03/07/2010, 00.00
CINA
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La nuova Tv cinese: così Pechino diffonde la sua influenza nell'informazione

Il nuovo canale vuole offrire "una migliore visuale" della Cina. Esperti osservano che Pechino vuole diffondere sempre più la sua versione “ufficiale” per contrastare la denuncia delle molte violenze di Stato. L’informazione come strumento per ottenere maggior potere.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – L’agenzia statale cinese Xinhua ha lanciato un canale di notizie mondiali che trasmetterà per 24 ore in inglese, la China Xinhua News Network Corporation (CNC), per offrire “una migliore visuale della Cina ai suoi ascoltatori internazionali”. Li Congjun, presidente di Xinhua, ha assicurato che l’informazione sarà svolta in modo “tempestivo e obiettivo, sarà una nuova fonte di informazione per gli ascoltatori del mondo”. Ma analisti osservano che è un nuovo passo nel tentativo di accreditare nel mondo la sola versione “ufficiale” della Cina e per far “dimenticare” la stretta censura sui media nazionali.

Il nuovo canale mondiale in lingua inglese (con il logo della  CNC World che ricorda una colomba della pace) consentirà a chiunque di conoscere il punto di vista della CNC, emanazione diretta del governo cinese. Wu Jincai, che controlla la CNC World, spiega che il nuovo canale progetta di raggiungere 50 milioni di utenti in Europa, Nord America e Africa entro il primo anno.

Analisti osservano che negli ultimi anni la Cina ha speso miliardi di dollari per estendere la sua influenza all’estero, soprattutto in Occidente, con due agenzie stampa, due quotidiani e due canali in lingua inglese. A luglio la statale CCTV ha iniziato a trasmettere in arabo (oltre che in inglese, francese, spagnolo e cinese) per 300 milioni di potenziali utenti in 22 Paesi di Medio Oriente e Africa del Nord.

Del resto già nel 2009 Liu Yunshan, capo della propaganda, indicava “l’urgente compito strategico di rendere la nostra capacità di comunicazione [adeguata] al nostro livello internazionale” e spiegava che “le Nazioni che hanno capacità più avanzata e migliori professionalità nelle comunicazioni saranno più influenti nel mondo e potranno meglio diffondere i propri valori”.

A questo fine Pechino si calcola che abbia speso oltre 15 miliardi di yuan (circa 1,5 miliardi di euro) per la CCTV, altrettanto per Xinhua e 2 miliardi di yuan (200 milioni di euro) per la Agenzia China News, per migliorare la veste grafica e la sceneggiatura, assumere giornalisti, aprire uffici esteri, finanziare produzioni originali.

Pechino censura in modo rigido i media nazionali ma è in difficoltà per le notizie diffuse dai media esteri su fatti come la repressione contro media e democratici, le violenze attuate dalle autorità in Tibet e Xinjiang, la limitazione della libertà religiosa e altri argomenti per i quali in Cina esiste solo la verità ufficiale di Stato. L’ampio risalto dato in Occidente per la repressione violenta in Tibet del marzo 2008 e per le contestazioni durante il viaggio della fiamma per le Olimpiadi di Pechino 2008 ha messo in grossa difficoltà la propaganda statale, che vuole accreditare l’immagine di un Paese efficiente e armonico ed è costretta a tacciare di menzogna i media esteri.

Negli ultimi anni Pechino ha addirittura aumentato la censura, introducendo rigidi controlli e divieti durante il periodo preolimpico, che sono rimasti in vigore anche dopo l’agosto 2008.

L’editore Ran Yunfei osserva che comunque i media cinesi hanno grande influenza sulla popolazione cinese, “soprattutto perché la gente comune ha limitate fonti di informazione e non può operare confronti, così le loro convinzioni sono guidate dalla CCTV”.

Per lo Stato il maggiore pericolo è rappresentato da internet e Pechino ha schierato decine di migliaia di “ciberpoliziotti” per controllare i contenuti dei siti web, pattugliare i cybercafé, rintracciare chi mette su internet contenuti non voluti, con un controllo che esperti accusano arriva a introdurre virus “troiani” nei computer che permettono di acquisire notizie dal computer di nascosto.

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