31/08/2018, 11.30
INDIA
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Kerala, il ‘Paese di Dio’ dove regna l’armonia tra le religioni

di Biju Veticad

Durante la recente alluvione la popolazione si è resa protagonista di gesti di solidarietà, a prescindere dall’appartenenza religiosa. “L’armonia esisteva nella cultura dello Stato ben prima che l’acqua arrivasse al primo piano delle case”.

Changanacherry (AsiaNews) – Fin dagli anni ’80 il Kerala è noto come “il Paese proprio di Dio”. Ovviamente si tratta di una trovata promozionale del Dipartimento per il turismo del Kerala. Lo Stato è la meta preferita di tanti turisti da tutti gli altri Stati dell’India e dai Paesi occidentali.

Mi sono chiesto se in effetti il Kerala sia il “Paese proprio di Dio” solo per le sue bellezze paesaggistiche. Per me, c’è un valore molto più intrinseco. Tutti lo hanno potuto vedere durante il recente disastro delle alluvioni che hanno colpito lo Stato a metà agosto. Per me, è l’armonia tra le persone che vivono in questo territorio a fare del Kerala il Paese degli dei in India.

Quando sono arrivato in Italia 20 anni fa per la prima volta, gli italiani mi facevano tre domande: come ti chiami, quanti anni hai, a quale religione appartieni? Tutto questo è durato per almeno un anno, ogni volta che incontravo qualcuno. La domanda che mi faceva più irritare era la terza.

Fin da quando ero bambino, ci è stato insegnato a non domandare mai il credo dell’altro. Questo per due ragioni: prima di tutto perché viviamo in un contesto multiconfessionale e tale quesito potrebbe creare un’atmosfera di discriminazione tra le persone; in secondo luogo perché fin dalla scuola primaria abbiamo imparato a comprendere la religione dell’altro attraverso il suo nome (almeno nel 90% dei casi).

Alla fine dopo un anno mi sono abituato alle domande degli italiani. Questa particolare armonia culturale e religiosa tra le confessioni del Kerala ci ha aiutato a rispettarci l’un l’altro, ad amarci e vivere in modo pacifico. L’induismo è una religione politeista, mentre cristianesimo e islam sono monoteisti. Per gli abitanti del Kerala, le religioni altrui non sono una barriera; anzi, rappresentano un’opportunità per celebrare insieme le festività religiose.

Mi ricordo quando da piccolo andavamo in processione per le strade in occasione della festa parrocchiale o durante la Via Crucis del Venerdì Santo e tutte le famiglie indù che abitavano lungo la strada accendevano delle candele in nostro omaggio. Allo stesso modo, quando le processioni indù passavano davanti alle chiese cristiane, i nostri parroci rendevano loro omaggio. Sono semplici gesti, ma con grande valore.

Credo che questo modo di vivere in armonia si riscontri solo in Kerala. Il rispetto reciproco deriva dall’educazione e l’educazione si impara nel luogo in cui uno vive. Anche in questo il Kerala rappresenta un’eccezione tra gli Stati indiani. La motivazione principale risiede nell’alto tasso di alfabetizzazione, sia maschile che femminile, il più elevato di tutta l’India. Le persone vivono in una società che collabora, nella quale religione, sesso o status sociale non creano tensioni. Il pubblico si esprime su questioni politiche e l’educazione riveste un’importanza fondamentale nelle famiglie: essa è considerata la chiave del successo nella vita.

Il Kerala possiede il più alto indice di sviluppo umano e il settore sanitario è uno dei migliori di tutta l’India. Le persone vivono in modo felice e pacifico a prescindere dal reddito. Non si può dire che il Kerala sia perfetto. Ma potrebbe essere un modello di come mantenere stabili a lungo le comunità multi-etniche e multi-religiose.

Nell’estate del 2015, il cuore di un indù ha viaggiato per tutto il Kerala ed era destinato ad un paziente cristiano che ne aveva urgente bisogno. Un uomo d’affari musulmano ha raccolto i soldi per pagare l’operazione che è stata eseguita dal migliore cardiochirurgo a livello statale: un cristiano. Tutto lo Stato ha seguito lo sviluppo della vicenda.

L’armonia settaria non è sbocciata solo quando l’acqua è arrivata al primo piano delle nostre case durante l’alluvione, ma è sempre esistita nella cultura del Kerala. Noi crediamo che la fede autentica non ponga ostacoli in base a ciò che gli altri professano o mangiano, ma apra la strada per allungare la mano e accorciare le distanze soprattutto quando gli altri sono in difficoltà.

Tutta l’India, e forse anche tutto il mondo, ha notato che i Mallus (è il nome con cui veniamo chiamati per la nostra lingua Malayam) si sono attivati nelle operazioni di recupero durante l’alluvione: 3mila pescatori hanno pilotato le loro piccole barche lungo le strade del Kerala, i giovani hanno coordinato i centri di soccorso, le persone del luogo accompagnavano i militari e gli uomini della polizia, attori del cinema hanno espresso con dei video [la loro vicinanza], i medici hanno offerto assistenza sanitaria, musicisti si sono esibiti la sera nei campi di raccolta e coloro che avevano un po’ di spazio hanno accolto i profughi in casa propria.

Questa è la bellezza del Kerala. E lo abbiamo fatto senza sapere chi fosse l’altro.

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