23/04/2018, 12.04
AFGHANISTAN
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Kabul, attentato dell’Isis a un centro elettorale: 57 morti

Il terrorista si è fatto esplodere in mezzo alla folla. Fra i morti, 21 donne e cinque bambini. È il quarto attacco contro i centri elettorali. Il presidente afghano promette che le violenze non fermeranno il processo democratico, ma fra il popolo cresce il malcontento. “La nostra pazienza è esaurita, questo governo è responsabile di queste vite perdute, nessuno andrà a votare ormai”.

Kabul (AsiaNews/Agenzie) – Sono almeno 57 i morti e più di 100 i feriti dell’attacco suicida che ieri ha colpito un centro elettorale nel quartiere a maggioranza sciita di Dashte Barchi, nell’ovest di Kabul. Fra i morti si contano 21 donne e cinque bambini, uccisi mentre erano in fila fuori dall’edificio.

L’attentato è stato rivendicato dall’Isis, che negli ultimi mesi ha firmato diverse azioni contro la minoranza sciita del Paese. Il terrorista si è fatto esplodere con una cintura esplosiva fra le famiglie in attesa di ritirare la propria carta d’identità nazionale “tazkira”. L’esplosione ha raggiunto anche le macchine parcheggiate, distruggendole.

“Mi sono ritrovato coperto di sangue, con persone morte – donne e bambini – intorno a me”, ha raccontato il sopravvissuto Rasuli, 26 anni, all’Agence France Press (Afp) dal proprio letto d’ospedale. “Volevano tutti votare”.

È il quarto attacco perpetrato contro i centri di registrazione da quando il processo elettorale è iniziato il 14 aprile. Sono più di 7mila i centri istituiti nel Paese per gestire 10 milioni di votanti. I cittadini afghani sono chiamati a esprimersi alle elezioni legislative del prossimo ottobre, a cui seguiranno le presidenziali nel 2019.

Oggi, il presidente afghano Ashraf Ghani ha denunciato gli attacchi e sostiene che essi non riusciranno “a farci abbandonare i nostri obiettivi o indebolire il processo democratico nazionale”. Tuttavia, il governo afghano perde sempre più terreno: secondo una recente ricerca della Bbc, esso ha controllo totale solo sul 30% del Paese, mentre il resto vive sotto la minaccia talebana e, in misura minore, dell’Isis. La popolazione accusa sempre più le autorità di essere incapaci di proteggerli: subito dopo l’attentato, una folla ha cominciato a gridare furiosa, inneggiando alla morte dei talebani e del governo. “La nostra pazienza è esaurita, questo governo è responsabile di queste vite perdute, nessuno andrà a votare ormai”, denuncia ad Afp Hussein, 34 anni, stando vicino al cugino ferito, in ospedale. 

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