27/04/2023, 12.08
COREA DEL SUD-VIETNAM
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La comunità cattolica vietnamita di Seoul ha festeggiato i suoi vent'anni

Nata tra chi giungeva per lavorare nelle fabbriche, oggi guarda anche i tanti studenti vietnamiti - spesso non credenti - che frequentano le università coreane. L'arcivescovo Chung alla Messa per l'anniversario: "Porto nel cuore la grande fede che ho visto nel vostro Paese. Come i discepoli del Risorto testimoniate il Vangelo nonostante le difficoltà".

Seoul (AsiaNews) - La Comunità cattolica vietnamita dell'arcidiocesi di Seoul ha celebrato il 23 aprile il 20° anniversario della sua fondazione con una Messa presieduta dall’arcivescovo mons. Peter Chung Soon-Taick presso il Centro della pastorale del lavoro dell'arcidiocesi.

L’arcivescovo Chung, che è anche presidente del Comitato per i migranti della Chiesa cattolica coreana, ha espresso la sua gratitudine ai molti sacerdoti e laici cattolici che hanno permesso lo sviluppo di questa comunità che oggi tra le più significative a Seoul. Avviata nell'aprile 2003 dal salesiano p. Pham Thanh Bin che iniziò a celebrare la Messa domenicale presso il Centro della pastorale del lavoro, attualmente è composta da sei comunità locali.

“Iniziata come un piccolo gruppo di lavoratori nelle fabbriche e di donne giunte in Corea per matrimonio - racconta p. Yoo Sang Hyeok, direttore del Comitato per la pastorale dei migranti dell'arcidiocesi di Seoul -  oggi la comunità cattolica vietnamita vanta il maggior numero di fedeli tra le comunità etniche dell'arcidiocesi. Solo nella comunità vietnamita di Seoul abbiamo 500-600 persone che partecipano alla Messa domenicale, e la realtà è che abbiamo bisogno di spazio per loro”. È cambiato anche il profilo di chi arriva oggi in Corea del Sud dal Vietnam: “Ora sono più studenti che lavoratori migranti” continua p. Yoo e tra loro “ci sono molti più non credenti”.

Nguyen Chi Hung, uno specializzando in ingegneria informatica di 27 anni che ha partecipato alla Messa con l’arcivescovo, ha raccontato di essersi unito alla comunità vietnamita “con il desiderio di andare alla casa del Signore” e che la comunità lo ha aiutato a stabilirsi in Corea. Ha detto che vorrebbe continuare a vivere a Seoul dopo la laurea: “Voglio avvicinarmi a più coreani in futuro e voglio conoscerli bene”.

Nella sua omelia mons. Chung ha ricordato una visita compiuta da lui compita in Vietnam in passato come sacerdote dell'Ordine Carmelitano. “Verso le cinque del mattino - ha raccontato - vedevo fedeli provenienti da diversi quartieri venire nella grande chiesa del convento carmelitano per partecipare alla Messa, cantando inni e pregando con tutto il cuore. È una scena che mi ha profondamente commosso e tengo ancora nel cuore”.

“Vivere in un Paese straniero sconosciuto lontano dalla propria famiglia e dalla propria casa è un compito difficile che richiede grandi sacrifici – ha aggiunto -. Tutti voi sopportate vari disagi per motivi di lavoro o di studio. La risurrezione di Gesù è un evento che dà forza, grazia e benedizioni a tutti noi che stiamo attraversando momenti difficili. E come i discepoli furono inviati in varie parti del mondo dopo la risurrezione di Gesù Cristo, anche voi vi state sacrificando e sopportando difficoltà per le vostre amate famiglie e per il vostro futuro, offrendo l'amore di Gesù. Cercata di vivere con determinazione come apostoli che praticano il Vangelo”.

Oltre alla comunità vietnamita il Centro dell’arcidiocesi di Seoul segue anche comunità di migranti provenienti dalle Filippine, dal Sudamerica, dalla Mongolia, dalla Thailandia, dalla Cina e dall’Indonesia. “Voglio che tutti noi ricordiamo - commenta p. Yoo - che prima ancora di essere migranti, sono persone amate da Dio. La differenza di stili di vita nelle varie culture può far sorgere conflitti. Ma se rispettiamo le loro culture e condividiamo la nostra con loro, la nostra società si integrerà naturalmente”.

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