L'attività commerciale è in fermento
Dopo anni di guerre gli irakeni si riscoprono mercanti da Mille e una Notte. Entro 5 anni l'economia dell'Iraq sarà la più robusta della regione
Baghdad (AsiaNews) In una capitale esposta ogni giorno a esplosioni e attacchi terroristici a sorpresa, la cautela non manca. Ma le bombe, alle quali gli iracheni sembrano quasi assuefatti, non riescono a trattenere la gente a casa. I mercati ed i negozi sono invasi da acquirenti benestanti, o da semplici curiosi che ammirano il flusso delle merci da tutto il mondo. L'iracheno, che il vecchio regime aveva dipinto come "eroico soldato" di guerre infinite, ora si riscopre commerciante. A Baghdad non passa giorno senza che venga aperto un nuovo negozio. Si vendono beni importati da paesi arabi vicini, ma anche dall'estremo oriente, dall'Europa, dalle Americhe e perfino dall'Africa. La valuta in corso è il dollaro Usa e le nuove banconote irachene. In soli due giorni, il cambio ufficiale del dollaro nei confronti della nuova valuta irachena è sceso da 1650 dinari a 1000 dinari per un dollaro. E la rivalutazione vertiginosa del dinaro cresce ogni giorno. Questa realtà fa gola a molti cambiavalute medio-orientali. Negli ultimi giorni giordani, libanesi, siriani, turchi ed iraniani pullulano a Baghdad, vendono dollari in cambio di dinari iracheni. Le previsioni di un rialzo del dinaro nel prossimo futuro, non appena torna la stabilità, promette ingenti guadagni per chi investe in questo settore.
A Karrada, un quartiere borghese di Baghdad, ha aperto i battenti un negozio della Disney. " Prima i genitori compravano un solo giocattolo all'anno ai propri figli, ora ne comprano 3-4 alla volta" dice Haisam al-Damuk, gestore del nuovo negozio.
Sotto il regime di Saddam, profumi di lusso, abiti firmati e macchine di grossa cilindrata erano segni di uno status-symbol di persone che orbitavano nella galassia del potere. Ora lo possono fare tutti, trutti quelli che hanno il portafogli gonfio di banconote. Dominic D'Angelo, portavoce dell'Autorità Provvisoria della Coalizione riferisce che "dalla fine della guerra ad oggi sono state importate 250 mila auto in Iraq". Said Diar, un intellettuale iracheno di Roma che si appresta ad esportare scarpe dall'Italia verso l'Iraq, dice ad AsiaNews: "Baghdad è tornata ad essere il mercato delle mille ed una notte, dove pullulano i commercianti di scarpe, di indumenti, di utensili per case, di elettrodomestici, di oggetti elettronici tutti s'improvvisano commercianti". È vero, il numero degli disoccupati iracheni si aggira ai 3 milioni su una popolazione di 19 milioni, mancano i posti di lavoro nelle amministrazioni pubbliche, quasi inesistenti. Ma chiunque abbia un parente all'estero -e quasi tutti ne hanno uno - ed un po' di inventiva si trasforma in un venditore. Negozianti ambulanti o con bancarelle, tutti offrono dei beni stranieri, che per anni erano rimasti introvabili a causa dell'embargo.
Anche Bassorah definita una volta la "Venezia d'Oriente", vive una piena ripresa economica. Il mercato nero del petrolio è calato, le forniture di acqua potabile sono state ripristinate all'80% e la gente scopre nuovi proficui commerci.
Sotto il vecchio regime, l'80% del commercio con l'estero era in mano allo stato. Oggi tutti scoprono l'enorme potenzialità. " In 5 anni l'economia irachena sarà la più solida della Regione", riferisce ad AsiaNews un imprenditore che non ha voluto rivelare il proprio nome. Il problema maggiore rimane la mancanza di sicurezza; un problema che costringe i negozianti a chiudere presto i battenti. Ma anche questa situazione ha creato nuovi posti di lavoro: i vigilantes. Ogni agente della sicurezza privata - uno dei lavori post-bellici più in espansione - guadagna circa 6080 dollari Usa al mese: una paga esorbitante per un lavoro la cui paga, sotto il vecchio regime, era misera ed insignificante. All'epoca questa attività era definita "lavoro di portiere". Nessuno osava dire che di notte aveva bisogno di un guardiano: la sicurezza era "assicurata da Saddam!".(PB)
29/09/2020 11:42