31/08/2022, 08.55
RUSSIA-CINA
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Invasione Ucraina: i russi delusi dai cinesi

di Vladimir Rozanskij

In sei mesi di guerra Pechino non si è mostrata partner affidabile per Mosca. Popolazione cinese poco interessata da quanto accade in Ucraina, se non per l’opposizione all’Occidente. Industrie e banche cinesi temono le sanzioni secondarie di Usa ed Europa.

Mosca (AsiaNews) – La Cina parteciperà alle esercitazioni militari russe “Vostok-2022” nell’Estremo oriente siberiano. La dirigenza dell’esercito di Pechino ha spiegato gli scopi della partecipazione con “l’approfondimento della collaborazione pragmatica e amichevole”, e anche con “l’elevazione delle capacità di contrastare le varie minacce alla sicurezza”. Gli esperti e i russi che vivono in Cina, consultati da Sibir.Realii, ritengono però che in sei mesi di guerra in Ucraina la Cina non si sia mostrata un partner completamente affidabile per la Russia, e difficilmente lo sarà nel prossimo futuro.

L’imprenditore russo Mikhail Čertykov lavora in Cina da alcuni anni, dopo essersi trasferito dalla regione siberiana della Khakhasia, e si occupa di commercio al dettaglio. Secondo il suo racconto, nei primi mesi di guerra tra i russi residenti in Cina erano sorte forti discussioni sul sostegno all’invasione russa, anche se in generale i russi all’estero sono molto meno aggressivi di quelli in patria, anche per la minore influenza della propaganda di Stato. “Qui in Cina la stampa ufficiale si limita a ricopiare i comunicati del Cremlino, ma ci sono sfumature diverse: ad esempio, la propaganda cinese insiste soprattutto sul fatto che il conflitto è alimentato dall’Occidente, con la fornitura di armi all’Ucraina, mentre tutto si risolverebbe pacificamente se Kiev si arrendesse all’invasore”.

Secondo Čertykov, la popolazione cinese non è interessata ai dettagli delle relazioni russo-ucraine, o alle motivazioni specifiche di questa guerra, ma si limitano al concetto di contrapposizione all’Occidente collettivo, in cui la Russia cerca di frenare la diffusione dei valori occidentali verso oriente. “Per loro l’Ucraina è come per noi l’Eritrea, di cui sappiamo ben poco; noi diciamo che la Cina si regge su una gamba sola, quella economica, mentre quella politica è bloccata. L’Occidente sta su tutte e due le gambe, e quindi costituisce una minaccia per Pechino”. I cinesi,  spiega l’imprenditore, cercano “solo di mantenere l’equilibrio, dicendo che non bisogna agitare la barca per evitare il naufragio”.

Un’insegnante di lingue a Shanghai, Elena di Khabarovsk, conferma che la guerra in Ucraina non ha minimamente influito sulla vita quotidiana dei cinesi, e non si vedono maggiori iniziative dei russi per le strade delle loro città. “Per i cinesi la guerra in Ucraina è un’immagine in televisione, e nulla più, tanto più che mostrano solo gli incontri ufficiali o alcune scene generali dal fronte, nessuno sa che cosa è accaduto a Buča o Mariupol… molti quando vengono a sapere che sono russa mi mostrano il pollice sollevato, e dicono cose del tipo ‘Putin è un grande!’, a cui mi limito a sorridere amaramente in risposta”.

Il sinologo russo Viktor Uljanenko ritiene che in Cina siano comunque accessibili le fonti d’informazione alternativa, come del resto anche in Russia, ma la gente continua in massa a credere alla propaganda ufficiale: “La popolazione si rapporta agli avvenimenti ucraini come viene indicato dall’alto; sulla stampa si dice che la Russia ha tutte le ragioni per fare quello che sta facendo, e l’eterno nemico rimangono sempre gli Usa… l’élite al potere non è però così semplicista, in realtà”.

Uljanenko si occupa anche di affari cinesi in Russia, e secondo il suo racconto gli esportatori cinesi dall’inizio della guerra hanno iniziato a ritardare le consegne, o semplicemente ad annullarle, per evitare che molti articoli tecnici vengano smontati per essere usati a scopi militari. Ora chiedono l’esatta destinazione di ogni prodotto, prima di accettare l’invio in Russia.

La Cina non approva e non aderisce alle sanzioni contro la Russia, ma a suo modo ha introdotto una serie di limitazioni, anche per evitare le sanzioni secondarie. Di fatto le banche cinesi e molte compagnie lavorano secondo i criteri imposti dall’Occidente, e “questa è la posizione indicata dalle autorità”, nota Temur Umarov, esperto del fondo Carnegie.

“Gli istituti bancari – aggiunge Umarov – obbediscono alla Banca centrale, che indica  di tenere conto delle sanzioni, anche se le sue raccomandazioni non vengono pubblicate in alcun documento… la Cina è molto pragmatica, e lavora solo con partner prevedibili”. Secondo tutti gli intervistati, la Cina non ha nessuna intenzione di appoggiare militarmente la Russia, perché non ne otterrebbe alcun vantaggio reale.

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