26/07/2012, 00.00
INDIA
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Karnataka, ancora violenze anticristiane. Un appello al nuovo presidente dell’India

di Nirmala Carvalho
Dal 2012, sono 20 gli incidenti perpetrati nello Stato ad opera di ultranazionalisti indù. Le ultime vittime sono sei famiglie cristiane pentecostali (distretto di Gadag) e una comunità evangelica (distretto di Bijapur), aggredite nell’intimità delle loro case. False accuse di conversioni forzate scatenano le violenze.

Mumbai (AsiaNews) - Salgono a 20 gli episodi di violenza contro i cristiani del Karnataka dall'inizio del 2012. Il copione, spiega Sajan George, del Global Council of Indian Christians (Gcic), è sempre uguale: "Attacchi sistematici contro la comunità cristiana; spudorate invasioni degli estremisti indù nella sacra intimità delle case; violenze fisiche e verbali contro una comunità inerme e inoffensiva". Secondo il presidente del Gcic, esse sono "gravi violazioni dei diritti di ogni cittadino indiano, e uno svilimento della dignità umana dei cristiani". Per fermare questi incidenti, il leader protestante ha lanciato un appello anche a Pranab Mukherjee, nuovo presidente dell'India, perché "protegga e difenda i diritti sanciti dalla nostra Costituzione". Nel discorso tenuto ieri per l'insediamento ufficiale, il neoeletto capo di Stato ha promesso di farsi garante e guardiano della Carta indiana.

Gli ultimi due attacchi risalgono al 22 luglio scorso. Nel primo caso, le vittime sono sei famiglie della Gypsy Church, una Chiesa pentecostale del distretto di Gadag. Una ventina di attivisti del Sangh Parivar hanno fatto irruzione nella casa di un cristiano, dove si stava svolgendo un servizio di preghiera. I nazionalisti indù hanno pestato e insultato i presenti, accusandoli di praticare conversioni forzate. Tre fedeli - Lokappa Badagar, Sagarappa Bagadar e Kamalavva Badagar - sono stati feriti in modo grave e ricoverati all'ospedale locale. Intanto, gli indù hanno registrato una denuncia alla polizia di Gadag, dichiarando che i cristiani stavano praticando conversioni forzate.

Due giorni dopo, attivisti del Bajrang Dal e del Vishwa Hindu Parishad (Vhp, affiliati del Sangh Parivar) hanno fatto pressioni alla polizia perché cacciasse via le sei famiglie. Gli agenti hanno arrestato 14 cristiani, per poi liberarli il mattino seguente. Tuttavia, la polizia continua ad indagare sulle famiglie.

Il secondo incidente è accaduto nel villaggio di Muddebehal (distretto di Bijapur), contro la Salvation Evangelical Church del rev. Manjappa Byadagi. Guidati da un uomo di nome Ashok, attivisti del Rashtriya Swayamsevak Sangh (Rss) si sono introdotti nella chiesa, hanno picchiato i fedeli e distrutto le Bibbie. Dopo l'attacco, gli indù hanno pagato un uomo perché dichiarasse di essere stato costretto a convertirsi al cristianesimo. Registrata la falsa testimonianza in un video, gli attivisti hanno telefonato alla polizia di Muddebehal per denunciare i cristiani. A quel punto, l'ispettore Basavaraj Lamani ha arrestato il pastore Byadgi, sua moglie, il figlio piccolo e un fedele. Dopo una giornata di fermo, gli agenti hanno rilasciato i quattro cristiani, ma hanno intimato loro di interrompere qualunque servizio di preghiera.

 

 

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