28/07/2022, 10.23
RUSSIA-CINA
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La nuova Via della seta si blocca in Ucraina

di Vladimir Rozanskij

L’invasione voluta da Putin ha bloccato i finanziamenti cinesi in Russia per la Belt and Road Initiative. Sospeso anche progetto per la costruzione in comune di un super-aereo da trasporto. I cinesi limitano la collaborazione con Mosca al mercato energetico per paura di incappare nelle sanzioni occidentali.

Mosca (AsiaNews) – A Pechino si è tenuta una cerimonia per il conferimento dei premi agli autori di lavori creativi nell’ambito della Belt and Road Initiative, il piano infrastrutturale su scala globale del presidente cinese Xi Jinping. Non si è però fatto alcun cenno alla brusca frenata del programma a causa della guerra in Ucraina, che ha determinato la sospensione di tutti i finanziamenti cinesi alla Russia per il suo contributo alla nuova Via della Seta.

Secondo dati dei ricercatori di Shangai, nella prima metà del 2022 non è stato realizzato alcun progetto Belt and Road in Russia. I cinesi non intendono correre il rischio di essere colpiti dalle sanzioni occidentali. Nonostante fosse in cantiere dal 2017, neanche la realizzazione in comune di un super-aereo da trasporto è stata completata. I pochi affari in corso tra russi e cinesi esulano dallo schema promosso da Xi.

L’interruzione degli investimenti in Russia ha portato Pechino a intensificare gli scambi con il Medio oriente, come spiega a Meduza Kristof Wan, direttore del Centro per lo sviluppo ecologico all’università Fudan di Shanghai. Questo significa che i grandiosi piani di costruzione delle infrastrutture, che permetterebbero ai prodotti cinesi di arrivare velocemente e senza problemi in Europa attraverso la Russia e l’Asia centrale, rimangono per ora soltanto sulla carta.

Oggi Russia e Cina sono entrambe sotto forte pressione del sistema informativo occidentale, e la Belt and Road non è risparmiata. Secondo Wan si tratta di un fenomeno transitorio, malgrado il prolungarsi del conflitto in Ucraina.

Al momento Mosca e Pechino si concentrano sulle forniture energetiche. La Cina dipende dal petrolio russo per il 15% e dal gas per l’8%. Le due parti hanno firmato nuovi accordi di settore poco prima dell’inizio dell’invasione dell’Ucraina.

Il nuovo super-aereo passeggeri CR-929, che doveva essere costruito insieme ai russi, ora verrà probabilmente finito dai cinesi insieme alla Boeing e Airbus, anche perché il suo utilizzo riguarda prevalentemente le rotte verso l’Europa e gli Usa. Per i russi questo equivale allo sventolio di una bandiera bianca di fronte agli occidentali.

Una fonte citata da un giornale di Hong Kong sostiene che la Cina sta cercando di escludere la Russia dai guadagni sul mercato cinese, per dividerlo con altri partner internazionali, e si tratta di una fetta consistente degli affari.

Secondo il direttore dell’Istituto per l’Asia e l’Africa dell’università Mgu, Aleksej Maslov, “i media occidentali non calcolano bene la portata degli investimenti cinesi, che non si sono ridotti a zero con la Russia, che in realtà non fa parte ufficialmente della Belt and road. Noi abbiamo solo progetti bilaterali, e ci sono zone ancora molto operative, soprattutto nell’Estremo Oriente”.

La Cina continua ad acquistare carbone in Jacuzia e Kuzbass, mentre rallenta la collaborazione nei campi dove può trarre vantaggi da altre direzioni. In campo aeronautico e altri settori strategici, i cinesi temono soprattutto l’incapacità dei russi di custodire i segreti tecnologici, e quindi fanno saltare gli accordi.

Pechino non vuole dare vantaggi agli avversari, sfrutta gli amici a seconda delle proprie convenienze, si mantiene le porte aperte anche dove si creano degli sbarramenti come in Ucraina; sarà il tempo a rendere più chiaro come si ristrutturerà il mercato internazionale.

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