04/04/2020, 08.00
CINA
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La pandemia rafforza la società civile cinese

di Willy Lam

Xi Jinping ha colto l’occasione per colpire la nascente società civile cinese. Il presidente cinese usa la crisi epidemica per favorire i suoi protetti. Intellettuali e attivisti fanno sentire la loro voce. Ogni volta che il Partito-Stato commette un errore, offre ai cinesi l’opportunità di emanciparsi.

Hong Kong (AsiaNews) – “Se il regime avesse raccontato la verità sull’epidemia di coronavirus, in Cina ci sarebbero state molte meno vittime”. È il pensiero di tanti esponenti della società civile cinese. Xi Jinping ha approfittato della pandemia per favorire le carriere di alcuni suoi protetti e colpire il dissenso. Gli intellettuali alzano la voce. Xu Zhangrun: “Tutti sono uguali davanti alla pandemia”. Wang Yu: “L’improvvisa morte di Li Wenliang ha fatto capire a molti in Cina che questo regime teme le persone che dicono la verità”. Il dissenso resiste agli attacchi del Partito-Stato. L’analisi del giornalista e politologo Willy Lam. Per gentile concessione della Jamestown Foundation (traduzione a cura di AsiaNews).

 

Introduzione

Secondo i dati forniti dalle autorità di Pechino, la pandemia polmonare ha raggiunto il picco all’inizio di marzo. Il 10 marzo, il giorno dopo l’unica visita ispettiva del presidente Xi Jinping a Wuhan (Hubei), le statistiche ufficiali indicavano che nella città epicentro dell’epidemia erano apparsi solo otto nuovi casi – 15 in tutta la Cina. Sempre secondo il governo, dal 25 febbraio i contagi importati dall’estero hanno iniziato a superare quelli all’interno del Paese (Oms, 26 febbraio). Almeno da questa prospettiva, sembra che Xi abbia recuperato in qualche misura autorità e prestigio.

Tuttavia, intellettuali, giornalisti, “informatori” e altri membri della società civile hanno insistito sul fatto che se Xi fosse stato più sincero sin dalle fasi iniziali dell’epidemia – e se strutture e attrezzature mediche adeguate fossero state trasportate nell’Hubei in tempi più rapidi – il numero dei casi in Cina sarebbe stato inferiore ai circa 80mila registrati; e le vittime molto meno delle 3199 riportate il 15 marzo (Economic Times, 15 marzo; Straits Times, 12 marzo).

Mentre molte parti della Cina sono sottoposte a legge  marziale, Xi ha colto l’occasione per colpire la nascente società civile cinese. Un folto gruppo di intellettuali ha rischiato la propria sicurezza personale per elogiare Li Wenliang. Il medico di Wuhan è stato tra i primi a mettere in guardia le autorità dai pericoli dell’infezione polmonare; il 6 febbraio, Li è caduto vittima del Covid-19 (Radio French International, 20 febbraio; BBC Chinese Service, 7 febbraio). Sono scomparsi intellettuali come il famoso professore di legge Xu Zhangrun, dell'università Qinghua, e l’esperto costituzionale, e avvocato per i diritti umani, Xu Zhiyong (Chinese PEN, 20 febbraio; Radio Free Asia, 19 febbraio).

Anche le riunioni di istituzioni della società civile, come le chiese legalmente riconosciute e quelle sotterranee, sono state soppresse per la quarantena (Christian Times (HK), 20 marzo). L’apparato poliziesco statale ha anche approfittato del coprifuoco per comminare una condanna di 10 anni a Gui Minhai, il libraio di Hong Kong che nel 2015 era stato arrestato in Thailandia per aver pubblicato una serie di libri ritenuti imbarazzanti dall’aristocrazia “rossa” del Partito comunista cinese (Pcc). Mentre Gui non ha nulla a che fare con la pandemia, la sua pesante condanna sembra un avvertimento agli intellettuali che osano criticare il trattamento riservato dal Partito ai sostenitori della libertà di espressione (HKEJ.com, 25 febbraio; Apple Daily, 25 febbraio).

