04/07/2023, 08.47
ARMENIA-AZERBAIGIAN
Invia ad un amico

La difficile trattativa tra Erevan e Baku

di Vladimir Rozanskij

Al tavolo voluto da Washington i due Paesi continuano a trattare, presto dovrebbero incontrarsi anche Aliev e Pašinyan. Ma su diverse "questioni cruciali" l'accordo resta lontano. L'Azerbaigian pone come condizione preliminare il disarmo delle forze di difesa armene nel Nagorno Karabakh. La replica dell'opinione pubblica armena: "Vogliono la nostra capitolazione". 

Washington (AsiaNews/Agenzie) - Dopo la tre giorni di trattative tra Armenia e Azerbaigian nel centro studi per gli affari esteri “George Schulz” di Arlington in Virginia, conclusasi il 30 giugno a Washington, i ministeri degli Esteri dei due Paesi in conflitto hanno entrambi dichiarato, senza entrare nei particolari, che ci sono ancora diverse “questioni cruciali” che richiedono ulteriori sessioni di lavoro. Il portavoce del ministero di Erevan ha poi specificato a Radio Azatutyun che servono precisazioni sulla delimitazione delle frontiere tra Armenia e Azerbaigian, sul ritiro delle truppe schierate presso i confini, e la creazione di un meccanismo internazionale di garanzia per il dialogo tra Baku e Stepanakert, la capitale armena del Nagorno Karabakh.

Nonostante queste difficoltà nella discussione tra le parti, tutti lodano il progresso ottenuto dai due ministri, l’armeno Ararat Mirzoyan e l’azero Džejkhun Bayramov, nella redazione dell’accordo “Sulla pace e il ristabilimento delle relazioni interstatali”, ottenuto al tavolo della mediazione statunitense. Anche sui progressi, del resto, le parti rimangono sempre piuttosto sul vago. Il segretario di Stato Usa, Anthony Blinken, che ha preso parte direttamente alle trattative insieme al consigliere per la sicurezza Jake Sullivan, si è unito alle dichiarazioni cautamente ottimistiche dei colleghi, e anche alla necessità di compiere ancora molti altri sforzi, perché “è chiaro a tutti che quanto più ci si avvicina alla meta, tanto più si fanno complicate le questioni da definire”.

Baku ha posto come condizione preliminare a qualunque accordo il disarmo delle forze di difesa armene nella zona contesa. Come constata il politologo armeno Tigran Grigoryan, “finora l’accordo riguarda solo questioni secondarie e dettagli, ma non quelle fondamentali”, e quindi in realtà si è piuttosto lontani dalla conclusione. Egli nota che anche gli americani sono rimasti più misurati di altre circostanze precedenti, ricordando quando a maggio lo stesso Blinken assicurava che “la pace è molto vicina”. Del resto, questo round di trattative si è svolto in un contesto di nuova escalation conflittuale, ciò che non poteva non riflettersi sul tavolo delle discussioni.

Grigoryan ritiene che l’Azerbaigian abbia “usato queste tensioni per costringere gli armeni a fare delle concessioni, per timore di ulteriori scontri”, soprattutto per insistere sul disarmo degli armeni. La stampa dell’Azerbaigian martella sulle “provocazioni delle formazioni armate illegali nel Nagorno Karabakh”, che sarebbero rifornite direttamente da Erevan. Secondo l’analista l’Azerbaigian non è veramente interessato ad una pace complessiva, ma solo “alla firma di un documento con delle concessioni unilaterali, di fatto una capitolazione dell’Armenia”.

I mediatori dovrebbero quindi esercitare maggiore pressione sull’Azerbaigian, per non usare le provocazioni come armi nelle trattative, “perfino in quelle del 2020 non c’erano tutte queste tensioni dopo la guerra dei 44 giorni”. Il fatto che gli Usa non prendano chiare posizioni di condanna delle strategie azere, sempre secondo Grigoryan, “indica il timore di far saltare l’intero processo di pace, temono che qualunque rimprovero nei confronti di Baku comporterebbe il suo abbandono del tavolo delle consultazioni”.

Tra qualche settimana si dovrebbero incontrare gli stessi leader dei due Paesi, il presidente azero Aliev e il premier armeno Pašinyan, con la partecipazione dei rappresentanti dell’Unione Europea e degli americani. Blinken ha detto di “attendere con impazienza il prossimo incontro, per sfruttare l’impulso positivo fornito dalle ultime discussioni”, vale a dire “lo spirito di sincerità, apertura e franchezza con cui entrambe le parti hanno affrontato insieme questioni così delicate”.

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Erevan ricorda le vittime del Nagorno Karabakh
29/09/2021 08:42
Pasinyan: gli ostacoli sulla strada della pace in Nagorno Karabakh
08/05/2023 08:38
Karabakh: l’oligarca russo-armeno Vardanyan difende il ruolo ‘pacificatore’ di Mosca
17/01/2023 09:00
Nagorno-Karabakh: gli armeni chiedono la riapertura del corridoio di Lachin
09/01/2023 08:49
Gli armeni del Nagorno Karabakh rivendicano la propria sovranità
03/01/2022 10:50


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”