06/08/2009, 00.00
COREA – STATI UNITI
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Kim Jong-il, la “diplomazia dell’ostaggio” e la liberazione delle giornaliste Usa

Laura Ling ed Euna Lee, riabbracciando le loro famiglie, hanno ringraziato “Clinton e la Corea del Nord per l’amnistia”. Tokyo e Seoul hanno chiesto la collaborazione dell’ex presidente per il rilascio di cittadini giapponesi e sud-coreani nelle mani di Pyongyang. In Corea del Sud montano le polemiche per la “linea dura” del governo verso il Nord.
Seoul (AsiaNews/Agenzie) – “Gli ultimi 140 giorni sono stati i più difficili della nostra vita, ma siamo felici di essere tornate a casa”. Sono le parole pronunciate da Laura Ling, la voce rotta dall’emozione, al rientro negli Stati Uniti dopo mesi di prigionia in Corea del Nord. Una vicenda che assume i contorni di un successo personale per Kim Jong-il, che ha ribadito la leadership interna e conquistato una posizione di forza all’interno della comunità internazionale.
 
Laura Ling, 32 anni, ed Euna Lee, 36 anni, le due giornaliste americane di Current Tv arrestate nel marzo scorso per ingresso illegale in Corea del Nord e condannate a 12 anni ai lavori forzati, sono atterrate ieri all’aeroporto di Burbank, in California. Le due donne hanno potuto abbracciare le loro famiglie, scortate dall’ex presidente statunitense Bill Clinton che ha condotto con successo la missione diplomatica a Pyongyang. “Ringraziamo il governo nord-coreano per l’amnistia – ha aggiunto Ling – Ora desideriamo trascorrere un periodo di tranquillità, con le nostre famiglie. Grazie di tutto”.
 
Da Washington precisano che si è trattato di una missione umanitaria “privata”, a titolo personale e senza funzionari governativi. Robert Gibbs, portavoce della Casa Bianca, ribadisce che Clinton non ha portato un messaggio di Obama a Kim Jong-il, come riferito dai media ufficiali nord-coreani e non sono state offerte “scuse” per l’incidente. Il presidente Barack Obama, tuttavia, ha ringraziato Clinton per “l’eccellente” lavoro svolto, che è culminato “nel rilascio delle due giornaliste”. Hillary Clinton, segretario di Stato Usa in missione diplomatica in Africa, aggiunge che la liberazione è una “questione separata” rispetto alla controversia sul programma nucleare di Pyongyang.
 
A dispetto della presa di distanza dall’operazione, l’amministrazione americana ha seguito nel dettaglio ogni aspetto. Washington, che non ha rapporti diplomatici ufficiali con la Corea del Nord, ha affidato all’ambasciatore svedese Mats Foyer la cura delle due donne durante la detenzione. In seguito ha tenuto un contatto diretto con l’entourage di Clinton per assicurare il buon esito della missione, informando gli alleati e altre nazioni – fra cui Cina e Russia – che il viaggio in Corea del Nord sarebbe stato imminente.
 
Seoul e Tokyo rivelano che l’ex presidente Usa avrebbe inoltre “esercitato pressioni” sulla Corea del Nord per ottenere il rilascio dei cittadini sud-coreani e giapponesi nelle mani di Pyongyang. Moon Tae-young, portavoce del Ministero sud-coreano degli esteri, smentisce le preoccupazioni avanzate in queste ore che “la missione diplomatica possa rafforzare un legame diretto fra Washington e Pyongyang”, escludendo la Corea del sud.
 
Certo è che gli sviluppi del sequestro delle cittadine americane rafforzano la strategia di Kim Jong-il, che attraverso la “diplomazia dell’ostaggio” – come la definisce il sito dissidente The Daily NK – ha trovato un nuovo canale di dialogo con l’amministrazione Usa. Colloqui diretti con Washington sarebbero infatti l’unica via per “evitare le nuove sanzioni Onu, ottenere concessioni diplomatiche ed economiche smarcandosi dalla Cina e obbligare la Corea del Sud a ripristinare la Sunshine Policy”.
 
Dalla vicenda sembra che sia proprio Seoul ad uscire con le ossa rotte. Il presidente Lee Myung-bak, dall’inizio del mandato, ha sempre condizionato gli aiuti all’interruzione del programma nucleare e alla ripresa dei dialoghi a Sei, che vede protagonisti Corea del Sud, Corea del Nord, Stati Uniti, Russia, Cina e Giappone. Ora l’opposizione interna può utilizzare l’arma del rilascio delle due giornaliste per attaccare la “fallimentare” politica governativa verso il Nord.
 
Il rilascio appare sempre più un disegno architettato dal “Caro leader” Kim Jong-il per ribadire la leadership interna in Corea del Nord – mettendo a tacere le voci sullo stato di salute e i problemi legati alla successione – e una posizione di forza in seno alla diplomazia internazionale.
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