22/06/2012, 00.00
INDONESIA
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Ira e sconcerto dei familiari delle vittime di Bali, per la condanna a 20 anni di Umar Patek

di Mathias Hariyadi
Ieri la Corte distrettuale di West Jakarta ha emesso la sentenza a carico dell’autore della strage del 2002, in cui sono morte oltre 200 persone. Esperti di diritto puntano il dito contro il pubblico ministero. I parenti sono contrariati per il verdetto “deludente” che non restituisce giustizia. I legali decideranno se ricorrere in appello per ottenere ulteriori sconti di pena.

Jakarta (AsiaNews) - Sconcerto, ira, richiesta di giustizia per un verdetto "deludente" che non restituisce dignità e pace alle vittime e ai loro familiari. È questa l'atmosfera che si respira in Indonesia, il giorno dopo la sentenza di condanna a 20 anni di galera a carico di Umar Patek, meglio conosciuto come "demolition man", autore della strage di Bali nel 2002 in cui sono morte oltre 200 persone e "mente" dell'attacco alle chiese cristiane alla vigilia di Natale di due anni prima. Alcuni esperti di diritto e membri della società civile puntano il dito contro il pubblico ministero, incapace di convincere i giudici a comminare l'ergastolo a carico del terrorista. Tuttavia, la sensazione che emerge è quella di un fallimento complessivo della macchina della giustizia e quello che resta è solo lo sconforto dei parenti delle vittime, profondamente "contrariati" dalla sentenza.

Umar Patek (nella foto) è un indonesiano di radici arabe, originario del distretto di Pekalongan, nello Java centrale dove è nato nel 1970. Egli è considerato il pianificatore della strage di Bali del 12 ottobre 2002: una doppia esplosione in due night-club dell'isola ha causato 202 vittime, in larga maggioranza turisti stranieri provenienti soprattutto dall'Australia. Nell'attentato sono rimaste ferite centinaia di persone, alcune delle quali hanno subito parziali amputazioni.

Wayan Sudiana, abitante di Bali, ha perduto la moglie nell'attacco bomba e ricorda ancora oggi "il brutale omicidio" che gli ha portato via la compagna di una vita. Alla lettura della sentenza egli non riesce a celare la delusione, per una pena "molto più lieve" di quanto si aspettasse. La decisione della Corte distrettuale di West Jakarta, sottolinea l'uomo ad AsiaNews, "è iniqua" e non "rappresenta la richiesta di giustizia" emersa in seno alla società civile indonesiana durante tutto l'arco del processo. Egli, come molti altri parenti, avrebbe voluto che il processo si tenesse proprio sull'isola teatro della strage, come prevede peraltro l'ordinamento giuridico secondo cui è competente il tribunale in cui è avvenuto il reato. Tuttavia, il procedimento si è svolto nella capitale fra imponenti misure di sicurezza.

Priyanto, un altro sopravvissuto alla strage, dopo aver più volte testimoniato nel corso del dibattimento è furioso col giudice per il verdetto. A nome di tutte le vittime della strage, delle quali ha voluto portare in aula l'ira e il desiderio di giustizia, egli si sarebbe aspettato "la pena più severa, compresa la condanna a morte". Ma così non è stato e il pensiero, aggiunge, corre ai feriti e a quanti hanno subito "gravi danni fisici" e ora faticano "a guadagnarsi da vivere". Ad accrescere il risentimento delle vittime e dei loro parenti, vi è anche la sensazione che la richiesta di perdono avanzata nelle scorse settimane dal terrorista sia stata solo una mossa per conquistare la giuria e ottenere, in fase di verdetto, la clemenza della Corte. 

Comandante sul campo del primo attentato a Bali e responsabile di diversi attacchi alle chiese, egli è anche considerato fra i membri di primo piano della Jemaah Islamiyah (JI) e avrebbe intrecciato solidi legami con al Qaeda. Il terrorista indonesiano, esperto in bombe e congegni esplosivi, avrebbe anche addestrato due esponenti di punta del fondamentalismo islamico malaysiano: Azahari e Noordin Moh. Top, ucciso in Indonesia durante un raid della polizia.

"Demolition Man" - conosciuto anche come Umar Kecil, Pak Taek, Abu Syekh, Zacky - è stato arrestato nel gennaio 2011 dalla polizia pakistana ad Abbottabad, lo stesso luogo teatro del blitz che ha portato all'uccisione del leader e fondatore di al Qaeda Osama bin Laden. In precedenza egli avrebbe operato a lungo nel sud delle Filippine, insieme ai guerriglieri del Moro Islamic Liberation Front (Milf) e ai terroristi di Abu Sayyaf. Umar Patek è stato quindi consegnato alla giustizia indonesiana, dopo mesi di estenuanti trattative fra Jakarta e Islamabad (cfr. AsiaNews 11/08/2011 Estradato Umar Patek, mente della strage di Bali e di attacchi bomba alle chiese). In merito agli attacchi alle chiese, durante le udienze egli ha sottolineato che non intendeva mietere vittime "innocenti" perché "non avevano alcun legame col conflitto israelo-palestinese".

I legali di Umar Patek decideranno nei prossimi giorni se accettare il verdetto a 20 anni di prigione, oppure ricorrere in appello contro la sentenza per cercare di ottenere un ulteriore sconto di pena.

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