03/05/2006, 00.00
Cina
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L'educazione in Cina costa troppo, il governo apre alle Ong

Il ministro dell'Istruzione ed esperti di Hong Kong invitano Pechino a "dividere con i privati il costo dell'educazione pubblica". Ancora sospetti sulle scuole libere di ispirazione religiosa.

Pechino (AsiaNews/Scmp) – Le autorità cinesi potrebbero permettere alle Organizzazioni non governative del Paese di entrare nel ramo dell'istruzione pubblica e dividere così i nuovi costi previsti dagli emendamenti proposti sulla Legge per l'educazione obbligatoria. Lo sostengono alcuni esperti di Hong Kong. Gli enormi cambiamenti prevedono una maggiore copertura nazionale dell'istruzione, un abbassamento delle rette scolastiche per i figli dei lavoratori migranti ed un nuovo status per i "maestri rurali",  che diverrebbero funzionari pubblici.

Gli emendamenti sono stati approvati dal Consiglio di Stato ed ora aspettano solo la terza e conclusiva approvazione da parte della Commissione permanente dell'Assemblea nazionale del Popolo [Anp, il Parlamento cinese ndr]. Wu Bangguo, presidente della Commissione permanente, guiderà la discussione sull'argomento, che durerà due giorni e dovrebbe concludersi entro venerdì 5 maggio. Nel rapporto presentato all'incontro, il ministro cinese dell'Educazione Zhou Ji sostiene che le rette esorbitanti imposte a tutti gli studenti - anche provenienti da zone rurali - sono una delle cause principali del loro allontanamento dai banchi di scuola.

"Nel 2004 – ha spiegato il ministro – più di 6,4 milioni di bambini migranti in età scolastica si sono spostati dalle campagne alle città, mentre altri 22 milioni sono rimasti a casa perché i loro genitori non si possono permettere di mantenerli nelle metropoli. Questo è uno dei nuovi problemi: bambini che vivono da soli o che non ricevono un'adeguata supervisione". Nelle aree rurali, inoltre, "più del 10 % dei bambini non va a scuola".

Gli esperti di Hong Kong hanno accolto la proposta ed hanno invitato Pechino a "seguire il loro esempio e chiedere aiuto alle Ong". Lai Kwok-chan, capo del dipartimento Pianificazione e miglioramento educativo dell'Istituto della Pubblica istruzione di Hong Kong, sostiene che "i governi locali hanno assoluto bisogno di dividere i costi dell'educazione pubblica con le Ong".

"Nelle province ricche e nelle città – spiega – non sono solo i governi a dover pagare questi costi. Penso che anche gli uomini d'affari, i ricchi e tutti gli altri cittadini debbano contribuire all'educazione dei figli dei migranti, perché sono questi che danno il contributo più grande alla prosperità di quelle zone".

"Un sistema educativo di successo – aggiunge – non si basa solo sull'aiuto del governo, ma si fonda su quello dell'intera società. La popolazione deve capire che chi non ha educazione ed è giovane, spesso diventa un criminale. Solo l'educazione li spinge lontano dalla povertà e quindi dalle strade".

Pechino è comunque ancora diffidente all'idea di lasciare la gestione delle scuole ad organizzazioni di ispirazione religiosa ed a quelle gestite da stranieri.

Se adottati, gli emendamenti miglioreranno anche i salari e le condizioni lavorative dei maestri rurali, senza permettere alle scuole di chiedere tasse scolastiche più alte. Ma Lik, deputato di Hong Kong presso l'Anp, sottolinea: "Questa decisione rende i maestri rurali degli impiegati pubblici. Fino ad ora, essi erano costretti a sacrificare tutto per l'insegnamento, spesso a fronte di una paga misera o inesistente".

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