23/03/2023, 13.14
SIRIA - TURCHIA
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Jinderis, migliaia in piazza contro l’uccisone di 4 curdi per mano dei filo-turchi

I quattro civili avevano acceso un rogo per festeggiare il Nowruz. A colpire un gruppo scissionista sostenuto da Ankara. L’attacco ha riacceso le tensioni fra fazioni opposte, in un’area da tempo contesa fra curdi, gruppi anti-Assad e movimenti vicini alla Turchia. Hrw: nella zona “cinque anni di violazioni dei diritti umani”. 

Aleppo (AsiaNews) - Migliaia di curdi siriani sono scesi in piazza nella cittadina di Jinderis per manifestare contro l’uccisione, nei giorni scorsi, di quattro civili per mano di un gruppo armato ribelle sostenuto dalla Turchia. Un incidente che rischia di innalzare il clima di tensione nell’area, da tempo nel mirino di Ankara che ha più volte minacciato una operazione militare di terra, vanificando al contempo i timidi tentativi di collaborazione fra le parti in seguito al devastante terremoto del 6 febbraio. 

L’incidente si è verificato nella notte del 20 marzo, quando alcuni uomini hanno acceso un fuoco per celebrare il nuovo anno (la festa di Nowruz). Gli assalitori che hanno sparato ai curdi mentre festeggiavano appartenevano con tutta probabilità al Jaish al-Sharqiya, gruppo scissionista un tempo appartenente ad Ahrar Sharqiya che nel conflitto siriano ha lottato con Damasco potendo contare sul sostegno della Turchia. Tuttavia il Syrian National Army (alleanza che riunisce i movimenti legati ad Ankara) si è subito affrettato a condannare l’attacco e i morti provocati e promesso di assicurare i colpevoli alla giustizia, per cercare di disinnescare una escalation armata. 

Difatti l’attacco, con le successive proteste di piazza, ha riacceso le tensioni fra gruppi armati sostenuti dalla Turchia che controllano l’area e i residenti, in larga maggioranza appartenenti alla minoranza curda. Una contrapposizione che ha alimentato la lotta di potere fra le varie fazioni armate rivali, che rivendicano il dominio di diverse parti nel nord-ovest della Siria. 

In particolare, Jinderis era nelle mani dei curdi fino al 2018, quando hanno preso il sopravvento milizie combattenti appartenenti all’opposizione filo-turca, che tuttora la controllano. La cattura della città ha causato lo sfollamento di molti curdi, mentre quelli che sono rimasti lamentano violenze, maltrattamenti e un clima di discriminazione. 

Contro gli attacchi di Jaish al-Sharqiya, i curdi dell’area hanno chiesto l’aiuto di Hayat Tahrir al-Sham (Hts), che ha stanziato alcuni miliziani nella zona. Per Stati Uniti e blocco occidentale Hts è un gruppo terrorista per gli storici legami con al-Qaeda, ma per la popolazione locale (curda) è preferibile alle milizie combattenti sostenute dalla Turchia. Un sostegno confermato anche dall’incontro nei giorni scorsi fra il leader Abu Mohammed al-Golani e alcuni familiari delle quattro vittime, durante il quale egli ha promesso vendetta per le uccisioni, che non resteranno impunite. 

“Queste morti - sottolinea Adam Coogle, vice direttore per il Medio oriente di Human Rights Watch (Hrw) - giungono dopo oltre cinque anni di violazioni ai diritti umani perpetrate dalle forze turche e dalle fazioni siriane locali” sostenute da Ankara. “La Turchia - conclude l’esperto - ha permesso a questi combattenti di abusare delle persone che vivono nelle aree sotto il loro controllo in un clima di impunità, rischiando di rendersi di fatto complici delle violazioni”.

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