29/10/2019, 08.49
IRAQ
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Kerbala, agenti sparano sui manifestanti in piazza: almeno 13 morti e 865 feriti

I dimostranti hanno sfidato il coprifuoco notturno e si sono riversati nelle vie e piazze. In risposta, le forze di sicurezza (e uomini mascherati) hanno aperto il fuoco. Sui social i filmati delle violenze. Un bambino in lacrime urla: “Mio padre è stato ucciso”. Dal primo ottobre oltre 260 morti e 3600 feriti. 

Baghdad (AsiaNews/Agenzie) - È di almeno 13 morti e 865 feriti il bilancio provvisorio di una serie di violenze avvenute nella notte a Kerbala, città santa per gli sciiti, circa 100 km a sud-ovest della capitale Baghdad. Secondo quanto riferiscono fonti mediche e della sicurezza locali, le forze di polizia e i militari hanno aperto il fuoco sui manifestanti, in piazza - come in molti altri centri del Paese - per protestare contro corruzione e disoccupazione e per chiedere le dimissioni dell’attuale governo. 

Secondo alcune fonti, non confermate, ad aprire il fuoco sarebbero stati uomini mascherati appartenenti a un gruppo non meglio identificato. 

In queste ore circolano video amatoriali ripresi dai manifestanti, e rilanciati sui social, in cui si parla di “massacro”. In un filmato si vede un bambino in lacrime che chiede “dove è mio padre”, mentre un altro urla disperato “mio padre è stato ucciso”. 

La città ospita i santuari degli imam Husain e Abbas e nella giornata di ieri aveva già fatto registrare pesanti scontri fra cittadini e agenti. I manifestanti hanno ignorato l’ordine imposto dal sindaco Nassif al-Khattab di rimanere nelle case dalle 6 di sera fino al mattino successivo e si sono riversati per le vie e piazze.

In risposta, i militari hanno usato gas lacrimogeni e proiettili per disperdere la folla. 

Ieri gli irakeni sono scesi in piazza in varie zone del Paese, soprattutto nelle città a maggioranza sciita del sud, per il quarto giorno di fila, dopo due settimane di relativa calma. Già nel fine settimana si erano registrati decine di morti e feriti, in una escalation che desta timore e preoccupazione.

Il patriarca caldeo ha visitato un ospedale della capitale per portare conforto ai giovani ricoverati, la maggior parte dei quali di musulmani. Egli ha inoltre rinnovato l’appello alla calma e alla moderazione “in un contesto che si fa sempre più delicato”. 

Dal primo di ottobre si sono registrati oltre 260 morti e più di 3600 feriti. 

Nel tentativo di scongiurare ulteriori violenze e arginare la proteste di studenti delle superiori e universitari, l’esercito ha imposto il coprifuoco notturno anche a Baghdad. 

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