La festa indù delle luci e i 60 anni di "Nostra Aetate"
Nel messaggio del dicastero der il Dialogo interreligioso in occasione del Deepavali - che si celebra in queste ore - la memoria dell'anniversario del documento del Concilio Vaticano II che incoraggiò i cattolici a impegnarsi nel dialogo riconoscendo i valori che ogni tradizione religiosa porta in sé. "Induisti e cristiani alimentino insieme la pace la pace nelle nostre case, comunità e società".
Città del Vaticano (AsiaNews) – “Durante questo tempo di festa, vi invitiamo a unirvi a noi per riflettere su come cristiani e induisti, insieme alle persone di tutte le fedi e di buona volontà, possano rafforzare i nostri sforzi comuni per la pace attraverso il dialogo e la collaborazione”. È l’ormai imminente anniversario dei 60 anni dalla promulgazione della Nostra Aetate, il documento del Concilio Vaticano II sul dialogo tra i cattolici e le altre religiosi, il tema del messaggio che il cardinale prefetto del dicastero per il Dialogo interreligioso George Jacob Koovakad e il segretario di quest’organismo, mons. Indunil Janakaratne Kodithuwakku Kankanamalage, hanno indirizzato in questi giorni al mondo insù in occasione della festa del Deepavali, che si celebra quest’anno il 20 ottobre.
I 60 anni della Nostra Aetate verranno celebrati il 28 ottobre con un grande incontro interreligioso in Vaticano. “Questa storica iniziativa di dialogo interreligioso – ricordano il card. Koovakad e mons. Kodithuwakku Kankanamalage - si è evoluta in un progetto globale, generosamente sostenuto e promosso da persone di diverse credenze religiose e anche da non credenti, contribuendo in modo significativo alla pace nel mondo. Questo stesso messaggio è un frutto di quella nobile visione”.
L’augurio rivolto agli indù è che “questa festa delle luci possa illuminare le vostre vite e portare felicità, unità e pace alle vostre famiglie e comunità”. Ma proprio il ricordo del documento che nel 1965 incoraggiò i cattolici di tutto il mondo a impegnarsi nel dialogo e nella collaborazione con persone di altre tradizioni religiose, esortando tutti affinché "riconoscano, conservino e facciano progredire i valori spirituali, morali e socio-culturali che si trovano in essi", offre il contesto per una riflessione più ampia.
“Nel mondo odierno, dove sfiducia, polarizzazione, tensioni e divisioni sono in aumento – si legge ancora nel messaggio - il dialogo interreligioso è più necessario che mai. Deve continuare a seminare i semi dell’unità e dell’armonia, diventando un faro di speranza per tutti. La comprensione e la collaborazione interreligiosa devono trovare spazio nella nostra vita quotidiana e diventare un modo naturale di vivere insieme”.
“La famiglia, in quanto luogo primario di educazione alla vita e alla fede - ricordano i responsabili del dicastero vaticano per il Dialogo interreligioso - ha un ruolo preminente nel nutrire questi valori. Anche le tradizioni religiose hanno una responsabilità cruciale nel promuovere la pace, con i leader religiosi che hanno il dovere morale di dare l’esempio, incoraggiando i loro seguaci a rispettare la diversità e a costruire ponti di amicizia e fraternità. Anche le istituzioni educative e i media svolgono un ruolo essenziale nel plasmare i cuori e le menti verso una coesistenza pacifica. In questo modo, il dialogo e la collaborazione interreligiosa possono e devono essere accolti come strumenti indispensabili per coltivare una cultura di pace; essi dovrebbero crescere fino a diventare un movimento potente e dinamico dedicato alla costruzione e alla difesa della pace in ogni tempo”.
“Come credenti radicati nelle nostre rispettive tradizioni religiose e come persone unite da valori condivisi e da una comune preoccupazione per la pace possiamo noi – induisti e cristiani, insieme a coloro che professano altre religioni e a tutte le persone di buona volontà – unirci in modi piccoli e grandi per alimentare la pace nelle nostre case, comunità e società”, è l’auspicio espresso in occasione di questo Deepavali.
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