Katmandu: la Gen Z protesta contro la corruzione nel governo, morti e feriti
Le manifestazioni sono scoppiate ieri nella capitale nepalese in seguito al blocco dei social media, oggi revocato. l primo ministro Khadga Prasad Oli ha tuttavia rassegnato le dimissioni. Il bilancio delle vittime è di 19 morti e centinaia di feriti. Prima del divieto in internet erano circolate notizie che accusavano i politici locali di corruzione e nepotismo. I giovani under 30 che sono scesi in piazza hanno espresso anche la loro frustrazione per la mancanza di opportunità economiche.
Katmandu (AsiaNews/Agenzie) – Migliaia di manifestanti sono scesi in strada ieri lunedì 8 settembre a Katmandu, capitale del Nepal, per protestare contro il blocco dei social media imposto nei giorni scorsi dal governo e revocato oggi. Il primo ministro Khadga Prasad Oli ha tuttavia rassegnato le dimissioni. Almeno 19 morti e centinaia di feriti è il bilancio delle vittime dopo gli scontri tra manifestanti e forze di sicurezza in seguito all’irruzione di un gruppo di dimostranti nel parlamento, a cui la polizia ha risposto con gas lacrimogeni e cannoni ad acqua per disperdere la folla. Nelle aree più colpite, tra cui la zona del parlamento, è stato imposto un coprifuoco con posti di blocco.
La rabbia dei manifestanti è esplosa in seguito alla chiusura di 26 piattaforme social, tra cui WhatsApp, X, Facebook, YouTube, accusate dal governo di non rispettare le leggi locali contro frodi, reati e disinformazione. Le autorità hanno giustificato la misura come necessaria per contenere le fake news, l’incitamento all’odio e garantire maggior sicurezza. Ma per molti nepalesi, soprattutto i giovani sotto i 30 anni appartenenti alla “generazione Z” il provvedimento rappresenta un attacco alla libertà di espressione, all'accesso agli spazi digitali e una forma di censura.
In realtà, nelle settimane che hanno preceduto il divieto, sui social media era stata lanciata una campagna denominata “nepo kid”, che metteva in luce lo stile di vita sfarzoso dei figli dei politici accusati di nepotismo e corruzione. Un ministro del governo ha dichiarato che il divieto è stato revocato dopo una riunione di emergenza tenutasi ieri in tarda serata per “rispondere alle richieste della generazione Z”.
Le manifestazioni, che si sono diffuse rapidamente anche nel sud e nell’ovest del Paese, hanno visto la partecipazione in gran parte di giovani nati tra il 1995 e il 2010. “Stop alla corruzione, non ai social media” e “Giovani contro la corruzione”, sono stati alcuni degli slogan declamati dai manifestanti, espressione di una frustrazione crescente nei confronti del governo, accusato di essere corrotto e di non offrire opportunità economiche alle nuove generazioni.
Gli scontri hanno portato alle dimissioni immediate del ministro degli Interni Ramesh Lekhah, in carica da luglio 2024, che avrebbe lasciato l’incarico per motivi “morali” dopo le vittime delle proteste, come riportato in serata dal Katmandu Post.
L’Alto commissariato delle Nazioni unite per i diritti umani ha chiesto un’“indagine rapida e trasparente” sugli eventi e ha esortato il governo a fare un passo indietro sul blocco dei social media. “Abbiamo ricevuto numerose e preoccupanti denunce di uso non necessario o sproporzionato della forza da parte della polizia durante le proteste. Invitiamo le autorità a rispettare e garantire il diritto alla libertà di riunione pacifica e di espressione”, ha dichiarato Ravina Shamdasani, la portavoce dell’ufficio Onu per i diritti umani.
Non è la prima volta che il Nepal interviene pesantemente contro le piattaforme digitali: nel 2023 il governo aveva vietato TikTok, accusandolo di compromettere “l’armonia sociale” e di diffondere contenuti “indecenti”. Il divieto è stato revocato l’anno successivo, dopo che i dirigenti della piattaforma si sono impegnati a rispettare le leggi locali, inclusa quella sul divieto di siti pornografici.
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