27/01/2022, 11.12
LANTERNE ROSSE
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La Cina ha molto da perdere da un’invasione russa dell'Ucraina

di Emanuele Scimia

In via ufficiale Pechino appoggia le richieste di sicurezza russe. Per la propria economia, la Cina vuole però stabilità in Europa. Kiev è un partner cinese della Belt and Road Initiative. Un conflitto russo-ucraino metterebbe alla prova la partnership strategica tra il gigante asiatico e il Cremlino.

Roma (AsiaNews) – L'invasione russa dell'Ucraina è una crisi di cui la Cina farebbe volentieri a meno. Il governo cinese ha chiesto agli Stati Uniti di rispettare le richieste della Russia sulla propria sicurezza lungo il confine orientale europeo. Di base però Pechino non si schiererebbe in un conflitto lontano che non la interessa in modo diretto. Da escludere anche un concorrente attacco cinese a Taiwan in modo da occupare gli Usa su due fronti, come qualche osservatore vagheggia.

Se è un test per gli Usa e i suoi alleati di fronte a eventuali colpi di mano russi e cinesi, un confronto russo-ucraino metterebbe alla prova anche la “quasi-alleanza” tra Pechino e Mosca. Per contrastare la pressione statunitense e dei suoi alleati, negli ultimi tempi Cina e Russia hanno intensificato la collaborazione politica, economica e militare. In un nuovo segno di avvicinamento, il 25 gennaio le due parti hanno raggiunto un'intesa di massima per coordinare le rispettive politiche per l’Asia.

La Cina non ha riconosciuto però l’annessione russa della Crimea nel 2014, come il sostegno del Cremlino alle repubbliche separatiste russofone del Donbass ucraino. Sarebbe contraddittorio per la leadership cinese appoggiare azioni di “pirateria” territoriale, anche se da parte di un partner strategico. Pechino ha come pilastro della propria sicurezza nazionale la lotta al separatismo e all'indipendentismo, si tratti di Taiwan, Tibet, Xinjiang, Hong Kong o Mongolia interna.

L'Ucraina è poi un partner cinese nella Belt and Road Initiative, il piano infrastrutturale globale lanciato nel 2013 da Xi Jinping per accrescere la centralità  commerciale (e quindi geopolitica) del suo Paese. La Cina ha bisogno di trovare un rotta alternativa a quella settentrionale delle “nuove Vie della seta”, che passa per Russia, Bielorussia e Paesi Baltici. Lo scontro politico tra la Ue e Minsk rende il passaggio poco appetibile al momento, come anche la disputa in corso tra Pechino e Lituania su Taiwan.

Al riguardo, da giugno è attivo un treno diretto che collega Cina e Ucraina, passando per Mongolia e Russia. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky vorrebbe trasformare il suo Paese in un ponte per gli investimenti e il commercio tra il gigante cinese e l’Europa. La via ucraina potrà però diventare importante per la Belt and Road solo se Kiev migliorerà le proprie infrastrutture, per cui i cinesi hanno investito 2 miliardi di dollari all'anno tra il 2019 e il 2021.

Dietro a dichiarazioni ufficiali di critica alla Nato, e di comprensione per le domande di sicurezza russe, i cinesi vogliono in realtà stabilità per i loro affari, e  non certo un Europa infiammata e sconvolta da incursioni di Mosca in Ucraina. Questo calcolo supera anche gli ipotetici vantaggi di avere Washington impegnata in Europa e costretta ad alleggerire la sua presenza militare in Asia orientale. Pechino continuerà a chiedere una soluzione diplomatica alla crisi, anche se appare difficile voglia fare tentativi diretti per “raffreddare” i bollori di Vladimir Putin.

Esclusi scenari di aiuto militare (e forse anche politico), con un’invasione russa dell'Ucraina la Cina dovrà decidere se coprire le spalle a Mosca almeno economicamente. Come osserva Chris Miller del Foreign Policy Research Institute, in caso di dure sanzioni occidentali ai russi, Pechino sarà obbligata a prendere posizione, data la sua interconnessione economica con la Russia.

Se la Cina aderisce alle sanzioni occidentali temendo ripercussioni per la propria economia, osserva Miller, si dimostrerà dipendente dal sistema economico-finanziario Usa, oltre che un partner poco affidabile per la Russia. In caso di sostegno economico cinese ai russi si potrebbe avere invece un allargamento del confronto, con gli Stati Uniti pronti a sanzionare in via indiretta le entità cinesi che aiutano i russi.

Si specula che comunque Putin non si muoverà prima della fine delle Olimpiadi invernali di Pechino (20 febbraio): fare il contrario sarebbe una mossa poco gradita da Xi Jinping. È la storia che si ripete. L'8 agosto del 2008, cerimonia d'apertura delle Olimpiadi estive di Pechino, scoppiava la guerra tra Russia e Georgia.

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