20/12/2022, 12.12
IRAQ
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Kirkuk, Anbar: 17 morti in un doppio attacco dell’Isis

Il gruppo jihadista torna a colpire due volte in 24 ore: nove poliziotti morti ieri nella città settentrionale; altre otto vittime oggi nella provincia occidentale. Le tribù locali hanno cercato di respingere l’assalto jihadista, anche a mani nude. Piccoli nuclei o lupi solitari colpiscono all’insegna “dell’opportunismo”.

Baghdad (AsiaNews) - Lo Stato islamico (Si, ex Isis) torna a colpire in Iraq e lo fa con una violenza e una intensità che non si registravano da tempo, con una serie di attacchi nelle ultime 48 ore e invertendo una tendenza in atto da tempo di declino delle attività del gruppo jihadista. Solo nella mattinata di oggi si contano almeno otto vittime nella provincia di Anbar, nell’ovest del Paese, a maggioranza sunnita. Morti che si sommano ai nove poliziotti uccisi ieri in una esplosione - anch’essa rivendicata dagli uomini del califfato islamico - nel governatorato di Kirkuk.

A oltre otto anni dall’ascesa dello Stato islamico nell’estate 2014 e che, nel momento di massima espansione, è giunto a conquistare ampie porzioni del territorio di Siria e Iraq, le ferite per le violenze e le brutalità del gruppo jihadista restano ancora aperte. Oggi i miliziani controllano una piccola area a cavallo fra i due Paesi che si fa sempre più ristretta in seguito all’avanzata degli eserciti regolari siriano e iracheno; l’ideologia resta però viva e continuano a colpire attraverso lupi solitari o cellule anche indipendenti fra loro e la sconfitta militare non ne scalfisce la minaccia.

Nell’attacco di Anbar, gli abitanti di un villaggio a nord-ovest di Fallujah hanno cercato di affrontare un gruppo di combattenti dell’Isis giunti a bordo di moto, ma sono stati rapidamente sopraffatti. Uday al-Khadran, funzionario della città di al-Khalis dove è avvenuto l’assalto, ha parlato di “decine” di residenti che hanno affrontato i jihadisti, anche a mani nude. In risposta, le autorità hanno lanciato una massiccia operazione di ricerca nel tentativo di catturare i terroristi. 

Gli attentati ad Anbar, precisano fonti locali, si concentrano su persone che sono accusate dall’Isis di “aiutare” a vario titolo il governo. Molte delle tribù (sunnite) che abitano l’area sono armate e hanno lanciato da tempo una campagna militare, assieme alle forze di sicurezza, per cercare di sradicare le cellule ancora attive dello Stato islamico sul territorio. Analisti ed esperti confermano la presenza di piccoli gruppi o singoli che si spostano attraverso il deserto e percorsi accidentati per colpire con operazioni improvvise e all’insegna “dell’opportunismo”. 

A innalzare la tensione vi è anche la presenza di milizie sostenute dall’Iran, anche se l’ostilità maggiore della popolazione locale resta rivolta all’Isis. La scorsa settimana tre soldati iracheni sono stati uccisi nell’esplosione - finora senza rivendicazioni ufficiali, ma i sospetti convergono sugli uomini del califfato - di una bomba durante una operazione delle forze di sicurezza nel distretto di Tarmiyah, a nord di Baghdad. 

Nei giorni scorsi la Chiesa caldea ha lanciato una tre giorni di digiuno e preghiera per la pace, alla vigilia del Natale. Un appello quantomai attuale, in un clima di crescente tensione e di escalation degli attacchi. "La situazione in Iraq e nel mondo, aveva sottolineato l’ausiliare di Baghdad mons. Basilio Yaldo - è critica, noi abbiamo bisogno di stabilità con il nuovo governo”. 

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