Xi Jinping usa la crisi per favorire i suoi protetti

I pionieri della nascente società civile cinese si sono anche concentrati sul fatto che Xi ha approfittato della pandemia per favorire le carriere di alcuni funzionari che in passato hanno lavorato con lui nel Zhejiang e nel Fujian – Xi è stato un funzionario di grado medio-alto nel Fujian dal 1985 al 2002, e segretario del Partito nel Zhejiang dal 2002 al 2007. Diversi protetti di Xi sono stati promossi durante la lotta contro la pandemia.

Il sindaco di Shanghai, Ying Yong, è diventato segretario del Partito nell’Hubei – il grado di segretario del Pcc è superiore a quello di governatore o sindaco. Allo stesso modo, Wang Zhonglin, ex segretario del Partito a Jinan (capitale del Shandong), è stato promosso segretario del Partito a Wuhan (China Brief, 28 febbraio).

La crisi epidemica ha fatto le fortune di altri due alti papaveri del Partito: il vice premier Sun Chunlan e il segretario generale della Commissione politico-legale centrale Chen Yixin. Sun è a capo del Gruppo di istruzione centrale per la gestione della pandemia di Hubei, e Chen è il suo vice. Anche un certo numero di quadri vicini a Xi che provengono dalle province costiere e centrali, e che hanno ricevuto incarichi temporanei per affrontare l’epidemia nell’Hubei, sono visti come stelle nascenti (Ming Pao, 13 marzo; Apple Daily, 7 marzo; HK01, 22 febbraio).

Numerosi intellettuali e “cittadini-giornalisti” hanno criticato il modo in cui alti funzionari come Xi e il vice-premier Sun hanno cercato di guadagnare capitale politico durante il loro tour di Wuhan. Solo il 10 marzo, quando la situazione sanitaria nella capitale dell’Hubei si è stabilizzata, Xi ha visitato la città. Molto è stato detto del fatto che le autorità avevano schierato migliaia di agenti della Polizia armata del popolo e di quella municipale per “proteggere” il presidente. Nel suo giro, Xi ha sempre mantenuto una distanza di sicurezza dagli operatori sanitari e dai normali residenti di Wuhan che avrebbe dovuto incoraggiare e rallegrare (Apple Daily, 14 marzo; Radio Free Asia, 10 marzo).

Il 5 marzo, mentre Sun visitava il distretto di Qingshan tenendosi a distanza dalla popolazione locale, alcune dozzine di persone che vivevano nei piani più alti del quartiere hanno gridato: “Falso, falso! È tutto falso!”. In apparenza, queste persone si riferivano alle promesse fatte da Sun, secondo cui cibo e altri beni essenziali sarebbero stati messi a disposizione di ogni famiglia a Wuhan (BBC Chinese Service, 6 marzo; Radio Free Asia, 5 marzo).

La società civile fa sentire la sua voce

In apparenza, la società civile cinese – intellettuali, avvocati per i diritti umani e fedeli cattolici sotterranei – è repressa con mezzi draconiani. Tuttavia, tanti attivisti coraggiosi hanno sfidato la censura e l’oppressione per far sentire la loro voce. Xu Zhangrun e una dozzina di altri intellettuali hanno fatto circolare sul web un appello: “La libertà di espressione inizia oggi”. Oltre a chiedere un trattamento adeguato per le vittime della pandemia, i firmatari hanno invocato l’istituzione di un giorno commemorativo di Li Wenliang, e di una Giornata nazionale per la libertà di espressione. In un articolo intitolato “Un popolo arrabbiato non ha più paura”, il professor Xu ha accusato Xi di farsi pubblicità attraverso il suo stretto controllo della lotta alla pandemia. “Il presidente – scrive Xu – non ha vergogna perché le sue parole e ciò che è nel suo cuore non corrispondono” (HKCNEWS, 20 febbraio).

