La lotta al neo-paganesimo del patriarcato di Mosca
Di fronte alla rinascita dei cosiddetti rodnovery, i “credenti nativi”, Kirill ha formato un apposita commissione guidata dall’arcivescovo russo-francese Savva, nuovo astro nascente della sua squadra, per contrastare questa nuova sfida. Ma secondo il professor Šiženskij, uno dei maggiori studiosi russi delle religioni, l'unica vera risposta è un'opera missionaria che non si limiti a valutazioni ideologiche.
Mosca (AsiaNews) - Il patriarcato ortodosso di Mosca ha deciso di rendere sistematica l’opera di contrapposizione alle varie forme di neo-paganesimo che si diffondono sempre più in Russia, soprattutto in quegli aspetti che si rivolgono all’antichità russa pre-cristiana, i cui adepti definiscono sé stessi i rodnovery, i “credenti nativi”. Molto popolari sono anche le forme di devozione al politeismo militante scandinavo chiamato Asatru (As = Dio, Tru = fede), che risale alle rappresentazioni delle tribù germaniche ai tempi delle migrazioni prima e durante il dominio dei romani, trasmesso poi da manoscritti islandesi dei tempi in cui si formava la Rus’ di Kiev, con la “chiamata dei Variaghi” a partire dal IX secolo.
Secondo quanto dichiarano gli ortodossi, questo problema è considerato uno dei più importanti dell’attività missionaria della Chiesa oggi, anche più della concorrenza delle religioni tradizionali dei migranti lavorativi, come l’islam e il buddismo. Lo stesso patriarca Kirill ha più volte fatto riferimento ai temi del neo-paganesimo e delle difficoltà del dialogo interreligioso. È stata quindi formato un gruppo di lavoro che raduna esponenti dei vari organismi patriarcali, allo scopo della “profilassi del neo-paganesimo”.
La prima riunione di questa commissione, formata da membri di 12 dipartimenti sinodali, si è tenuta a inizio ottobre, con una relazione essenziale pubblicata sul sito informativo del patriarcato. In essa si comunica che il presidente della struttura è il capo del dipartimento sinodale per le missioni, l’arcivescovo russo-francese Savva (Tutunov), nuovo astro nascente della squadra del patriarca Kirill. Tra i “compiti primari” della commissione sono segnalati “la preparazione di materiali scientifico-metodologici, l’organizzazione di programmi di formazione e istruzione, l’elaborazione di misure per contrastare l’influsso distruttivo delle dottrine neo-pagane”.
La novità consiste proprio nell’approccio sistematico, per quanto della sfida del neo-paganesimo si parli ormai da tempo, con attività missionarie in atto da parte del dipartimento sinodale, in cui esiste anche il segretariato per la “missione apologetica”. Esso si occupa del contrasto alle sette, agli insegnamenti pseudo-ortodossi, alle sub-culture distruttive e ai vari culti, con raccolta e analisi delle informazioni sulle “diverse forme di confusione religiosa”, e l’elaborazione di metodi di reazione apologetica. Il nuovo organismo che coinvolge gli altri settori del patriarcato è stato voluto personalmente dal patriarca Kirill, che l’aveva annunciato fin dal consiglio ecclesiastico dello scorso 10 aprile, affermando che “oggi siamo testimoni di tentativi per distorcere il nostro passato, sostituendo l’autentica tradizione spirituale con dei surrogati costruiti artificialmente”.
Il patriarca esprimeva la sua preoccupazione per il fatto che “il neo-paganesimo viene spesso proposto ai giovani come una specie di alternativa all’ortodossia, presentandolo come una forma più storica, naturale e autenticamente nazionale, mentre di fatto siamo di fronte a una miscela eclettica di fantasie e di elementi provenienti da altre culture, e di idee veramente distruttive”. In questa “pseudo-cultura”, tra l’altro, “si forma una speciale relazione con l’uso della forza”, come accade in gruppi etnici chiusi in sé stessi, dove la forza viene considerata un fattore decisivo per conservare la propria identità, ciò che provoca effetti reali sulla vita della maggioranza delle persone.
Kirill ricorda il legame tra le diaspore etniche e il “politeismo brutale, a cui spesso si collegano gli adepti dell’islamismo radicale”, ciò che richiede anche l’intervento delle forze dell’ordine. Il principale specialista del Centro di studi sulle etnie e le religioni dell’università Lgu di San Pietroburgo, Roman Šiženskij, è peraltro piuttosto scettico sulla possibilità di “giungere a cambiamenti significativi con il lavoro della nuova commissione”, ritenendo necessaria una “vera mobilitazione delle istituzioni ecclesiastiche in un’opera missionaria che non si limiti alle valutazioni ideologiche”, per evitare che la stessa Chiesa ortodossa sia considerata soltanto un “culto di Stato” a cui cercare alternative più efficaci, anche nella “difesa della Patria con il vero culto della forza”.
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