09/08/2025, 10.30
LIBANO
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La decisione di Beirut di disarmare Hezbollah entro la fine del 2025

di Fady Noun

Il Libano ha fissato una data per il ritiro delle armi di Hezbollah e per il ripristino del monopolio della forza armata da parte dello Stato. Il primo ministro Nawaf Salam: "Il Libano non poteva restare eternamente ostaggio delle logiche armate". Il Consiglio dei ministri ha inoltre approvato una "roadmap" presentata dall'emissario speciale del presidente Trump, Tom Barrack, con l'obiettivo di "normalizzare" i rapporti con Israele. Decisioni che hanno scatenato tensioni sul territorio e all'interno del governo, ma il rischio di un'escalation sembra essere escluso.

Beirut (AsiaNews) – Il governo libanese ha fissato la fine del 2025 come termine ultimo per il disarmo di Hezbollah e delle altre milizie armate, incluse quelle palestinesi, e per la restituzione allo Stato del monopolio dell'uso della forza. La decisione, definita "storica", è stata presa in due sedute del Consiglio dei ministri tenutesi il 5 e 7 agosto. Il governo ha inoltre adottato gli obiettivi della roadmap dell'inviato statunitense Tom Barrack, che mira a una normalizzazione dei rapporti tra Libano e Israele e al ritiro dei cinque posti di osservazione israeliani ancora occupati nel Libano del Sud. Il monopolio della forza armata dovrà essere effettivo entro la fine del 2025, in base a un piano militare che il consiglio di comando presenterà a fine agosto.

Le decisioni sono state prese in un clima di pressioni internazionali esterne e forte tensione interna, con il ritiro di quattro ministri sciiti dalle due sedute. Nonostante ciò, il ministro del Lavoro, Mohammad Haidar, esponente di Hezbollah, ha dichiarato che si è trattato di una "procedura formale" che non porterà a un boicottaggio delle riunioni del governo o a dimissioni collettive.

Tuttavia, altre voci suggeriscono il contrario. I membri più intransigenti di Hezbollah vivono la necessità di consegnare le proprie armi (missili e droni) come "una capitolazione di fronte al nemico israeliano". Dall'altra parte, molti sostengono che le armi del partito, dopo la guerra in Libano e i cambiamenti geopolitici in Siria e in Iran, abbiano perso la loro utilità di protezione a livello regionale e servano unicamente a mantenere l'egemonia del partito sullo Stato libanese. Un'egemonia che avrebbe portato alla a “perdere la scommessa” nella guerra a sostegno di Hamas.

Alcune figure sciite hanno sollevato dubbi sulla costituzionalità della decisione del governo, in assenza di una piena adesione della comunità sciita. Il segretario generale di Hezbollah, Naim Qassem, ha giudicato le decisioni governative "nulle e non valide". A conferma di un clima sempre più teso, si sono moltiplicate le manifestazioni in tutte le regioni a maggioranza sciita, dove la necessità di mantenere le armi viene anche giustificata dal timore di un governo islamista sunnita in Siria.

Nonostante la tensione, la giornalista Scarlett Haddad, vicina agli ambienti sciiti, assicura che non si arriverà né a un "divorzio" politico né a scontri violenti tra l'esercito e Hezbollah. 

In un'intervista esclusiva rilasciata il 6 agosto al quotidiano An-Nahar, il primo ministro Nawaf Salam ha difeso energicamente la decisione del suo governo, affermando che "la sovranità nazionale non può essere negoziata, anche con il pretesto della stabilità comunitaria". Salam ha aggiunto che "il Libano non può restare eternamente ostaggio di parallele logiche armate".

Interrogato sui rischi di un'escalation, il premier ha risposto che "ogni cambiamento profondo incontra delle resistenze, ma il dovere del governo è fissare la rotta e non cedere alla pressione". Ha precisato inoltre che la "roadmap" affidata all'esercito sarà soggetta a una valutazione parlamentare aperta, per garantire un controllo democratico del processo.

L'emissario del presidente Trump per il Libano, Tom Barrack, ha espresso il suo pieno sostegno alla decisione del governo. In un post sul suo account X, ha scritto: "Congratulazioni al governo per aver preso questa settimana una decisione storica, coraggiosa e giusta. Le risoluzioni adottate lanciano finalmente l'attuazione del principio 'Una nazione, un esercito' per il Libano".

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