28/03/2023, 11.30
AFGHANISTAN
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Kabul, Unicef: nel 2022 uccisi due bambini al giorno dalle mine antiuomo

Continua a essere drammatica la situazione dei minori in Afghanistan: la settimana scorsa sono morti otto bambini per ordigni inesplosi, mentre alle ragazze continuano a essere vietate le scuole secondarie. Ieri pomeriggio arrestato un attivista che si batteva per il diritto all'istruzione femminile. 

Kabul (AsiaNews) - Continuano a essere drammatiche le condizioni dei minori in Afghanistan: ieri pomeriggio è stato arrestato un noto attivista per il diritto all’istruzione femminile, mentre solo la settimana scorsa otto bambini sono morti a causa di mine antiuomo, ha fatto sapere l’Unicef. Si trattava di minori che stavano cercando rottami e pezzi di metallo da rivendere per guadagnare qualcosa. 

Nel 2022 oltre 700 minorenni sono morti a causa di ordigni inesplosi, ha aggiunto il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, con una media di due bambini al giorno che hanno perso la vita. In Afghanistan, considerato il più grande campo minato al mondo, l’Unicef lavora insieme ad altre organizzazioni per sensibilizzare la popolazione riguardo i rischi dei residui bellici, ma, con la riduzione degli aiuti internazionali a seguito della riconquista talebana del Paese ad agosto 2021, sono diminuiti anche i fondi per lo sminamento. Si stima che siano milioni le mine antiuomo utilizzate in decenni di conflitto, a cui si sono aggiunti altri materiali esplosivi lasciati dalla coalizione internazionale nei pressi dei campi di battaglia o dei quartieri militari.

Allo stesso tempo non migliora la condizione delle ragazze, da quasi due anni escluse dai cicli di istruzione superiori. Ieri è stato arrestato Matiullah Wesa, un attivista di 30 anni che, viaggiando in tutto il Paese, si era battuto per il diritto all’istruzione di ragazzi e ragazze. È stato catturato da alcuni uomini mentre era di ritorno dalla moschea, ha detto il fratello Ataullah: “Quando Matiullah ha chiesto i loro documenti identificativi, lo hanno picchiato e portato via con la forza”, ha spiegato. 

I talebani non hanno comunicato le ragioni del suo arresto, che tuttavia segue quelli di una serie di insegnanti che avevano criticato il divieto all’educazione scolastica femminile. Il professore Ismail Mashal, per esempio, era stato imprigionato il mese scorso mentre distribuiva gratuitamente libri per strada e, dopo essere stato rilasciato il 5 marzo, ha smesso di fare attivismo.

Matiullah Wesa aveva fondato l’organizzazione Pen Path, che si occupa di sensibilizzare la popolazione afghana sull’importanza dell’istruzione delle ragazze facendo visita ai capi villaggio nelle aree rurali e distribuendo libri ai bambini. “Stiamo contando ore, minuti e secondi per l'apertura delle scuole femminili. Il danno causato dalla chiusura delle scuole è innegabile e irreversibile", aveva twittato la scorsa settimana in occasione dell’inizio del nuovo anno scolastico. "Abbiamo tenuto incontri con la gente del posto e continueremo la nostra protesta se le scuole rimarranno chiuse". 

I talebani in passato avevano affermato che le scuole e le università sono state chiuse temporaneamente per creare un “ambiente adatto” al rientro delle studentesse che rispetti “la shari’a (la legge islamica) e la cultura afghana”. In realtà, nonostante le ripetute promesse, negli ultimi 18 mesi le restrizioni nei confronti di donne e bambine non hanno fatto altro che aumentare. Nei giorni scorsi gruppi di donne hanno marciato a Kabul chiedendo la riapertura delle scuole: almeno tre manifestanti sono state arrestate e rilasciate il giorno successivo.

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