dei bambini e allo stesso tempo traggono profitto dall’industria delle armi, che ha contribuito alla morte di innumerevoli donne e minori nelle zone di conflitto. “È assurdo - ha detto la donna - che il business delle armi e l’interesse per i bambini vadano di pari passo quando migliaia di bambini vengono uccisi dalle stesse armi”. Lo scorso anno Kerketta aveva rifiutato un premio di India Today in segno di protesta contro la mancanza di rispetto nei confronti degli Adivasi del Manipur.
“Dato che l’élite statunitense - prosegue p. Louis - non si è espressa contro la continua guerra condotta da Israele contro la Palestina e il governo americano fornisce il suo sostegno, Jacinta ha rifiutato di accettare il premio”. Una scelta dettata anche dalla provenienza della donna, prima ancora attivista e difensore dei diritti umani che intellettuale: “Provenendo dalla cintura tribale di Jharkhand è stata in prima linea nel resistere a qualsiasi forma di sfruttamento e oppressione e nel sostenere i diritti degli emarginati, in particolare i tribali” ricorda il gesuita. “Rifiutando di accettare il premio, ha dimostrato il suo impegno per la causa di tutti gli oppressi e le vittime. Non ha limitato il suo impegno e la sua lotta solo ai tribali dell’India centrale, ma ha abbracciato l’umanità - conclude - schierandosi al fianco delle vittime della guerra di Gaza e soprattutto dei bambini”.
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