12/01/2006, 00.00
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Kashmir, il terremoto sta rendendo le donne più libere

Dopo la tragedia dell'8 ottobre, molte donne hanno iniziato a lavorare per la prima volta nella loro vita, rompendo le tradizioni maschiliste. Anche il governo promette di dar loro "più libertà".

Muzafarrabad (AsiaNews/Agenzie) – Il terremoto che l'8 ottobre scorso ha colpito il Kashmir indo-pakistano ha abbattuto la casa di Shazia Noreen ed ha ucciso sua figlia. Dopo che la sua vita è stata distrutta, Noreen ha sfidato le convenzioni di un Pakistan maschilista ed islamico ed è andata a cercarsi un lavoro. Mettendo insieme i suoi magri risparmi, ha aperto un piccolo negozio vicino alla tenda dove ora vive con la famiglia. "Le nostre tradizioni – dice – vogliono le donne chiuse in casa, ma io mi preparo a cambiarle".

Noreen è solo una delle innumerevoli donne pakistane che hanno visto la propria vita totalmente cambiata dopo il terremoto, che ha ucciso oltre 73 mila persone ed ha ridotto 3 milioni di pakistani senza tetto. Con molti uomini disoccupati – il marito di Noreen ha perso nel disastro la motocicletta che usava come taxi – e molte famiglie bisognose, le donne hanno preso in mano la situazione. I familiari maschi, seppure riluttanti, hanno dovuto accettare la cosa. Noreen spiega che trovandosi "senza alcun introito economico" il marito le ha permesso di aprire il negozio.

"Prima molte donne – dice Taqdees Gillani, attivista per i diritti delle donne – non potevano neanche comprare un'aspirina da sole. Dovevano consultare il fratello, il padre o il marito ed ottenerne il permesso. La situazione è cambiata". "E' un cambiamento improvviso ed imponente – dice Raja Nawaz, coordinatore di progetto dell'International Human Rights Observer – perché prima del terremoto, alle donne non era permesso lavorare in proprio o con Organizzazioni non governative".

Il governo pakistano – sebbene molto criticato per la debolezza dimostrata nel proteggere le donne dalle molte ingiustizie subite – promuove ora una forma moderata dell'Islam e parla di diritti delle donne. Noreen Arif, ministro della Salute pubblica del Kashmir pakistano, si dice "entusiasta" delle donne al lavoro e spiega che l'indipendenza economica "darà loro più libertà". "Se è forte finanziariamente – aggiunge – una donna può decidere come vivere la sua vita. Se non ha soldi, dovrà per forza sottostare agli ordini del marito".

In molte altre parti del Paese, una donna che lavora è ancora vista come una violazione del credo religioso e tradizionale. Uno studioso dell'Islam di Muzaffarabad sostiene che la donna può lavorare solo se il fratello, il padre o il marito le danno il permesso, e solo a patto che abbia corpo e faccia coperti.

Nonostante l'entusiasmo di molte donne come Noreen, vi sono alcuni inaspettati critici: suo figlio, di 12 anni, dice di "non essere contento del fatto che la madre incontri degli stranieri".

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