11/09/2017, 11.50
NEPAL
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Kathmandu, nuovo Codice penale punisce tutte le conversioni religiose

di Christopher Sharma

La normativa è approvata dal Parlamento ed entrerà in vigore da agosto 2018. Chi viene sorpreso in opera di proselitismo rischia fino a cinque anni di carcere; chi offende il sentimento religioso, una multa e due anni di prigione. Leader religiosi delle minoranze denunciano una limitazione della libertà di credo.

Kathmandu (AsiaNews) – Il Parlamento del Nepal ha approvato un nuovo Codice penale, che punisce tutte le conversioni religiose e le attività di evangelizzazione e proselitismo. La legge si applica sia ai cittadini che agli stranieri (quindi ai missionari) ed entrerà in vigore da agosto 2018. Dato che la maggioranza della popolazione professa l’induismo (oltre l’80% degli abitanti), le minoranze ritengono che la normativa voglia scoraggiare la loro fede, in particolare la diffusione del cristianesimo. AsiaNews ha raccolto i commenti di vari esponenti cristiani e cattolici. Tutti affermano di essere rimasti sbigottiti dalla scelta del Parlamento e ora temono un giro di vite contro i propri fedeli e la libertà religiosa, che in teoria è garantita dalla Costituzione laica e democratica approvata nel 2015.

Mons. Paul Simick, vicario apostolico del Nepal, lamenta: “Non ci aspettavamo che il Paese restringesse le pratiche internazionali. Il Nepal è firmatario di vari trattati e convenzioni sui diritti umani e religiosi. Noi esaminiamo le reali intenzioni di ogni persona di buona volontà che chiede ad un sacerdote di convertirsi. Non imponiamo mai la conversione. La paura ora deriva dalle accuse rivolte ai sacerdoti, che non spingono le persone a convertirsi ma le aiutano a compiere i riti religiosi. Esiste la possibilità che venga limitato il diritto dei preti di esercitare il proprio credo e doveri. Staremo a vedere i prossimi sviluppi”.

La nuova legge stabilisce che chiunque verrà “colto in fragrante” mentre svolge azioni di proselitismo atte a convertire una persona “o a minare la religione, la fede o il credo di un’altra casta, gruppo etnico o comunità” potrà essere punito con la detenzione fino a cinque anni. Inoltre chiunque “offenda il sentimento religioso” [di un altro gruppo confessionale] potrà essere condannato a due anni di carcere e al pagamento di una multa di 2mila rupie nepalesi [circa 16 euro, ndr].

Nel tentativo di giustificare la norma, Agni Kharel, ministro della giustizia, ha affermato che “il controllo si applica anche agli indù e ai buddisti, non è solo per i cristiani”. Non è d’accordo C.B. Gahatraj, presidente della Christian Federation Nepal, che sostiene: “L’obiettivo di questo codice è controllare la libertà religiosa e di conversione. Condanniamo questo controllo, in ogni forma. Le minoranze erano costrette a seguire le pratiche tradizionali indù. Ma a causa delle discriminazioni e delle oppressioni, le persone rimangono attratte dal cristianesimo”. Il leader cristiano denuncia che “i partiti politici stanno tentando di controllare il crescente interesse delle persone che si convertono al cristianesimo”. Poi ribadisce: “Noi non costringiamo nessuno e allo stesso tempo non chiediamo di cambiare religione. Sono essi stessi che si uniscono a noi e noi non possiamo negargli l’ingresso nella comunità cristiana”.

Bharat Giri, presidente dell’AP Christian Party e pastore della Believers Church [protestante, ndr], aggiunge: “È una cospirazione contro l’incremento della popolazione cristiana. Ma non fermeremo la nostra opera evangelica, che è il compito di noi pastori. Dio ci difenderà”.

Nazrul Hussein, a capo di un gruppo interreligioso, ribadisce che “il governo non può limitare la libertà di scelta e di religione a sua discrezione. Siamo contro questa previsione”.

Dinesh Bhattarai, consigliere del primo ministro, insiste che “la nuova norma sarà applicata per controllare le conversioni forzate o chi tenta di violare i sentimenti religiosi. Non vuole colpire in maniera particolare una fede o un fedele”.

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