12/04/2022, 08.44
RUSSIA
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La guerra etno-culturale di Mosca

di Vladimir Rozanskij

Proposta una nuova legge per tutelare i valori “russi” rispetto a quelli occidentali. “Denazificare” l’Ucraina e “deoccidentalizzare” l’intero mondo russo. Esaltata l’originalità e la  “superiorità” della Russia.

Mosca (AsiaNews) – I presidenti della Duma e del Consiglio della federazione, le due camere del Parlamento russo, Vjačeslav Volodin e Valentina Matvienko, hanno proposto una nuova legge sul “patrimonio immateriale etno-culturale della Russia”. Il senso dell’iniziativa è quello di conservare e rafforzare la spiritualità dei russi usando un registro federale ufficiale, dove possano riassumersi tutti i “valori autentici” dei diversi popoli sparsi sull’immenso territorio eurasiatico.

Apparentemente, la legge si presenta come un ennesimo elenco burocratico di beni artistici e culturali da tutelare, ma nell’intenzione dei legislatori vuole stimolare un nuovo “senso della terra”, il “počvenničestvo” che costituiva uno dei grandi ideali dei pensatori slavofili ottocenteschi. Lo scopo finale è quello di “costruire un fondamento spirituale per contrapporsi all’Occidente e ai suoi pseudo-valori”, una delle motivazioni sbandierate per giustificare l’invasione dell’Ucraina.

La Matvienko, già governatrice della regione di Leningrado e tra i politici più fidati del presidente Putin, è la principale sostenitrice della campagna, a cui ha aggregato alcuni dei senatori più autorevoli. L’idea della nuova legge era stata da lei lanciata a settembre dello scorso anno, al forum parlamentare di Jaroslavl dedicato alla “eredità storico-culturale della Russia”.

Il prologo del testo chiarisce che il “patrimonio immateriale” russo è “una parte importante dell’eredità comune all’umanità intera in tanti settori della sua attività, un mezzo potente di unificazione dei popoli della Russia, dei valori etnici e dell’affermazione della loro identità culturale”. Il concetto è racchiuso nel termine slavofilo della “samobytnost” (auto-essenza), invocata dai poeti come Puškin e Venevitinov dopo la guerra di Napoleone.

Vengono esaltati “gli stili di vita, le tradizioni e le loro forme espressive, e anche le tendenze contemporanee”. La lista presenta le varie tipologie di folclore popolare, i collettivi di danzatori e cantanti, le tante esposizioni museali, la tradizione orale e molto altro. L’iter burocratico prevede l’intervento del ministero della Cultura, che concederà il diritto e imporrà l’obbligo di inserire nell’elenco federale le varie dimensioni del patrimonio etno-culturale, e disporrà di fondi e mezzi finanziari dedicati a questa grande opera, a cui Putin ha già dedicato il 2022 come “anno dell’eredità culturale dei popoli della Russia”.

Il senso globale del progetto è destinato a espandersi al di là degli stessi articoli di legge, o delle iniziative che si riusciranno a organizzare nel corso dell’anno. Sia Matvienko che Volodin insistono in questi giorni sulla necessità di realizzare una critica radicale e una effettiva sostituzione dei “cosiddetti valori occidentali” che sono stati riversati e imposti alla Russia negli scorsi decenni con i soldi e il dominio dell’informazione globale, “quando abbiamo già tanti valori nostri di grande significato, e non abbiamo bisogno dei loro”.

Alla guerra di “denazificazione” dell’Ucraina con i soldati e le armi, corrisponde una guerra ancora più radicale e “metafisica” di “deoccidentalizzazione” dell’intero mondo russo, da combattere con le arti e le danze, i musei e le mostre che esaltano l’originalità e la superiorità dell’anima dei russi, e dei popoli a essi aggregati.

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