Un fondatore dell’influente New Citizen Movement, l’attivista Xu Zhiyong, ha semplicemente chiesto a Xi di “farsi da parte. Prima della sua scomparsa, il 15 febbraio, Xu  Zhiyong ha criticato la leadership in un articolo: “Nei loro cuori non ci sono concetti di giusto e sbagliato; nessuna coscienza; nessuna linea di fondo e nessuna natura umana” (VOA Chinese Service, 8 marzo; Radio French International, 23 febbraio).

Wang Yu, nota attivista per i diritti umani, ha detto ai giornali stranieri che “un regime autoritario è sostenuto da due cose: leggi e violenza”. Ha inoltre affermato che “l’improvvisa morte di Li Wenliang ha fatto capire a molti che questo regime teme le persone che dicono la verità”. Secondo Wang, le autorità sono colpevoli di aver nascosto la pandemia, e anche la morte di Li ha aspetti poco chiari (Apple Daily, 6 marzo; DW, 13 febbraio).

L’attacco più spietato a Xi è venuto dalla penna di Ren Zhiqiang, il noto miliardario a capo di una grande compagnia, che è anche membro del Partito. In un articolo del 23 febbraio, che si ritiene sia stato scritto da lui, Ren non cita mai Xi, ma definisce un alto funzionario del Pcc “un pagliaccio che continua a credersi imperatore nonostante il fatto che sia rimasto senza vestiti”. Di Ren non si hanno più notizie dal 12 marzo; numerosi suoi amici stanno cercando di capire dove si possa trovare. L’articolo ha avuto una vasta diffusione nei social media prima di essere improvvisamente rimosso. In esso si sottolinea che i vertici del Pcc hanno dovuto affrontare una “crisi di governance”, e che la censura dei media ha ritardato il salvataggio delle vittime del virus (SCMP, 15 marzo; Reuters, 15 marzo ; Radio French International, 11 marzo).

Perché ciò che alcuni intellettuali chiamano “emancipazione della società civile” ha avuto una tale risonanza tra la gente? Come ha evidenziato Xu Zhangrun, tutti sono uguali davanti alla pandemia. Nascondere i fatti renderà l’infezione polmonare solo più mortale, sia in Cina sia all’estero. Alcuni “netizen” cinesi hanno indossato mascherine protettive con la scritta “libertà di espressione”. Poi si sono scattati delle foto che hanno pubblicato su diversi siti web in Cina, Hong Kong e all’estero (The Initium, 25 febbraio; Apple Daily, 7 febbraio).

Conclusioni

Ogni volta che il Partito-Stato commette un errore, offre alla società civile l’opportunità di emanciparsi. Ricordate il terremoto del 2008 a Wenchuan (Sichuan)? Le statistiche ufficiali parlavano di 69227 morti e 17923 scomparsi; quelle non ufficiali di 300mila vittime. Inoltre, le autorità non hanno mai affrontato la questione delle centinaia di strutture malandate chiamate “edifici tofu” (BBC Chinese, 10 maggio 2018; New York Times Chinese Edition, 10 maggio 2018).

Non per niente, il 2008 è considerato “l’anno inaugurale della società civile” (BBC Chinese Service, 7 maggio 2018; China.com.cn, 20 maggio 2008). Questo è stato quando intellettuali come Ai Weiwei e Tan Zuoren hanno fatto indagini sulle strutture pericolanti nel Sichuan, rischiando di essere picchiati dalla polizia. Altri hanno perso il lavoro e le libertà cercando di compilare un elenco completo degli studenti della scuola primaria e secondaria che sono morti nella tragedia. I contributi volontari alle vittime del terremoto di Wenchuan ammontano a circa 60 miliardi di yuan (Radio French International, 12 maggio 2018; The Initium, 12 maggio 2018).

Nel corso della crisi epidemica, centinaia di informatori e altri pionieri della società civile hanno subito un trattamento brutale da parte dell’apparato di sicurezza del regime. Oltre a imporre misure di censura draconiana, le autorità hanno arrestato centinaia di professionisti, medici, giornalisti indipendenti e “giornalisti-cittadini” per aver detto la verità sul web. Nonostante ciò, le loro voci non sono state messe a tacere e il loro sacrificio e il loro coraggio attestano il continuo e crescente sviluppo della società civile Cina.

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