21/05/2025, 13.56
PAKISTAN
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Islamabad rafforza legami con la Cina dopo lo scontro con l'India. Mentre il Belucistan brucia

Il ministro degli Esteri pakistano è andato a Pechino per rilanciare il corridoio economico CPEC, che verrà esteso anche all'Afghanistan. Nonostante le tensioni con Delhi si siano sopite, la violenza continua in Belucistan: un'esplosione su uno scuolabus ha causato diverse vittime tra i bambini. Ma lo scambio di missili tra India e Pakistan sta anche ridefinendo le allenze geopolitiche di tutta la regione eurasiatica.

Islamabad (AsiaNews) - Dopo gli scontri armati con l’India, il ministro degli Esteri pakistano, Mohammad Ishaq Dar, che ricopre anche il ruolo di vice primo ministro, si è recato a Pechino per colloqui con il suo omologo cinese, Wang Li. 

In base alle dichiarazioni ufficiali, il Pakistan ha affermato di aver accettato di intensificare gli scambi commerciali e gli investimenti con la Cina, mentre Pechino, dopo aver sottolineato che “accoglie con favore” e sostiene gli sforzi di Delhi e Islamabad “nel gestire adeguatamente le loro divergenze attraverso il dialogo”, ha sottolineato che sosterrà, “come sempre”, la salvaguardia della sovranità nazionale e l’integrità territoriale dell’alleato. 

I due Paesi hanno concordato di intensificare la cooperazione nei settori del commercio, degli investimenti, dell'agricoltura, dell'industrializzazione e di altri settori, ha continuato il ministero degli Esteri pakistano, aggiungendo che Dar e Wang hanno incontrato, in una riunione separata, sempre a Pechino, anche il ministro degli Esteri talebano, Amir Khan Muttaqi per discutere dell’estensione del corridoio economico Cina-Pakistan (CPEC) anche all’Afghanistan. Il prossimo incontro tra ministri si terrà a Kabul.

Il CPEC fa parte dei progetti infrastrutturali della Belt and Road Initiative, ma è da tempo preso di mira dagli indipendentisti beluci che si oppongono allo sfruttamento delle risorse sul loro territorio da parte della Cina e del governo pakistano. Le organizzazioni della società civile denunciano inoltre da anni le modalità repressive con cui l’esercito ha cercato di contenere le richieste di autonomia, tra cui torture, sparizioni forzate e uccisioni extragiudiziali. 

Tra le promesse fatte a Pechino, Islamabad ha ribadito che “farà del suo meglio per garantire la sicurezza del personale, dei progetti e delle istituzioni cinesi in Pakistan”. Infatti, anche se gli scontri con l’India sembrano (per il momento) essersi conclusi, l’ondata di violenza terroristica che da anni attraversa il Pakistan, invece, non si è arrestata. Questa mattina un attentato in Belucistan ha colpito uno scuolabus su cui stavano viaggiando 40 scolari. L’esplosione ha ucciso almeno cinque persone, soprattutto bambini, e provocato decine di feriti.

Il ministro degli Interni pakistano, Mohsin Naqvi, ha condannato l’attentato definendolo “pura barbarie” e parlando degli aggressori come “bestie che prendono di mira i bambini” nel tentativo di destabilizzare il Paese. Nessun gruppo ha rivendicato l’esplosione, anche se molti hanno già puntato il dito contro l’Esercito per la liberazione del Belucistan (BLA), che a marzo aveva preso in ostaggio un treno passeggeri, dimostrando di aver rafforzato le proprie capacità terroristiche. Tuttavia, l’esercito pakistano ha affermato che ad aver orchestrato l’attacco sarebbe stata l’India, insieme ai suoi alleati nel Belucistan, riferendosi con ogni probabilità anche al BLA. 

Nonostante le dichiarazioni di facciata e la continua retorica bellicista, rivolta soprattutto all’opinione pubblica interna (quella pakistana ha mostrato un rinnovato interesse e sostegno nei confronti del proprio esercito recentemente), India e Pakistan hanno ripreso i contatti diplomatici: il primo ministro Shehbaz Sharif, mantenendo la linea tracciata dall’esercito, in conferenza stampa ha annunciato che “con l'India si parlerà di tutte le questioni”, compreso “il terrorismo indiano in Pakistan”, ma anche “il trattato sulle acque dell’Indo” che era stato sospeso da Delhi subito dopo l’attentato di Pahalgam, in Kashmir, che il 22 aprile ha dato inizio all’escalation di violenza. 

L’India sta continuando a mantenere una posizione molto dura nei confronti del Pakistan, probabilmente perché è stata colta di sorpresa dagli avanzamenti tecnici delle forze armate pakistane. Secondo un gruppo di ricerca del ministero della Difesa indiano, la Cina ha fornito al Pakistan supporto satellitare e di difesa aerea anche mentre era in corso lo scontro con l’India, rivelando un coinvolgimento cinese maggiore di quanto ipotizzato inizialmente, scrive Bloomberg. Ashok Kumar, direttore generale del Centre For Joint Warfare Studies, ha spiegato che Pechino ha aiutato Islamabad a riorganizzare i sistemi radar per rilevare in maniera più efficace la geolocalizzazione delle truppe e degli armamenti indiani. Mao Ning, portavoce del ministero degli Esteri cinese, non ha affrontato direttamente la questione durante la conferenza stampa settimanale che si è tenuta lunedì. “Sia l'India che il Pakistan sono vicini importanti per la Cina”, ha dichiarato.

Il Pakistan, però, gode anche del sostegno militare della Turchia e dell’Azerbaigian. Proprio in risposta a queste nuove alleanze che stanno ridefinendo lo scacchiere geopolitico euroasiatico, l’India di recente ha deciso di sospendere i viaggi verso questi due Paesi citando ragioni di sicurezza, ma ha anche annunciato la vendita di armi all’Armenia.

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