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ARMENIA-AZERBAIGIAN
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La nuova costituzione armena e le tensioni con l’Azerbaigian

di Vladimir Rozanskij

Baku continua a chiedere a Erevan il "rifiuto del revanscismo" sul Nagorno Karabakh citando il preambolo della Carta. Ma gli armeni parlano di un pretesto per allontanare un accordo di pace che ad Aliev ormai non serve. Mentre un canale tv azero rivendica come "proprietà nazionale" anche l'antica chiesa armena di Aričavank nella regione di Širakh.

Erevan (AsiaNews) - Come ha affermato il noto politologo armeno Sergej Melkonyan, in un’intervista a Kommersant, l’idea di una nuova costituzione in Armenia, avanzata in questi giorni dal premier Nikol Pašinyan, dipende dalle pressioni dell’Azerbaigian, che insiste per “il rifiuto del revanscismo” da parte degli armeni. Gli azeri vedono infatti un ostacolo insormontabile nella Dichiarazione di indipendenza dell’Armenia, nel cui preambolo richiamato dalla costituzione si parla della “riunione tra l’Armenia e l’Artsakh”.

Secondo Melkonyan, la dirigenza di Erevan sarebbe disponibile a fare delle concessioni su questo punto, e l’esempio sarebbe proprio la modifica alla legge fondamentale, che Pašinyan presenta come necessaria per “costruire un nuovo Paese democratico”. In realtà, non ci sarebbero ragioni così evidenti per cambiare il testo, se non per le preoccupazioni di Baku, che vuole eliminare ogni appiglio per la riapertura del conflitto in Nagorno Karabakh.

Il problema, secondo il politologo e molti altri osservatori, è che l’accordo di pace tra i due Paesi caucasici è decisamente poco credibile, rimanendo ancora una forte tensione, che difficilmente potrà essere placata dalla firma di qualche carta. Come afferma Melkonyan, “ad Aliev l’accordo non serve, lui ha già ottenuto tutto quello che voleva, il Karabakh, il corridoio e le vie di comunicazione, Baku ormai ha il pieno controllo”.

La posizione di forza degli azeri è confermata in questi giorni anche da un episodio denunciato dall’ex-garante per i diritti umani dell’Armenia, Arman Tatoyan, che ha accusato l’Azerbaigian di volersi impadronire di un altro monumento della cultura armena. L’antica chiesa armena di Aričavank nella regione di Širakh, risalente al V secolo, è stata presentata da un canale tv di Baku come un monastero “turco-cristiano” di proprietà dell’Azerbaigian, che in realtà “non esisteva a quei tempi, tanto meno può avanzare diritti su chiese e monasteri”.

Secondo la versione di Baku, quella zona dell’Armenia è da considerare parte del cosiddetto “Azerbaigian occidentale”, in cui vengono inserite diverse zone di altri popoli, dagli armeni ai turchi e ai persiani. Secondo Tatoyan “il vero scopo di queste affermazioni è la totale occupazione dell’Armenia, all’interno della politica non solo anti-armena, ma anche anti-cristiana dell’Azerbaigian”. A queste condizioni, tutte le dichiarazioni sugli accordi di pace appaiono soltanto elementi di controllo sulla situazione generale della regione.

Il complesso monastico di Aričavank fu edificato a partire dal VII secolo fino al XIII, e viene considerato un gioiello dell’architettura medievale armena, con grande ricchezza di decorazioni e bassorilievi. La guerra tra Armenia e Azerbaigian continua a vari livelli, compreso quello dell’appropriazione dell’eredità culturale.

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