Missili e droni tra Delhi e Islamabad: campo di prova per armi occidentali e cinesi
Mentre si intensificano gli scontri tra India e Pakistan dopo l’attentato a Pahalgam del 22 aprile, le operazioni militari vengono sempre più lette come un confronto diretto tra le armi più all'avanguardia comprate dai fornitori internazionali. Oggi Delhi ha colpito anche le difese aeree pakistane, rischiando un’ulteriore escalation. Islamabad ha promesso una risposta “nei modi e nei tempi che preferisce”, con il rischio che si arrivi al peggior confronto armato tra i due Paesi dal 1971.
New Delhi/Islamabad (AsiaNews) - Non si sopiscono le tensioni tra India e Pakistan iniziate con l’attentato in Kashmir il 22 aprile scorso: al contrario, gli scontri a fuoco che sono continuati anche oggi per il secondo giorno consecutivo, appaiono sempre più come un test sugli armamenti in dotazione alle forze militari di entrambi i Paesi. L’India, nel frattempo, ha bruciato tutte le possibilità di condurre una de-escalation, colpendo oggi, tra i vari obiettivi, anche i sistemi di difesa aerea del Pakistan. Diversi osservatori della regione, che in un primo momento prevedevano una risposta moderata da parte di Islamabad solo per “salvare la faccia” di fronte all’attacco indiano, ora temono un’ulteriore escalation di violenza.
Nella notte tra il 6 e il 7 maggio Delhi ha lanciato diversi di missili contro quelli che ha definito campi di addestramento dei terroristi, mentre questa mattina ha inviato verso le principali città del Pakistan decine di droni Harop, di produzione israeliana, che Islamabad ha dichiarato di aver abbattuto. Per Delhi si tratta di una risposta al lancio di missili (tutti neutralizzati) contro diverse località dell'India avvenuto nel corso della notte.
In India, però, dopo un momento di giubilo iniziale per aver vendicato l’attentato in Kashmir, gli apparati di sicurezza ieri hanno cominciato ad allarmarsi dopo la notizia, diffusa dalla CNN, secondo cui almeno un jet francese Rafale è stato abbattuto da Islamabad, molto probabilmente grazie ad armamenti di provenienza cinese.
Pare ormai evidente che, sebbene le tensioni tra i due Paesi dell’Asia meridionale sul Kashmir siano cicliche, è il contesto internazionale a essere cambiato e ad aver favorito quella che per molti analisti è già la peggior escalation dal 1971, quando Delhi e Islamabad si fronteggiarono nel loro ultimo scontro aperto. Sempre secondo la CNN, senza considerare le operazioni di questa mattina, che sono continuate anche lungo la frontiera che divide il Kashmir, solo nella notte tra il 6 e il 7 maggio sono stati coinvolti in totale 125 aerei da combattimento. Nessun velivolo ha oltrepassato lo spazio aereo dell’altra parte e sembra che cinque caccia dell’aeronautica indiana siano stati abbattuti.
Anche se la notizia non è stata confermata (le dichiarazioni tra Delhi e Islamabad differiscono, mentre le testate indiane che avevano pubblicato la notizia dell’abbattimento di alcuni jet, in un secondo momento l’hanno rimossa), si tratta in ogni caso di uno sviluppo importante: l’India, che in passato era fortemente dipendente dalle forniture d’armi russe, ha ridotto le importazioni al 36%, affidandosi ai partner occidentali, in particolare Francia (33%), Israele (13%) e Stati Uniti (10%). Al contrario il Pakistan oggi si affida per oltre l’80% alle importazioni di armi dalla Cina, ma gode anche del sostegno della Turchia, come hanno ricordato alcune testate indiane. Diversi analisti sostengono quindi che gli scontri di oggi da parte dell'India siano anche un tentativo di Delhi di mettere alla prova i propri armamenti vis-à-vis quelli pakistani.
In un incontro con tutti i rappresentanti dei partiti politici indiani avvenuto questa mattina, il ministro della Difesa, Rajnath Singh, ha riaffermato il successo dell’Operazione Sindoor dicendo che gli attacchi missilistici avrebbero portato all’uccisione di 100 terroristi. Sarebbe potuto bastare questo all’India per dichiarare vittoria. Invece Delhi, forse anche per evitare l’umiliazione derivante dalla notizia dei caccia abbattuti, ha deciso di espandere gli obiettivi militari.
Gli esperti hanno tracciato diversi paralleli anche con la dottrina militare israeliana condotta finora dal primo ministro Benjamin Netanyahu contro la Striscia di Gaza. Già dopo l’attentato a Pahalgam, in Kashmir (il peggiore degli ultimi decenni per numero di morti, 26 in tutto), diversi account indiani avevano tracciato il parallelo con gli attacchi del 7 ottobre 2023 perpetrati da Hamas contro Israele. Fin da subito l’India ha sostenuto che il Pakistan fosse dietro al gruppo che ha rivendicato l’attentato, il Lashkar-e-Taiba, che tra la fine degli anni ‘80 e i primi anni 2000, ha più volte condotto attacchi terroristici in India.
Tuttavia, sebbene Islamabad abbia in passato sostenuto la proliferazione di vari gruppi terroristici, ha dichiarato di non avere niente a che fare con l’attentato del 22 aprile in Kashmir. D’altronde, il Pakistan è oggi la principale vittima dei gruppi terroristici locali, condotti in primis dai talebani pakistani (The Tehreek-e-Taliban Pakistan o TTP). Sui propri canali il gruppo ha rilasciato una dichiarazione di condoglianze per la morte di Masood Azhar (islamista radicale, leader e fondatore di Jaish-e-Mohammed, altro gruppo terroristico attivo in Kashmir), ucciso negli attacchi aerei indiani contro la città di Bahawalpur. Alcuni hanno sottolineato che nell’intera dichiarazione non è stata condannato o criticata l’azione militare indiana nei confronti del Pakistan.
Ora tutti gli occhi sono puntati su quale sarà la risposta di Islamabad agli attacchi indiani. Il Consiglio di sicurezza nazionale del Pakistan, presieduto dal primo ministro Shehbaz Sharif, ha autorizzato l'esercito a rispondere nei modi e nei tempi che preferisce, aggiungendo che la popolazione si aspetta un’azione forte e decisa contro l’India. Per il momento, quindi, gli sforzi di de-escalation avranno possibilità di verificarsi solo dopo la risposta dell’esercito pakistano, che potrebbe limitarsi a una serie di attacchi missilistici contro obiettivi militari intorno alla zona di confine.
04/11/2020 11:52