09/08/2010, 00.00
MYANMAR
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La giunta causa anche la fame in Birmania

di Tint Swe
Tint Swe, membro del governo in esilio, analizza la carenza alimentare che ha colpito il Paese e spiega: “Da quando la democrazia è stata rimpiazzata dalla dittatura, la Birmania ha iniziato a soffrire. In tutti i campi”.
New Delhi (AsiaNews) – La carenza di cibo che da tre anni ha colpito il Myanmar, causata dalla siccità dirompente, potrebbe peggiorare a causa dell’instabilità atmosferica che ha colpito il Paese. Le piogge hanno ritardato il loro arrivo, e i contadini hanno sbagliato il periodo della semina. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, la situazione peggiorerà presto. Inoltre, il dispotico regime del generale Than Shwe non permette interventi risolutivi, mettendo a rischio milioni di persone.
 
AsiaNews ha chiesto un commento sulla situazione a Tint Swe, membro del Consiglio dei ministri del National Coalition Government of the Union of Burma (NCGUB), costituito da rifugiati del Myanmar dopo le elezioni del 1990 vinte dalla Lega nazionale per la democrazia e mai riconosciuto dalla giunta militare. Fuggito in India nel 1990, dal 21 dicembre del 1991 vive a New Delhi.
 
I disastri naturali sono inevitabili, e incidenti sfortunati capitano in ogni parte del mondo. Molte persone puntano il dito contro il cambiamento climatico e il riscaldamento globale, oltre ad accusare le enormi nuove costruzioni che sorgono ovunque. Ma sarebbe più opportuno puntare il dito contro le autorità, per le tragedie causate dall’uomo che stanno avvenendo in Birmania.
 
Il Programma alimentare mondiale ha infatti individuato, correttamente, la vera causa della mancanza di cibo in Birmania: le eccessive restrizioni imposte dalla giunta militare. Ma questo avviene sin dal 1988, anno in cui i militari si sono presi il potere con la forza. I gruppi internazionali di aiuto, incluse le agenzie delle Nazioni Unite, sono viste come minacce alla sicurezza. E per sicurezza si intende non l’interesse nazionale, ma potenziali sfide alla presa del regime sul potere.
 
Il popolo birmano, una volta, era fiero della ricchezza di risorse e dall’abbondanza del benessere comune. Un proverbio tradizionale del Paese dice (più o meno) che la Birmania ha tanto olio per cucinare da potercisi fare il bagno, e che i cumuli di riso sono alti come montagne. Ma questo era vero prima che i militari prendessero il potere, mettendo le mani anche sull’economia. La prima generazione di generali, guidati da Ne Win, nel 1987 fece in modo di portare il Paese nelle nazioni meno sviluppate del mondo.
 
La generazione successiva, guidata dai generali Saw Maung e Than Shwe, portarono la Birmania al terzultimo posto nella classifica dello sviluppo mondiale. Il regime attuale ha aperto le porte all’economia di mercato e agli investimenti stranieri diretti. Il sito web ufficiale del ministero degli Affari esteri riporta un miglioramento della situazione intera, e nel 1999-2000 il Pil è aumentato del 10,9%. Questo ha fatto schizzare il valore degli affari di investimenti permessi fino alla cifra record di 7 miliardi e mezzo di dollari. Gli indicatori della Banca mondiale per lo sviluppo, il 27 luglio 2010, dicono che la Birmania ha un giro di investimenti stranieri diretti pari a 283 milioni di dollari.
 
Sfortunatamente, un rapporto Onu del 2009 - intitolato “Missione di sicurezza e assestamento per le coltivazioni e il cibo in Myanmar” – riporta che 52 città degli stati Shan, Chin e Kachin sono indicate come estremamente vulnerabili in termini di sicurezza alimentare. Una persona su dieci nel Paese – ovvero cinque milioni di persone – rischiano la fame ogni giorno. I bisognosi sono concentrati anche a Rangoon e nelle aree dell’Irrawaddy, Arakan e Chin. Secondo l’ultimo rapporto del Programma alimentare mondiale, gli stati Arakan, Chin, Kachin e Shan (e le divisioni di Magwe e dell’Irrawaddy) hanno urgente bisogno di assistenza alimentare.
 
Eppure il delta dell’Irrawaddy era considerato la ciotola di riso del sud-est asiatico, quando c’era la democrazia. Nel maggio del 2008 il ciclone Nargis ha colpito quella zona, uccidendo 140.000 persone: il regime, nel momento di massimo bisogno, ha bloccato in maniera deliberata ogni aiuto internazionale. Alla fine, i pacchi inviati dalla comunità internazionale sono stati politicizzati: la televisione statale ha mostrato in maniera continua le immagini dei generali che distribuivano quegli aiuti, come se fossero un loro regalo.
 
Secondo i dati raccolti dal Programma alimentare mondiale nel giugno del 2008, la popolazione dello stato settentrionale di Arakan ha iniziato a soffrire di malnutrizione a causa dell’aumento improvviso del prezzo del riso, schizzato del 75% in più rispetto all’anno precedente. Al 25 giugno di quest’anno, almeno 63 persone sono morte dopo che le piogge torrenziali hanno scatenato nella zona alluvioni e smottamenti. Nello stato Chin, invece, è stato l’arrivo dei ratti a far diminuire le scorte di cibo. Secondo un gruppo di informazione locale, i ratti stanno devastando le piantagioni di almeno 20 villaggi della zona.
 
La crisi alimentare nel distretto di Pa’an – stato Karan – è emersa nel marzo 2005. Prima di questa data, nel marzo 2004, è stato invece pubblicato “Ricca periferia, centro povero: l’economia rurale del Myanmar”. Il 4 agosto del 2010, un’Organizzazione non governativa che lavora nella zona Kachin ha scoperto che il tasso di infezione del virus hiv nell’area – controllata dai militari dopo il cessate il fuoco con gli indipendentisti – è 16 volte maggiore rispetto alla media del Paese. Un altro testo del gennaio 2006 – “Campi deserti: la distruzione dell’agricoltura a Mong Nai, stato Shan” – ha sottolineato le politiche sbagliate (sia di sviluppo che rurali) e le attività contro gli indipendentsti, così come la corruzione cronica del regime.
 
Ma c’è un’altra crisi in Birmania, legata alla gestione sbagliata dei fondi da parte delle autorità militari. Ogni statistica attendibile mostra che il tasso di mortalità infantile arriva a 76 ogni mille nascite; il 31,8% della popolazione sotto i 5 anni è malnutrita e il governo spende non più del 2,8% delle proprie risorse per la sanità, una delle spese minori di tutto il mondo. Tutto questo dimostra come le catastrofi naturali colpiscono alcune zone del Paese; altre sono afflitte dalla resistenza armata; altre ancora subiscono i danni di tragedie compiute dall’uomo. Ma non c’è metro quadro del Paese in cui non ci sia il controllo dei nostri dittatori.
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