21/10/2023, 12.00
CINA
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Intelligenza artificiale, Pechino esplora la 'guerra cognitiva'

Nel dibattito sugli utilizzi delle nuove frontiere della tecnologia la dimensione militare sta assumendo sempre più peso. I furti di dati personali come arma per creare un contesto favorevole in caso di conflitto. Mentre l'esercito cinese studia la possibilità di tecnologie indossabili per "guidare" le decisioni dei propri soldati.

Milano (AsiaNews/Agenzie) - Il tema dell’intelligenza artificiale è emerso con forza in questi giorni al Forum sulla Belt and Road Initiative, l’evento voluto dal presidente cinese Xi Jinping per celebrare i dieci anni della “nuova via della seta”. Il Forum è stata l’occasione per criticare aspramente il blocco voluto dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden all’esportazione di tecnologia avanzata nella Repubblica popolare cinese. E per manifestare – al contrario – il parere favorevole di Pechino all’istituzione di un organismo Onu per il governo globale delle applicazioni dell’intelligenza artificiale.

La questione non è solo economica ma ha anche un ormai molto evidente risvolto militare: lEsercito popolare di liberazione cinese (PLA) è infatti sempre più concentrato sulla guerra intelligente”, sviluppando nuovi sistemi militari che si basano sullintelligenza artificiale e che alcuni esperti chiamano ormai la guerra cognitiva”. Il termine si riferisce a operazioni basate su tecniche e tecnologie volte a influenzare le opinioni (i bias) dei propri avversari in modo da plasmare anche le loro decisioni, creando così un ambiente strategicamente favorevole.

In Cina è in corso un dibattito attivo sulla guerra cognitiva e su come il suo sviluppo potrebbe attrarre molto i politici cinesi, in particolare nel contribuire a ottenere la vittoria a Taiwan senza luso di armi convenzionali”, commentava qualche mese fa al sito Japan Times Koichiro Takagi, esperto di tecnologia informatica militare e membro del think tank Hudson Institute con sede a Washington. Del resto quanto sia diventata importante lintelligenza artificiale per la sicurezza nazionale e le ambizioni militari della Cina fuori dai suoi confini è stato sottolineato dallo stesso Xi Jinping: a inizio ottobre, sottolineando limpegno di Pechino per lo sviluppo dellintelligenza artificiale e di altre tecnologie allavanguardia, ha espressamente associato il campo militare con quello civile.

Anche l’esercito statunitense sta lavorando per integrare lintelligenza artificiale con l’elaborazione delle informazioni e le armi senza pilota. Tuttavia, la guerra cognitiva aprirebbe una nuova frontiera non solo nel modo di fare la guerra, che un sistema politico come quello della Repubblica popolare cinese, caraterrizzato da un rigido controllo dell'informazione, renderebbe ancora più pericoloso: “La guerra cognitiva potrebbe dipanarsi anche tramite deep fake, ovvero la manipolazione accurata di video e immagini dellopinione pubblica a Taiwan”, aggiunge Takagi. E perché questo accada, secondo l’analista, la Cina non solo dovrebbe sviluppare le necessarie capacità di ingegneria informatica, ma anche accumulare una grande quantità di informazioni personali dettagliate.

Takagi, che ha studiato intelligenza artificiale e data mining (estrazione dei dati), ritiene che la Cina abbia già raccolto unenorme quantità di dati su funzionari governativi e comuni cittadini statunitensi attraverso diversi e capillari attacchi informatici. Nel 2015, l'Office of Personnel Management degli Stati Uniti, l'agenzia che gestisce la forza lavoro civile del governo, ha scoperto che alcuni dei loro file personali erano stati violati, inclusi milioni di moduli contenenti informazioni personali raccolte nei controlli dei precedenti di persone che richiedevano nulla osta di sicurezza del governo, insieme a registrazioni delle impronte digitali di milioni di persone. Sebbene non sia stata trovata alcuna prova definitiva sullorigine degli autori degli attacchi, le agenzie di Washington ritengono che lhacking sia stato opera di cellule che lavoravano per il governo cinese.

Non si è trattato di un incidente isolato. Cinque anni dopo, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha annunciato accuse contro quelli che ha descritto come quattro hacker cinesi sostenuti dallesercito” in relazione a un attacco informatico del 2017 contro Equifax, unagenzia di reporting del credito al consumo. Lintrusione ha portato al più grande furto conosciuto di informazioni di identificazione personale.

Nel frattempo nello scorso mese di agosto l’esercito cinese ha detto di essere al lavoro a una tecnologia indossabile e un sistema di supporto psicologico attraverso l’Ai” per migliorare le performance dei propri soldati in situazioni di combattimento reali: “Le persone sono sempre il fattore decisivo nell'esito di una guerra, e il funzionamento efficace delle persone dipende dal sostegno di una buona situazione psicologica e di una qualità psicologica stabile”, aggiunge l’analista.

C’è dunque anche tutto questo dietro alle restrizioni di Washington alla vendita alla Cina di chip avanzati per lintelligenza artificiale e il supercalcolo: “Queste restrizioni potrebbero essere molto efficaci, poiché sarà estremamente difficile per la Cina replicare nel breve termine i semiconduttori di fascia alta sviluppati sia negli Stati Uniti che a Taiwan”, conclude Takagi.

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