Istanbul: arresti, divieti e blocco a internet. Erdogan ‘oscura’ la protesta pro-Chp
Continua la stretta delle autorità turche sul principale partito di opposizione. Commissariati i vertici della metropoli commerciale, i giudici potrebbero azzerare anche quelli nazionali. Almeno 14 persone fermate nei giorni scorsi per aver incitato alla protesta di piazza. Blocchi e restrizioni a internet, divieti di manifestazione, volantinaggio e sit-in.
Istanbul (AsiaNews) - Lo sconfinamento di droni russi in Polonia, parte dell’Alleanza Atlantica e che avvicina sempre più il conflitto fra Mosca e Kiev all’Europa, e il raid di Israele a Doha contro i vertici di Hamas, stanno oscurando una emergenza democratica in atto all’interno di un altro Paese Nato: nei giorni scorsi, e nel silenzio internazionale, la magistratura - col benestare del governo - ha di fatto azzerato - e commissariato - i capi del Partito Popolare Repubblicano (Chp), principale movimento di opposizione del Paese, a Istanbul. Inoltre si contano diversi arresti fra quanti sono scesi in piazza a dimostrare, oltre al blocco di internet e il divieto di manifestazioni nel tentativo di “oscurare” dissenso e malcontento fra la popolazione contraria alla deriva autoritaria impressa dal presidente Recep Tayyip Erdogan.
Il 9 settembre le autorità hanno arrestato tre persone per alcuni post sui social network che incitavano la popolazione a radunarsi davanti alla sede Chp a Istanbul, dopo che la polizia aveva circondato l’edificio in ottemperanza alla sentenza del tribunale per la sostituzione dei vertici eletti. La Procura generale ha pure avviato un’indagine su 24 account con l’accusa di “istigazione a commettere un reato”, norma del codice penale utilizzata contro gli appelli alla protesta di piazza. Le forze dell’ordine hanno fermato un totale di 14 persone, nove delle quali deferite alla corte.
I magistrati hanno ordinato la detenzione cautelare in carcere in attesa di processo per la scrittrice Nur Betül Aras e il politologo Abdullah Esin (il terzo non è stato ufficializzato); gli altri sono stati rilasciati in libertà vigilata e condizionata, che può includere l’obbligo di presentarsi periodicamente alle autorità o limitazioni agli spostamenti. Altre dieci persone risultano ricercate. Secondo altre fonti, Aras dovrebbe anche rispondere di “insulto al presidente”, un campo di imputazione che il suo avvocato ha definito infondata.
I giudici hanno ristretto gli accessi a piattaforme e social fra i quali X (ex Twitter), YouTube, Instagram, Facebook, TikTok e WhatsApp come riferiscono gli esperti di Netblocks, un monitor globale della rete. Limitazioni e blocchi sarebbero collegati alla richiesta di manifestazioni e proteste invocate dal Chp, dopo che la polizia ha allestito barricate attorno alla sede a Istanbul per facilitare l’ingresso dei “nuovi vertici”. Nessun commento, invece, dall’Unione turca dei provider, primi responsabili dell’attuazione delle pesanti restrizioni imposte dalle autorità. Al contempo, l’ufficio del governatore ha disposo dal 7 al 10 settembre il divieto di raduni pubblici in diversi distretti tra cui Besiktas, Beyoglu, Eyupsultan, Kagithane, Sariyer e Sisli per “motivi di ordine pubblico”. Il bando riguarda dichiarazioni stampa, riunioni, manifestazioni, allestimento di tende, sit-in, campagne di firme, commemorazioni, volantinaggio, affissione di striscioni o poster.
Il partito e la sua ala giovanile avevano invitato i sostenitori a radunarsi fuori dall’edificio. Secondo i pubblici ministeri, i post sui social media oggetto dell’inchiesta incoraggiavano le persone a partecipare ai raduni nonostante i divieti. Il Chp, partito politico più antico della Turchia, amministra le municipalità delle principali città tra cui Istanbul, metropoli di oltre 16 milioni di abitanti e centro economico del Paese. A scatenare la protesta la decisione del tribunale civile di annullare il congresso provinciale del partito del 2023 e destituire la leadership locale eletta per presunte irregolarità. Il tribunale ha nominato un consiglio di amministrazione provvisorio composto da cinque persone; in risposta, il partito ha espulso il politico di lungo corso Gürsel Tekin dopo che questi ha accettato la nomina.
Gli arresti fanno parte di una più ampia campagna che si è intensificata dopo le schiaccianti vittorie dell’opposizione nelle elezioni locali del marzo 2024. Dall’ottobre dello scorso anno i pubblici ministeri e la polizia hanno condotto indagini su corruzione e terrorismo che hanno portato a centinaia di arresti, tra cui quello, avvenuto a marzo, del sindaco di Istanbul Ekrem İmamoğlu, la personalità più importante dell’opposizione. Almeno 15 sindaci Chp sono stati incarcerati in attesa di processo, con ripercussioni anche sul piano economico con turbolenze sui mercati e preoccupazione degli investitori stranieri. Intanto il partito ha cambiato l’indirizzo della sede provinciale, indicando la ex sede di Sarıyer come ufficio di lavoro del presidente Özgür Özel.
Infine, la procura di Ankara ha avviato in contemporanea un altro procedimento civile che contesta la validità del congresso nazionale Chp del novembre 2023, che ha eletto lo stesso Özel alla guida del partito fondato da Mustafa Kemal Atatürk. La sentenza è prevista per il prossimo 15 settembre: se il tribunale dovesse annullare il congresso, i giudici potrebbero invalidare il voto e azzerare - sostituendoli - anche i leader nazionali con figure più “accondiscendenti” verso il governo e lo stesso Erdogan. Da qui la richiesta del partito di indire un congresso straordinario il 21 settembre per consentire ai delegati di esprimere un nuovo voto indipendentemente dai tempi del tribunale; tuttavia, la richiesta deve prima essere approvata da una commissione elettorale locale.
15/05/2025 11:00