14/09/2022, 15.21
EUROPA-CINA
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La Ue propone bando alle merci prodotte dal lavoro forzato: Pechino nel mirino

L’Onu ha definito “credibili” le accuse ai cinesi di crimini contro l’umanità nei confronti delle minoranze turcofone dello Xinjiang. Il nuovo strumento europeo risulta però di difficile applicazione. Taiwan chiede alle Ue di sanzionare la Cina. Pechino “sventa” visita a Taipei del capo degli 007 europei.

Bruxelles (AsiaNews) – La Commissione europea ha proposto oggi il bando delle merci prodotte dal lavoro forzato. La misura, che dovrà essere approvata prima dal Parlamento e dal Consiglio Ue prima di entrare in vigore, non si rivolge in modo ufficiale a specifiche nazioni o industrie, ma ha un chiaro destinatario: la Cina.

La decisione della Commissione arriva a pochi mesi dalla denuncia della maggioranza degli europarlamentari, che chiedono all’Unione di dotarsi di uno strumento per rispondere agli abusi dei diritti umani compiuti dal governo cinese nella regione autonoma dello Xinjiang.

In un rapporto pubblicato il 31 agosto, l’Agenzia Onu per i diritti umani definisce “credibili” le accuse di esperti, gruppi umanitari e media internazionali a Pechino di compiere crimini contro l’umanità nei confronti delle minoranze turcofone di credo islamico che vivono nello Xinjiang. Tra gli abusi ricondotti a Pechino vi è quello di aver rinchiuso quasi due milioni di cittadini – soprattutto uiguri – in veri e propri lager, obbligandoli anche al lavoro forzato.

I cinesi negano ogni accusa, affermando che quelli nello Xinjiang sono centri di avviamento professionale e progetti per la riduzione della povertà, la lotta al terrorismo e al separatismo. Da giugno è in vigore la legge Usa che vieta l’import dallo Xinjiang in mancanza della prova che i beni in questione non derivano dal lavoro forzato.

Il meccanismo pensato dalla Ue è meno draconiano: l’onere della prova spetta alle autorità europee e nazionali, che possono chiedere accesso alle informazioni e ai dati delle imprese importatrici. Secondo attivisti umanitari, così come è concepito, lo strumento risulterà poco efficace.

Tanto basterà per far irritare i cinesi, che aspettano di vedere se la Ue darà il via libera alla direttiva per proteggere l’Unione dalle minacce commerciali di un Paese esterno – come accaduto alla Lituania, boicottata commercialmente dalla Cina per le sue aperture a Taiwan.

Intanto Reuters riporta che Taiwan sta esercitando pressioni affinché la Ue adotti un pacchetto di sanzioni per “dissuadere” la Cina dall’invadere l’isola, considerata dai cinesi una provincia “ribelle”. La notizia arriva mentre monta la polemica sulla rivelazione di Politico, secondo cui il capo dell’intelligence Ue, José Casimiro Morgado, ha cancellato una visita “segreta” a Taipei dopo che Pechino ne è venuta a conoscenza.

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