04/03/2016, 11.09
VIETNAM
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La Chiesa piange p. Matthew, superiore e “anima” dei redentoristi di Hanoi

di Quang Vinh

Il sacerdote è morto a 76 anni la sera del 2 marzo. È stato membro della congregazione per 53 anni e sacerdote per 46. Sotto la sua guida, i redentoristi hanno portato sostegno agli emarginati e ai più poveri del Vietnam. Secondo i fedeli, il suo è stato un grido nel deserto: “Anche se la società non cambia – aveva detto – cambiamo noi e la coscienza che abbiamo della nostra responsabilità”.

Hanoi (AsiaNews) – La Chiesa cattolica vietnamita piange la scomparsa di p. Matthew Vũ Khởi Phụng, ex superiore dei redentoristi di Hanoi, morto il 2 marzo all’età di 76 anni. Il sacerdote, per 53 anni all’interno della congregazione e sacerdote per 46, ha dedicato tutta la sua vita alla missione dei redentoristi tra le fasce più povere della società del Vietnam, accogliendo il compito, come lui stesso ha scritto, “di servire Dio nei poveri e negli abbandonati”.

P. Joseph Ngô Văn Kha ha celebrato il funerale nel monastero di Hanoi. “P. Matthew era una persona umile e saggia – ha detto –, è stato sia un padre che un maestro per le nuove generazioni di redentoristi del Vietnam, che seguiranno i suoi insegnamenti e il suo buon esempio”.

I suoi confratelli affermano che p. Matthew ha avuto sempre a cuore il destino del Vietnam e del suo popolo. In una predica aveva esortato i fedeli a “pregare per la pace e per la verità nel nostro Paese. Io sono convinto – aveva detto – che noi abbiamo la forza della fede, che siamo pronti ad accettare il sacrificio, la sofferenza, le percosse e molte altre modalità di repressione. Perché? Perché noi abbiamo scoperto che noi possediamo solo le nostre forze ma abbiamo anche la parola di Gesù e il suo amore per noi. Se lo seguiamo con gioia sul cammino che ci indica avremo grandi risultati”.

Nella sua parrocchia di Thái Hà ad Hanoi, p. Matthew ha voluto che ci fossero sempre delle candele accese: “Dobbiamo pregare per il nostro Paese in queste circostanze pericolose, con fede e amore”. Molti fedeli descrivono la sua attività come un grido nel deserto: “Nella nostra società i valori sono ignorati, la persona umana e la sua dignità non sono rispettate secondo la volontà di Dio”.

A chi gli chiedeva che senso avesse pregare, visto che in Vietnam la situazione per i cristiani rimane uguale e tende semmai a peggiorare, il sacerdote rispondeva: “Anche se la società non è cambiata, noi lo siamo, nella solidarietà fra di noi, nella coscienza del ruolo che abbiamo. Grazie alle nostre preghiere Dio ha fatto molto per il suo popolo”.

Dal loro arrivo in Vietnam nel 1921, i redentoristi sono attivi nell’annuncio del Vangelo e nel sociale, lavorando a favore dei più poveri ed emarginati e nonostante gli attacchi e le limitazioni imposte dal governo di Hanoi. Seguendo papa Francesco, secondo cui “la fede e i poveri sono due entità inseparabili”, i religiosi hanno preso a cuore soprattutto gli indigenti e i derelitti della società.

La congregazione, da sempre critica del governo, è stata vessata negli anni da poliziotti e teppisti, che l’hanno ostacolata con arresti, minacce e requisizioni di terreni. I redentoristi, però, hanno continuato la loro missione senza paura.

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