30/08/2021, 14.00
AFGHANISTAN-INDIA
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Kabul, i talebani corteggiano New Delhi con il commercio

Leader del movimento islamista afghano in un'intervista tv: potremmo aprire un canale commerciale via terra attraverso il Pakistan. L'India ha ritirato dall'Afghanistan il personale diplomatico ma resta attendista. In gioco 20 anni d'investimenti e 760 milioni di euro di esportazioni. Preoccupano le infiltrazioni jihadiste in Kashmir. Nuovi razzi questa mattina a Kabul. Fonti locali denunciano la presenza di bambini tra le vittime del raid Usa di ieri.

New Delhi (AsiaNews) – L'Afghanistan dei talebani vuole “mantenere rapporti stretti con l'India, soprattutto nell'economia e negli scambi commerciali”. A dichiararlo in un'intervista trasmessa da una rete televisiva pakistana è Sher Mohammad Abbas Stanikzai, il capo dell'ufficio politico a Doha, uno dei leader più influenti del movimento islamista afghano.

Oltre ad auspicare che i collegamenti aerei con l'India rimangano aperti, Stanikzai ha ventilato anche la possibile apertura di una via commerciale terrestre attraverso il Pakistan. Parole che si inseriscono in una serie di prese di posizione analoghe giunte nei giorni scorsi da altre voci legate ai talebani, e che confermano quanto sia cruciale per il nuovo corso di Kabul mantenere aperti i contatti con New Delhi.

A differenza di Russia e Cina, l'India ha ritirato il proprio personale diplomatico dall'Afghanistan, come hanno fatto i Paesi occidentali. Il governo Modi resta in una posizione attendista. Dopo aver aderito tra il 1996 e il 2001 all'isolamento dei talebani - visti da New Delhi come una pericolosa lunga mano del Pakistan - negli anni dei governi sostenuti dalla coalizione internazionale l'India ha investito molto sulle opportunità offerte dalla ricostruzione del Paese. Le stime parlano di oltre 3 miliardi di dollari spesi dal governo indiano per realizzare dighe, strade, linee elettriche, sistemi di telecomunicazione. Simbolo di questo impegno è la diga di Salma, nella provincia di Herat, che fu inaugurata nel 2016 con il nome di "Diga dell'amicizia afghano-indiana"; lo stesso Parlamento di Kabul è stato costruito dagli indiani, e Narendra Modi lo ha inaugurato di persona.

Questo tipo di impegno ha avuto un ritorno importante per New Delhi in termini commerciali: nel biennio 2019-2020 gli scambi hanno superato il valore di 1,1 miliardi di euro, con ben 760 milioni di euro di esportazioni indiane in beni come prodotti farmaceutici, attrezzature mediche, materiale informatico e cemento. Una crescita avvenuta nonostante la difficoltà proprio ad aprire una via di comunicazione terrestre, ostacolata dal Pakistan: per ovviare al problema era attivo un corridoio aereo dall'India con voli verso Kabul ed Herat; ma New Delhi puntava molto anche sul porto di Chabahar in Iran, che potrebbe essere collegato al territorio afghano.

Ora i talebani sembrano voler indicare che la strada rimane aperta. Anche se rimane sullo sfondo il problema politico: anche New Delhi, infatti, teme che l'Afghanistan possa tornare a essere un santuario per i gruppi di matrice jihadista che operano anche in India. Caldissimo, in questo senso, resta il terreno del Kashmir. Negli ultimi anni il governo Modi ha represso fortemente l'autonomia di questa regione a maggioranza musulmana al confine con il Pakistan.

Intanto a Kabul questa mattina alcuni razzi sono stati lanciati verso l'aeroporto dove i militari Usa stanno completando le operazioni di evacuazione che dovrebbero concludersi domani. Secondo i media locali, cinque razzi sarebbero stati sparati dal retro di un veicolo e intercettati dai sistemi anti-missile: le schegge sarebbero cadute sulle case della zona. Quanto, invece, al raid compiuto ieri dalle forze Usa contro un “sospetto attentatore suicida”, fonti locali denunciano la presenza di diversi minori tra le vittime: l'esplosione, infatti, avrebbe colpito un'intera famiglia. Le forze Usa hanno annunciato un'inchiesta sull'accaduto.

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